Grazie al Fondo Nazionale Innovazione si inizia a parlare di uno Stato che punta sulle tecnologie e sulle energie giovani del paese; uno Stato che crede nell’innovazione tecnologica come un potente strumento per generare lavoro qualificato in modo da poter creare e distribuire nuova ricchezza. Senza questi elementi nessun paese può crescere e competere in modo stabile e duraturo.
Parliamo di uno Stato che sostiene un’innovazione tecnologica accessibile a tutti. L’Italia potrebbe diventare Leader Europeo nell’economia della conoscenza. Il suo obiettivo sarà quello di puntare sulle eccellenze per dare il suo contributo alle grandi sfide globali attraverso il
Stiamo parlando di uno strumento finanziario che agisce come leva strategica per perseguire, con maggiore efficacia, l’obiettivo di promozione degli interventi nel capitale di rischio e per garantire un’ adeguata sinergia con gli strumenti già in essere.
Il suddetto Fondo avrà dotazione iniziale di circa un miliardo di euro (stimato come garanzia dello Stato, di cui ora da decreto 310 milioni di euro) gestito da Cassa Depositi e Prestiti, come indicato dalla Legge di Bilancio 2019.
Il percorso per l’avvio del fondo si è concluso lunedì 5 agosto, con la cessione da parte di Invitalia “di una partecipazione pari al 70% del capitale sociale detenuto nella società di gestione del risparmio Invitalia Ventures SGR”, spiega una nota ufficiale del Mise.
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ToggleDi cosa si occuperà il Fondo Nazionale Innovazione?
Il Fondo Nazionale Innovazione si occuperà di investimenti strategici in una logica di mercato di lungo periodo orientata alla crescita.
Grazie ad esso sarà possibile investire in fondi di venture capital (apporto di capitale di rischio da parte di un investitore per finanziare l’avvio o la crescita di un’attività in settori ad elevato potenziale di sviluppo).
Questa si può definire una boccata d’ossigeno per l’intera economia, visti i venti di stagnazione che soffiano sul Paese, appena certificati dall’Istat, seppur in via provvisoria.
Nel secondo trimestre del 2019, infatti, è continuata la fase di sostanziale stagnazione dell’economia italiana che prosegue ormai dal secondo trimestre dello scorso anno.
Dopo il lievissimo calo registrato nella seconda metà del 2018 e l’altrettanto marginale recupero del primo trimestre, osserva l’Istat, il Pil ha segnato nel secondo 2019 una variazione congiunturale nulla.
Quali sono le società su cui dovrà investire il Fondo Nazionale Innovazione?
L’intento è quello di investire, sotto qualunque forma, esclusivamente nel capitale di rischio di Pmi innovative e con elevato potenziale di sviluppo non quotate in mercati regolamentati.
Queste Pmi devono trovarsi nella fase di sperimentazione (seed financing), di costituzione (start-up financing), di avvio dell’attività (early-stage financing) o di sviluppo del prodotto (expansion, scale up financing).
Insomma devono riguardare tutta quella galassia in cui operano giovanissimi talenti, in modo sperimentale e non ancora strutturato, che hanno un estremo bisogno di trovare qualche investitore disposto a finanziare un’idea o un’innovazione.
Nello specifico questi sono i settori strategici:
- Intelligenza artificiale;
- Blockchain and healtcare agritech;
- Foodtech, fintech, made in italy;
- New materials space green tech;
- Social innovation.
Il regolamento per le società che gestiscono i fondi
Le società che si candidano a gestire i Fondi per il venture capital, preventivamente autorizzate dalla Banca d’Italia, dovranno redigere un apposito regolamento di gestione da trasmettere al Mise per la preventiva approvazione.
Prima della sottoscrizione da parte del Mise delle quote del rispettivo fondo, il Ministero dovrà valutare entro 15 giorni dalla trasmissione del regolamento la conformità dello stesso alla previsione contenuta nel decreto stesso.
In caso di valutazione positiva il Mise comunicherà alla società di gestione la propria approvazione del regolamento del fondo. Questo ai fini della sottoscrizione da parte del Ministero delle quote del Fondo che investe in Fondi per il venture capital. Solo allora si potrà dare avvio alle operazioni di finanziamento.
Restituzione delle risorse dopo la liquidazione del fondo
Entro 30 giorni dalla data di liquidazione di ciascun fondo che investe in Fondi per il venture capital, la relativa società di gestione dovrà restituire al Mise, in qualità di quotista, l’attivo eventualmente derivante dalla liquidazione del medesimo fondo. Questo in base alla ripartizione tra i partecipanti e la società di gestione dei proventi e del risultato finale della gestione del fondo derivante dallo smobilizzo degli investimenti del fondo stesso.
Nella legge di Bilancio sono state previste molte novità per il venture capital:
- il 15% dei dividendi delle aziende partecipate dello Stato sarà investito in venture capital (già su Bilanci 2018);
- il 3,5% della raccolta dei piani individuali di risparmio, sarà destinato al venture capital;
- investimenti agevolati degli enti previdenziali e fondi pensione che cresceranno dal 5% al 10% degli attivi patrimoniali a condizione che il 5% sia investito in fondi di venture capital.
L’impatto stimato di queste misure è di un miliardo di euro. Nella Legge di Bilancio 2019 sono stati previsti fondi ad hoc per la sperimentazione nelle tecnologie emergenti, intelligenza artificiale, blockchain e internet of things.
Fondo Nazionale Innovazione: quali saranno le nuove frontiere?
Nei prossimi tre anni verranno stanziati ben 45 milioni di euro. Inoltre le PMI potranno dotarsi di un Innovation Manager e il MISE erogherà un Voucher da 40 mila euro.
Misure per l’ecosistema
- Definizione dei Business Angel: investitori informali che offrono capitale e conoscenze a quelle start up che hanno buone prospettive di sviluppo. Gli investitori informali, a differenza di quelli formali (come gli istituti di credito), investono direttamente nella startup e non si limitano a fornire il capitale.
- Detraibilità che va dal 30% al 40% per chi investe in Start Up e PMI innovative.
- Detraibilità che arriva al 50% se si acquisisce per intero, una start up attraverso una exit.
Sono tante le misure messe in campo, ma per recuperare il ritardo si punterà su tre ulteriori interventi:
- Le società di investimento semplice che serviranno ad azzerare la burocrazia per operazioni fino a 25 milioni di euro.
- L’accesso universale delle Start Up al Procurement della Pubblica Amministrazione: lo Stato sarà il primo cliente di chi fa innovazione.
- Misure per favorire il Tech Transfer e la Ricerca applicata: dal laboratorio al mercato.
L’impatto atteso del fondo nazionale innovazione
L’impatto complessivo del Fondo sul sistema dell’innovazione italiano sarà decisivo? Riusciranno le entrate dello Stato a crescere?
Con il decreto che dà il via formale al Fondo Nazionale Innovazione si completa il quadro dei quattro provvedimenti attuativi più rilevanti, contenuti in legge di Bilancio.
Questi provvediementi riguardano gli investimenti in startup/pmi innovative: Fondo Nazionale Innovazione, sgravi fiscali al 40%, voucher relativo all’innovation manager e Società di Investimento Semplice. È un passo decisivo e concreto perché anche l’Italia diventi, grazie alle condizioni normative, finanziarie e industriali, una Smart Nation.
Oggi l’insieme degli occupati in ambito startup e Pmi innovative è stimato in almeno 50.000 persone. L’obiettivo del Governo è quello di raddoppiare o addirittura triplicare questo numero in tempi brevi a patto che si riesca ad intercettare quei giovani talenti specializzati nel settore dell’innovazione.
Gli stessi che, spesso e volentieri, sono costretti a trovare sbocchi all’estero. Adesso potranno finalmente trovare, anche nel nostro Paese, quelle condizioni di opportunità che meritano.
Con la speranza che l’Italia, nei prossimi mesi, esca dalle secche della stagnazione, vedremo quale sarà stato l’impatto del Fondo e il suo contributo alla crescita economica. Il Mise, infatti, su richiesta del Cipe, potrebbe essere chiamato a riferire annualmente sull’allocazione delle risorse in favore delle diverse iniziative e sull’attuazione degli interventi.
A conti fatti, tra un anno, si scoprirà se i piani e i progetti avranno funzionato. Se le iniziative che il Fondo sarà riuscito a promuovere saranno andate a buon fine e se si sarà imboccata, finalmente, la strada dello sviluppo giusto e sostenibile.
L’unica percorribile per puntare sulle potenzialità di risveglio del nostro Paese.
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