Innovazione e internazionalizzazione: le chiavi del futuro

Innovazione e internazionalizzazione: il sostegno pubblico a favore delle imprese  è, in un periodo di continua crescita e innovazione, di particolare importanza.

I programmi volti a finanziare attività di ricerca e sviluppo possono abbassare l’ostacolo che la scarsa disponibilità di credito bancario crea sugli investimenti in innovazione.

I processi di internazionalizzazione delle imprese invece troverebbero nei mercati esteri quell’apporto alla domanda aggregata nazionale che gli italiani non riusciranno a fornire nel breve periodo.

In questo modo la ripresa potrà consolidarsi.

È cruciale, dunque, che i fondi stanziati per le attività di innovazione e internazionalizzazione vengano indirizzati alle imprese che hanno reali potenzialità di crescita.

Soprattutto in quei settori dove il gap tra competitività potenziale e competitività effettiva è più ampio; dove, insomma, i margini di crescita prospettici sono maggiori.

Innovazione e internazionalizzazione: le chiavi del successo

Ricerca e internazionalizzazione si confermano tra le caratteristiche fondamentali delle imprese di successo. Crescita e diversi segnali di dinamismo sono per lo più associati a esse.

Le imprese di maggiori dimensioni sono, secondo le attese, quelle con maggiori prestazioni e robustezza. Tuttavia, anche le imprese meno grandi e persino le micro imprese presentano un interessante vitalità in aree tipicamente considerate precluse all’impresa minore.

Ebbene si proprio nell’internazionalizzazione e nella ricerca e innovazione.

I fenomeni più avanzati e significativi si esprimono nel sistema italiano quasi sempre a partire dalla soglia dimensionale di 50 addetti, molto al di sotto di quanto comunemente si creda.

In determinati settori e territori la soglia scende ulteriormente fino ai 15-25 addetti. Le micro-unità non sono del tutto escluse da tali processi. Le reti di impresa sembrano avere un ruolo quasi alternativo all’internazionalizzazione.

Le reti locali e non locali sono più diffuse tra le aziende che non internazionalizzano o al più esportano, con la rilevante eccezione dell’Emilia Romagna.

Ciò è di particolare rilievo e merita ulteriori approfondimenti anche in un’ottica di evoluzione del sistema. Ma quali sono gli strumenti che permettono alle aziende di stare al passo con i tempi e lanciarsi nei mercati esteri?

Internazionalizzazione

L’internazionalizzazione delle imprese sembra rappresentare una delle chiavi del successo sui mercati mondiali. Dopo aver superato la tradizionale interpretazione che attribuiva all’impresa multinazionale una strategia finalizzata principalmente allo sfruttamento all’estero di asset produttivi precedentemente maturati e definiti, ci si è soffermati sull’analisi di comportamenti più articolati.

Questi comportamenti vedono l’impresa svolgere anche all’estero attività di ricerca di nuovi e diversi vantaggi competitivi.

Ci si sposta, cioè, a teorizzare strategie di asset seeking , attività finalizzata alla ricerca di risorse, attraverso le quali le imprese operano su diversi fronti.

Questo serve per migliorare le proprie tecnologie, acquisire nuove conoscenze e sfruttare le economie esterne che si vengono a realizzare nei mercati internazionali e nelle diverse localizzazioni scelte. L’impresa multinazionale viene vista come un agente in grado di creare interconnessioni.

Come? Sfruttando reti formali e informali, tra sistemi economici dispersi geograficamente.

L’eterogeneità delle imprese, e delle conseguenti forme di internazionalizzazione potenzialmente implementabili, riflettono i vantaggi competitivi strutturali presenti a vari livelli.

Vantaggi presenti sia nel contesto delle imprese (o gruppi di imprese) che nei sistemi economici di origine e di destinazione nei quali le stesse imprese scelgono di operare.

Tutte le attività internazionali, soprattutto quelle dedicate alla produzione, devono essere analizzate come comportamenti fortemente differenziati.

Quando parliamo di impresa multinazionale ci riferiamo all’impresa che ha attività di partecipazioni all’estero (equity) finalizzate al reperimento di fattori produttivi a basso costo. Parliamo anche della ricerca di nuovi mercati e di nuove frontiere di efficienza.

Impresa multinazionale è anche colei che è coinvolta in processi di asset seeking e svolge attività che vanno dalle joint venture produttive e tecnologiche alle collaborazioni nel campo scientifico e della ricerca o di altra natura.

Innovazione e Ricerca

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Alcune tra le principali critiche al modello di sviluppo italiano hanno coinvolto la modesta attitudine del sistema nei confronti di attività strutturate di Ricerca e Sviluppo.

Al ridotto impegno nel campo della R&S sono imputate le specializzazioni produttive nazionali sui mercati mondiali.

In particolare nei settori con scarsa dinamica della domanda e forte concorrenza dei paesi emergenti.

Influisce a tutto questo anche una crescita non elevata della produttività complessiva.

Sono stati utilizzati, per rappresentare la peculiare situazione italiana in materia di ricerca ed innovazione, la specializzazione produttiva, la struttura del sistema industriale e il suo livello di internazionalizzazione.

Le interpretazioni non sono sempre in grado di spiegare performance dell’industria italiana che, per alcuni segmenti importanti del tessuto produttivo, sono state caratterizzate da risultati significativamente positivi.

La competitività del sistema industriale permane e consente spesso, buone performance di vendita, anche a fronte di probabili riorganizzazioni produttive su scala internazionale.

Sembra esistere una difficoltà seria di misurazione. La cosa certa è che l’attività di ricerca e innovazione costituisce uno degli assi portanti della crescita.

Ciò vale nelle indicazioni della teoria, nelle verifiche empiriche e nelle indicazioni di policy provenienti dall’Unione Europea, dai governi nazionali e da tutti i governi regionali.

La questione, tuttavia, diviene quella di identificare nel dettaglio caratteristiche e aspetti di rilievo, nonché sottoporre a qualche approfondimento empirico tesi molto diverse tra loro.

Tesi che non sempre riescono a giustificare il comportamento di realtà così composite e articolate come quelle delle imprese italiane.

L’altro grande aspetto da analizzare è quello della propensione all’innovazione delle imprese. Il sistema innovativo italiano, a fronte di scarse risorse impiegate nella ricerca, produce una quantità di innovazioni, sia di processo che di prodotto, in percentuali abbastanza marcate.

Percentuali non dissimili dai paesi europei nostri concorrenti, sebbene sussistano notevoli differenze sia a livello dimensionale, ma ancora di più a livello settoriale.

Queste tendenze sono fortemente caratterizzate dai settori e dalle tipologie di beni prodotti (intermedi o finali).

Innovazione e internazionalizzazione:  le aziende italiane vogliono crescere e le percentuali ne sono la prova

Quali sono le attività che meglio rappresentano la volontà di crescita delle imprese tra le informazioni raccolte?

Naturalmente la realizzazione di investimenti e di impegni nel campo della ricerca e dell’innovazione.

Questo prospetta un quadro che conferma i due punti più volte citati. Stiamo parlando del  ruolo delle grandi imprese, ma anche un dinamismo di poco inferiore già per categorie di imprese comprese tra i 16 e i 99 addetti.

L’aspetto che rappresenta un punto di interesse, è che sin dalle classi dimensionali minori esiste una componente dinamica non marginale.

Anche a livello di microimprese la percentuale di imprese che si caratterizza per investimenti e attività innovativa è intorno al 10%, con un raddoppio della percentuale già a partire dai 10 addetti.

Le attività di R&S assumono un carattere molto più diffuso a partire dalla classe dimensionale 50- 99 addetti (38,2% del totale).

È solo nelle imprese di grandi dimensioni che tale attività si estende alla maggioranza delle imprese (51,7%).

Con riferimento all’introduzione di innovazioni si rileva un dinamismo accentuato per tutte le dimensioni, con valori più contenuti per le micro attività.

Nel dettaglio, hanno introdotto innovazioni il 48% circa delle imprese con 5-15 addetti.

Il 60% circa di quelle con 16-99 addetti e il 70% delle imprese di dimensioni maggiori. Il fenomeno è particolarmente frequente con riferimento alle innovazioni radicali dei prodotti realizzati.

Al di là della dimensione quantitativa del fenomeno, è di grande utilità cogliere il ruolo strategico delle imprese che svolgono attività di ricerca e sviluppo d’iniziativa.

Innovazione e Internazionalizzazione: strumenti determinanti per la crescita di un’azienda

È possibile, quindi, che l’innovazione sia un fattore determinante (missione aziendale) o comunque un elemento caratterizzante della filosofia aziendale innovativa.

Questo perchè porta a sfruttare l’evoluzione tecnologica necessaria all’interno di una strategia “difensiva”.

I risultati registrati ci dicono che all’interno della “pattuglia” delle imprese innovatrici quasi la metà ritiene comunque centrali le attività di ricerca e sviluppo.

È  la missione aziendale per il 23,5%, mentre è finalizzata alla realizzazione di prodotti innovativi per il 24,7%.

Il 18,8% si adegua alle trasformazioni che si succedono nel proprio settore. L’11,6% invece utilizza la spesa in R&S per consolidare le proprie quote di mercato.

Da questo articolo ne scaturisce che le imprese innovative sono anche le più internazionalizzate e viceversa.

Definire le strategie di business è molto importante sia per una PMI che decide di esportare (senza averlo mai fatto prima) sia per un impresa che già esporta.

Infatti l’agire per tentativi, senza effettuare una vera analisi di punti di forza e debolezza dell’impresa e dell’ambiente competitivo attuale e futuro può portare a degli insuccessi.

È necessario un salto di qualità nei processi di business: presidio dei mercati, analisi delle informazioni, elaborazione di scenari futuri alternativi e dei relativi piani strategici.
Le sedi estere e/o i Partner esteri, agendo come antenne sul territorio, sono fonti di informazioni che generano innovazione e/o anticorpi per crisi di mercato.

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