Industria 5.0: quali cambiamenti porterà alle aziende?

Industria 5.0 nasce dallo sviluppo a ritmi serrati di tecnologie 4.0 sempre più potenti, in particolare nei settori dell’ICT, AI e robotica.

Settori che stanno portando alla realizzazione di Cyber Physical System (CPS) e dispositivi IoT sempre più potenti.

I protagonisti dell’Industria 5.0 saranno i cobot e le applicazioni Software Intelligenti (bot). I cobot sono robot collaborativi programmati per interagire con gli esseri umani in spazi di lavoro condivisi.

La differenziazione e la personalizzazione del prodotto, infatti, non possono fare a meno della guida della mente umana.

Lo scopo dell’Industry 5.0 è proprio quello di sfruttare le capacità delle macchine per mantenere volumi di produzione molto elevati.

Grazie alla collaborazione con gli umani è possibile rendere la produzione qualitativamente migliore.

È palese l’apporto che Intelligenza Artificiale, oggi adottata principalmente per fattispecie di manutenzione predittiva e remote monitoring degli asset industriali, potrà dare nel percorso verso Industria 5.0.

Differenza tra Industria 4.0 e Industria 5.0 

Possiamo dire che Industry 4.0 è sinonimo di quarta rivoluzione industriale: dopo la prima rivoluzione dei macchinari a vapore di fine ‘700, la seconda dell’energia elettrica e della chimica con la produzione di massa di fine ‘800, la terza dell’informatica e dell’elettronica con l’automazione dagli anni ’70 del XX secolo.

L’industria 4.0 si basa sull’Internet of Things e la comunicazione di dati in tempo reale per una fabbrica ubiqua, fisica e virtuale nello stesso tempo.

Industria 4.0 è quindi un paradigma focalizzato sulle tecnologie abilitanti, su efficienza e produttività.

Industria 5.0, invece, non è tanto una rivoluzione tecnologica quanto culturale. Un paradigma focalizzato sulle persone e sull’ambiente, quindi su qualità della vita e sostenibilità al centro del processo di produzione, con il supporto delle tecnologie dell’industria 4.0.

Alle origini di Industria 5.0 

Il termine compare per la prima volta nel 2015, in un articolo di Michael Rada, pubblicato su LinkedIn.

Nell’articolo si sostiene un ritorno alla centralità dell’ambiente e delle persone nel processo industriale.

Sulla stessa linea appare il concetto di “Society 5.0”, apparso nel 2016 a opera della Keidanren, la più importante federazione imprenditoriale giapponese.

Una società che cerca di bilanciare lo sviluppo economico con la risoluzione dei problemi socio-ambientali, in cui le tecnologie vengono usate non solo per profitto, ma per migliorare la qualità della vita di ogni cittadino.

Ed eccoci al 2018, quando Esben H. Østergaard, co-inventore dei cobot UR, sostiene che l’industria 5.0 è “il ritorno del tocco umano nella produzione”.

L’industria 4.0, infatti, rischia di sprecare la creatività, il problem solving e la capacità critica proprie dell’essere umano per lavori da robot, mancando così l’opportunità di realizzare la personalizzazione di massa. Non è più il framework adatto per raggiungere gli obiettivi che l’Ue si è preposta per il 2030.

I cobot, la chiave collaborativa dell’industria 5.0

Tra le tecnologie abilitanti l’industria 4.0, un ruolo importante è rivestito dall’intelligenza artificiale e dalla robotica collaborativa.

Stiamo parlando di tecnologie in grado di ridisegnare i paradigmi di produzione in diversi settori. Di modificare il rapporto tra macchina e uomo così come è stato inteso tradizionalmente.

I cobot sono una leva per un’industria che si avvia verso la fase 5.0 della propria evoluzione, con notevoli cambiamenti sulla società e nuovi scenari di applicazione di tali innovazioni.

Che cos’è la robotica collaborativa?

Con “robotica collaborativa” ci si riferisce a quei sistemi robotici di nuova generazione che sono in grado di interagire fisicamente in sicurezza con l’uomo.

Di condividerne lo spazio, non rimanendo pertanto più confinati in una “gabbia” che separa lo spazio dell’uomo da quello del robot.

Un vero e proprio cambiamento che apre la strada ad una modalità diversa di impiego della robotica in ambito industriale e non solo.

Nell’interazione fisica uomo-robot (PhHRI ovvero Physical Human-Robot Interaction) gli aspetti della percezione dell’ambiente e la previsione dell’intenzione umana rappresentano un requisito fondamentale che deve possedere il robot collaborativo per poter coesistere e collaborare in sicurezza con l’uomo.

In questo modo si viene a costituire un binomio uomo-robot che operando insieme beneficiano mutuamente dell’azione coordinata di entrambi.

Il robot è in grado di sollevare l’uomo dalle operazioni gravose con un rischio biomeccanico elevato. Ad esempio il trasferimento e la manipolazione di carichi elevati. e l’esecuzione di mansioni ripetitive ed usuranti.

D’altro canto il robot può beneficiare delle abilità individuali dell’uomo, in grado di prevedere e risolvere situazioni imprecise. Può inoltre adattarsi alla flessibilità e alla variabilità dei compiti (Pieskä and Kaarela 2018).

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Quali sono i vantaggi di Industria 5.0? 

I vantaggi a lungo termine dell’adozione di Industry 5.0 si allineano ai suoi valori fondamentali.

Ad esempio, una migliore attrazione e conservazione dei talenti, maggiori risparmi energetici e una maggiore resilienza generale. I seguenti vantaggi contribuiscono a migliorare la competitività e la pertinenza adattandosi con successo a un mondo in evoluzione e a nuovi mercati.

Attrazione e fidelizzazione dei talenti

Ogni anno diventa più difficile per le aziende attrarre e trattenere quel tipo di forza lavoro qualificata e talentuosa di cui hanno bisogno per competere.

Quando i lavoratori sono semplicemente operatori di macchine, viene loro negata la sfida e l’input creativo che guida la realizzazione umana.

I principi e le tecnologie dell’industria 5.0 forniscono un ambiente di lavoro più progressivo e interessante, che può contribuire a migliorare la soddisfazione e la fedeltà dei dipendenti.

Umanocentricità

Significa: prima le persone. L’Industria 5.0 mette gli esseri umani al centro dei processi di produzione; la tecnologia viene utilizzata a servizio della qualità della vita dei cittadini e dei lavoratori, e non viceversa.

Ne consegue un approccio più attento a diritti fondamentali come privacy, autonomia, dignità umana.

Un’altra conseguenza porta l’azienda a guidare e formare il lavoratore, grazie alla tecnologia, rispetto alle sue necessità, anziché farlo adattare alle esigenze della tecnologia. La domanda di Industria 5.0 allora diventa: cosa la tecnologia può fare per noi?

Sostenibilità

L’Industria 5.0 è per sua natura sostenibile. Garantisce i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere quelli delle generazioni future.

Riutilizza e ricicla le risorse naturali, o comunque ne evita l’esaurimento; ottimizza il consumo energetico e le emissioni, sviluppa processi circolari che riducono l’impatto ambientale delle proprie attività.

Una riduzione che può avvenire grazie all’utilizzo di apposite tecnologie per ogni fase del ciclo di vita del prodotto/servizio, a partire dalla simulazione fino all’ottimizzazione della supply chain.

Nel mondo imprenditoriale di oggi, le pratiche sostenibili non sono più un’opzione ma un’aspettativa degli stakeholder. Ciò vale in particolare per le industrie ad alta intensità di risorse e di energia.

Un’impresa lungimirante, che tenga conto della sostenibilità, sarà più attraente per i potenziali investitori, i dipendenti e i consumatori. L’adozione delle pratiche dell’Industria 5.0 promuoverà i risultati economici delle industrie garantendo nel contempo la sostenibilità ambientale. 

Resilienza

L’industria 5.0 è resiliente: ovvero, è capace di reagire ai cambiamenti improvvisi, anche traumatici, senza riportare conseguenze permanenti.

La capacità di reagire ai cambiamenti dirompenti, come le guerre commerciali, le pandemie e gli impatti del clima, è diventata una componente essenziale per la gestione di un’impresa.

Le tecnologie di settore 5.0 svolgono un ruolo importante nello sviluppo dell’agilità e della resilienza industriali, attraverso la raccolta di dati, l’analisi automatizzata dei rischi e una maggiore sicurezza. 

È un’industria che ha sviluppato un alto grado di robustezza nella produzione, che garantisce alti livelli di continuità operativa e disaster recovery.

Un’industria che ha una capacità produttiva adattabile e processi commerciali flessibili, in grado di garantire prodotti e servizi anche in caso di eventi straordinari, come pandemie, catastrofi naturali, cambiamenti geopolitici.

Industria 5.0 e metaverso

Grazie anche all’introduzione del metaverso le aziende potranno creare ambienti virtuali che rappresentano fedelmente le reali condizioni in cui dovranno operare le risorse umane. Questo accelera i tempi di formazione e migliora anche la sicurezza delle persone in caso di condizioni ambientali rischiose.

Un discorso simile vale per le macchine: avere la possibilità di attuare una simulazione del comportamento di una macchina attraverso il digital twin, ad esempio, consente alle imprese di velocizzare la messa a punto ed evitare problemi imprevisti alla messa in produzione.

La realtà virtuale può essere utilizzata anche per eseguire gli interventi di manutenzione. Il Metaverso offre la possibilità di operare a distanza senza lo spostamento fisico dell’esperto; come avviene nella chirurgia in remoto, ad esempio.

Altra possibilità viene dal poter collaborare con altri soggetti alla progettazione e produzione, senza subire limiti fisici.

Un’azienda manifatturiera, ad esempio, potrà utilizzare servizi di terzi per la progettazione del manufatto per poi produrlo là dove serve tramite la stampa industriale 3D.

Conclusioni

Industria 5.0 influenzerà ben presto anche il mondo del lavoro, creando nuove posizioni lavorative, migliori e più specializzate. L’impiego delle intelligenze artificiali nell’industria è infatti volto a favorire i lavoratori, non a sostituirli.

Ciò che si prevede è una ridefinizione delle attività umane in un contesto di integrazione stretta tra uomo e robot, che porterà a una produzione più performante e per certi versi “più leggera” per il lavoratore.

La dimensione collaborativa alla base della prossima rivoluzione, infatti, porterà a un ridimensionamento dei carichi di lavoro, liberando i lavoratori dalle mansioni più pesanti e faticose.

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