La Missione 1 del Recovery Plan appartiene ad una delle 6 macro aree in cui è stato suddiviso il Piano. Per questa Missione sono stati stanziati 40,7 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 8,5 miliardi dal Fondo Complementare.
All’interno della missione 1 i settori maggiormente coinvolti sono Digitalizzazione Innovazione Competitività e cultura.
Digitalizzazione e Innovazione sono settori dove le aziende cercano di essere sempre al passo con i tempi. Questo perché hanno così la possibilità di essere sempre competitive e differenzianti.
Ecco uno dei motivi per cui lo Stato vuole finanziare ed incentivare questi settori. Proprio per permettere alle aziende di crescere sempre di più e rilanciare il loro business specialmente dopo questo periodo di incertezza.
Ma facciamo un passo indietro cos’è la digitalizzazione e quanto è importante per le aziende?
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ToggleCos’è la digitalizzazione?
Quando si parla di digitalizzazione o trasformazione digitale ci si riferisce al cambiamento delle attività produttive e manageriali, che vengono “riconvertite” associandovi la tecnologia digitale.
Se volessimo utilizzare la definizione usata da George Westerman, una delle massime autorità in campo di innovazione digitale, potremmo riassumere la digitalizzazione come
“l’uso della tecnologia per migliorare radicalmente il rendimento di un’azienda”.
La diffusione delle nuove tecnologie non riguarda soltanto i mercati e l’economia in senso stretto (anche se si esprime in maniera eloquente con il cambiamento radicale nei comportamenti dei consumatori). Anche a livello interno aziendale si assiste a dei cambiamenti significativi. Pensiamo ad esempio alla dematerializzazione dei documenti e alla quasi totale scomparsa della carta stampata.
Missione 1: la Digitalizzazione e l’Italia
Nel nostro Paese, però, l’atteggiamento delle PMI verso la digitalizzazione non è sempre di apertura verso l’innovazione.
In Italia le realtà che sono riuscite a digitalizzarsi sono infatti ben poche, a causa dell’imperante atteggiamento conservatore e riluttante nei confronti dell’introduzione di nuove tecnologie.
La gravità della situazione si è resa ben evidente durante la crisi del Covid-19, quando il 48% dei consumatori ha incrementato gli acquisti online, come messo in luce da uno studio finanziato da Facebook, Ocse e World Bank.
Però è stato evidenziato che la maggior parte delle PMI non è stata capace di far fronte alle richieste e al bisogno di acquisti tramite web dei proprio consumatori.
Di conseguenza non è riuscita a reggere il confronto con chi, con lungimiranza, aveva già apportato i dovuti cambiamenti per stare al passo coi tempi.
Tra l’altro, specialmente in questo periodo, la presenza sui social media ha giocato un ruolo fondamentale nella vita delle PMI italiane e internazionali. Aziende sono riuscite a sopravvivere grazie agli introiti derivanti dal marketing digitale.
Non è quindi un caso che, come confermato ulteriormente dalla ricerca finanziata da Facebook, una PMI italiana su 6 ha chiuso i battenti dopo la pandemia.
Le imprese che sono invece riuscite a fronteggiare la crisi sono proprio quelle che hanno saputo sfruttare le opportunità date dal digitale.
La crisi economica attuale non è la causa della chiusura di queste aziende. Ha piuttosto messo in luce una triste realtà, precipitata a causa della situazione economica globale, ma che col tempo avrebbe fatto comunque il suo corso.
L’Italia non è ancora del tutto consapevole della potenza della rivoluzione in atto. Ovviamente esistono anche PMI italiane che hanno compreso che il digitale rappresenta una vera e propria necessità per via del fatto che le abitudini del consumatore sono totalmente cambiate.
La pandemia è stata l’occasione per mettere in evidenza questa diffusa tendenza
Tre ottimi motivi per investire nel digitale
Una prima motivazione valida per investire nella digital transformation della propria azienda riguarda la volontà di essere competitivi.
Le aziende che non investono nella digitalizzazione non riescono a stare al passo con quelle realtà che, invece, hanno deciso di investire risorse nella trasformazione digitale.
Grazie alla presenza sul web, ben presto non esisteranno più confini locali alle nostre attività. Una PMI operante in un territorio ristretto potrebbe potenzialmente raggiungere acquirenti in ogni parte del globo.
Si aprono dunque infinite possibilità che rendono conveniente investire sulla digitalizzazione.
Una seconda motivazione del passaggio al digital riguarda l’ottimizzazione delle risorse aziendali. Le aziende che non possiedono gestionali aziendali si trovano a dover far fronte a sprechi di tempo e risorse preziose.
Un software gestionale consente infatti l’automatizzazione di alcuni processi aziendali.
Questo consente di rendere velocissime e semplici attività che, se svolte in maniera tradizionale, impiegherebbero l’utilizzo di tempi e risorse ben più ingenti e, alla lunga, costosi.
L’utilizzo di un gestionale aziendale permette inoltre di:
- immagazzinare una enorme quantità di dati che, se dovessero essere salvati in documenti cartacei, occuperebbero molto spazio
- analizzare dati in tempi molto brevi
- creare report periodici in maniera rapida
- lavorare sul software da remoto
Gestire un’azienda senza un gestionale aziendale è quasi impossibile, pena l’insuccesso dell’azienda stessa nell’immediato futuro.
Una terza motivazione, strettamente legata alle prime due, riguarda il riuscire a stare al passo coi tempi.
Quelle aziende che decidono di non investire oggi nel digitale, si troveranno domani a ridurre le loro possibilità di una conversione tecnologica in futuro.
La perdita di competitività diviene eccessiva e si traduce della perdita di clienti, di fatturato e, infine, nel fallimento.
Ecco perché nella Missione 1 del Recovery Plan, parte degli investimenti sono a favore delle aziende che si vogliono digitalizzare e rilanciare la loro attività.
La Missione 1 e l’importanza del digitale
Partiamo dal fatto che la digitalizzazione assume un ruolo di importanza strategica. Rappresenta circa il 20% degli investimenti totali. In questa percentuale troviamo anche temi di innovazione, competitività e cultura.
L’aspetto più importante che emerge dal Recovery Plan e che coinvolge tutto il mondo delle Tech Company. Il piano si sviluppa intorno a 3 assi strategici condivisi a livello europeo, vale a dire digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, inclusione sociale.
Il peso del digitale
La rivoluzione digitale rappresenta un’enorme occasione per aumentare la produttività, l’innovazione e l’occupazione. Una grande opportunità per garantire un accesso più ampio all’istruzione e alla cultura e colmare i divari territoriali.
Il progetto faro che ispira quanto contenuto nel PNRR è il 2030 Digital Compass, la “bussola per il digitale” stabilita dalla UE. Un progetto che fissa come obiettivo il raggiungimento di una connettività a 1 Gbps per tutti e la piena copertura 5G delle aree popolate.
Con le progettualità indicate nel PNRR, il nostro Paese si impegna ad accelerare i tempi, raggiungendo gli obiettivi nel 2026 e realizzando concretamente una Gigabit society.
Questo grazie anche un percorso di semplificazione dei processi autorizzativi che riconosce le infrastrutture per la cablatura in fibra ottica e per la copertura 5G come strategiche. In questo modo se ne velocizza la diffusione sul territorio.
IL PNRR fa esplicito riferimento alla necessaria trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione (PA) attraverso l’adozione di una strategia cloud first che passa o da una nuova infrastruttura cloud nazionale, il “Polo Strategico Nazionale”, PSN, oppure da un cloud “pubblico” sicuro.
Missione 1: Digitalizzazione e focus su Competenze e sistema produttivo
Ci sarà un focus sulla creazione di competenze, nel quadro di una più ampia Strategia Nazionale per le Competenze Digitali.
Strategia volta a promuovere un diffuso miglioramento delle competenze della forza lavoro esistente e futura su temi digitali e tecnologici.
E sempre la transizione digitale viene vista come la chiave per dare nuovo impulso alla competitività del sistema produttivo.
Il nuovo piano per la Transizione 4.0 rafforza il tasso d’innovazione del tessuto industriale e imprenditoriale del Paese e incentiva gli investimenti in:
- tecnologie all’avanguardia;
- ricerca, sviluppo e innovazione;
- competenze digitali e manageriali.
In particolare, nel settore delle infrastrutture (di trasporto, di distribuzione elettrica, ecc.) le tecnologie digitali rappresentano un nuovo paradigma di qualità ed efficacia nella gestione degli asset.
Come? Attraverso l’applicazione estensiva di sensori grazie ai quali analizzare i parametri chiave delle infrastrutture nel tempo.
Detto questo, vediamo qualche dettaglio in più su due settori nei quali le tecnologie digitali sono chiamate a giocare un ruolo chiave e nel quale potrebbero aprirsi spazi interessanti per le Tech Company che lavorano sui progetti di innovazione.
Il mondo industriale rientra negli obiettivi della Missione 1. Dei 40,73 miliardi della dotazione, alla “Digitalizzazione, Innovazione e Competitività nel Sistema Produttivo”, vale a dire la Componente 2 della Missione, sono destinati 24,30 miliardi.
A questa cifra devono essere aggiunti 5,88 miliardi dei 30,6 del Fondo Complementare, che vanno a integrare il Piano Transizione 4.0, che vale ora 18,45 miliardi di euro.
Per raggiungere l’obiettivo dichiarato, ovvero “promuovere l’innovazione e la digitalizzazione del sistema produttivo” è prevista la realizzazione di un insieme di interventi mirati e complementari atti a rafforzare il tasso di digitalizzazione, innovazione tecnologica e internazionalizzazione.
Quattro sono le linee guida della Componente:
- Favorire la transizione digitale e l’innovazione del sistema produttivo incentivando gli investimenti in tecnologie avanzate, ricerca e innovazione
- Realizzare investimenti per le connessioni ultraveloci in fibra ottica 5G
- Rafforzare la partecipazione allo sviluppo dell’economia dello spazio e i sistemi di osservazione della Terra per il monitoraggio dei territori
- Promuovere lo sviluppo e la competitività delle imprese italiane anche sui mercati internazionali, anche attraverso strumenti finanziari innovativi
Siamo in presenza di una progettualità che rafforza quanto previsto dal Piano Transizione 4.0.
Per promuovere la trasformazione digitale dei processi produttivi e l’investimento in beni immateriali nella fase di ripresa post-pandemica sono previste preveda misure di incentivazione fiscale, estese a una platea più ampia di beneficiari.
Tutto questo nella convinzione che attraverso l’aumento di produttività e la maggiore efficienza aumentano anche la competitività e la sostenibilità delle filiere produttive, con positive ricadute sull’occupazione.
Se le parole missione 1 e digitalizzazione hanno attirato la tua attenzione e ti hanno portato a leggere questo articolo e perché anche tu vuoi sfruttare l’opportunità offerta dal Recovery Plan in merito all’innovazione digitale.
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