L’analisi degli investimenti: come farla e come ottimizzarla

L’analisi degli investimenti nell’ottica della sostenibilità strategica e finanziaria rappresenta un’attività fondamentale nei processi di sviluppo delle imprese coinvolgendo l’azione imprenditoriale, il management, le banche e gli investitori in generale.

Molte volte abbiamo verificato che gli imprenditori fanno investimenti senza considerare alcuni aspetti fondamentali, come per esempio:

  • i flussi di cassa assorbiti e generati dall’iniziativa;
  • i tempi di recupero dell’investimento;
  • il non prendere in considerazione il costo del capitale.

Questo significa che l’imprenditore non si sofferma ad analizzare  alcuni aspetti che sono essenziali sia per una corretta gestione dell’azienda sia per il calcolo del rendimento dell’investimento che si vuole realizzare.

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Sono proprio gli investimenti e il loro rendimento del resto che “garantiscono” la prosecuzione delle attività aziendali. 

Pensa solo al  fatto che se le aziende che operano per esempio nel campo della telefonia, non avessero mai fatto investimenti in Ricerca & Sviluppo, oggi non potremmo utilizzare  i cellulari con touch screen.

Del resto i risultati degli investimenti delle aziende sono sotto gli occhi di tutti, in ogni prodotto o servizio che ci circonda.

Ogni investimento per grande o piccolo che sia, è suddiviso in due step molto importanti:
  • il primo è quello  in cui l’imprenditore deve tirare fuori “dalle tasche” i soldi per fare l’investimento;
  • lo step successivo è quello in cui l’imprenditore si “riprende” i soldi che ha investito attraverso le vendite.

Ecco perchè quando si valuta e si fa l’analisi di un investimento lo si fa  per flussi di cassa.

Ciò vuol dire semplicemente che l’imprenditore investe oggi in moneta (USCITA MONETARIA) per ottenere moneta domani (ENTRATA MONETARIA).

Ma come deve essere fatta l’analisi degli investimenti?

Partiamo da un presupposto. Quando devi fare l’analisi degli investimenti, alla parola “investimento” deve (o, quantomeno, dovrebbe) essere sempre associata la parola “rendimento“.

Questo accade per via della definizione stessa di “investimento”. 

Sono proprio gli investimenti e i loro rendimenti che “garantiscono” la prosecuzione delle attività aziendali.

È grazie agli investimenti fatti in Ricerca e Sviluppo se oggi abbiamo il livello di tecnologia che abbiamo.

Per fare l’analisi degli investimenti come deve essere fatta occorre confrontare le USCITE MONETARIE con le ENTRATE MONETARIE.

In tal modo, si hanno i FLUSSI DI CASSA NETTI.

 Per fare l’analisi degli investimenti bisogna verificare il flusso di cassa netto. Se l’uscita monetaria dell’anno è superiore all’entrata, naturalmente si avrà un flusso di cassa netto negativo.

Se ci fossero state maggiori entrate monetarie rispetto alle uscite ci sarebbe stato un flusso di cassa netto positivo. 

Non è sempre possibile come visto sopra avere un flusso di cassa positivo ma è possibile gestirlo come indicatore.

Anche perché sappiamo bene che la cassa non mente mai.

Cash flow e analisi  un indicatore importante per la salute finanziaria della tua azienda

Il cash flow o “flusso di cassa” è un importante indicatore che ti consente di valutare la capacità finanziaria e la redditività della tua impresa e mostra se le risorse disponibili sono sufficienti per autofinanziare la tua attività aziendale.

Vi sono diverse modalità e diversi livelli di approfondimento per arrivare all’effettiva variazione di cassa.

Partendo dall’analisi del conto economico, si potrebbe pensare che l’utile netto coincida con la cassa.

In realtà, nella determinazione dell’utile incidono delle voci di carattere non monetario che effettivamente non generano un’uscita di liquidità dall’azienda.

Basti pensare all’acquisto di un macchinario, in cui il pagamento avviene normalmente per intero nell’anno di acquisto, ma troviamo dei riflessi di questa operazione per diversi anni in conto economico, sotto la forma degli ammortamenti, che non rappresentano un’uscita di cassa (che è avvenuta tutta nell’anno di acquisto), ma un allineamento contabile.

Quindi per calcolare un primo indicatore di cash flow, che seppur nella sua semplicità ti dà un’indicazione sulla liquidità generata (o meno) dalla tua attività economica, si può partire dall’utile netto, a cui aggiungere tutti i costi che non danno luogo a effettivi esborsi monetari (ammortamenti, quota di Tfr, accantonamenti a riserve ordinarie e straordinarie, etc.).

Si arriva così a capire che se il valore del cash flow è positivo.

Significa che hai generato liquidità con la tua attività economica durante l’anno, mentre se negativo segnala che la gestione ha consumato maggiori risorse di quante ne siano entrate.

Il valore appena calcolato però non coincide con le disponibilità liquide effettive, in quanto abbiamo preso in considerazione solo quanto è registrato nel Conto Economico.

Per esempio, se abbiamo emesso una fattura a fine anno e vi sono delle dilazioni di pagamento, non avremo un incasso immediato.

Quindi, tempi e dilazioni di incasso e pagamento, investimenti, come finanzi la tua impresa, sono tutti fattori che incideranno sulla tua liquidità disponibile a fine anno.

Ecco perché è importante avere uno strumento che metta in relazione sia le voci di Conto Economico sia di Stato Patrimoniale

Uno strumento che renda più chiaro dove si genera e dove viene assorbita la liquidità aziendale: il rendiconto finanziario.

Il rendiconto finanziario ha lo scopo di presentare le variazioni dei flussi finanziari (entrate e uscite di disponibilità liquide e mezzi equivalenti) avvenute nel corso dell’esercizio, distinguendo tali flussi a seconda che derivino dall’attività operativa, di investimento e finanziaria. 

Questo strumento ti consente di ottenere:

• informazioni particolarmente complete sulla struttura finanziaria dell’impresa (compresa la sua liquidità e solvibilità). Infatti, in alcuni casi, le informazioni presentate nel rendiconto finanziario non sono ricavabili (o immediatamente ricavabili) dallo Stato Patrimoniale, dal Conto Economico o dalla Nota Integrativa;

• informazioni aggiuntive che permettano di chiarire, da un punto di vista finanziario, le variazioni intervenute in alcune voci dello Stato Patrimoniale;

• indicazioni significative circa l’ammontare, tempistica e incertezza dei futuri flussi finanziari.

Ebbene si ho aperto questa parentesi nello spiegare questo indice perché come avrai capito sopra è un elemento fondamentale per l’analisi degli investimenti, ma andiamo avanti, lo sapevi che un indice molto importante è anche il fattore tempo?

L’analisi degli investimenti: il fattore “tempo”

Non è un caso che poco fa ho tirato fuori la parola “tempo” poiché essa è strettamente legata alle parole “investimento” e “rendimento”.

Infatti, ogni imprenditore, prima di investire i suoi soldi in una qualsiasi nuova attività, dovrebbe porsi una domanda fondamentale: quanto tempo impiego per riprendere i soldi che ho investito in questa iniziativa?

Si tratta di una domanda di banale buon senso e anche di senso economico-finanziario.

Porsi una domanda del genere può essere cruciale per evitare guai in futuro. Infatti, questa domanda mette in evidenza una cosa importantissima: l’elemento “tempo”.

 Il “tempo”, nella finanza d’impresa, ha una rilevanza cruciale in qualsiasi decisione di investimento. È diverso sapere che i soldi investiti “rientreranno” in tre/quattro anni, oppure in dieci, sei d’accordo con me?

Ma perché, quando si tratta di fare l’analisi degli investimenti, ci mettiamo di mezzo il tempo e gli diamo tutta questa importanza?

È molto semplice: per sapere se un investimento è “buono”oppure no (cioè se conviene effettuarlo oppure no) è necessario sapere quanto valgono “oggi” i flussi di soldi che questo stesso investimento produrrà in futuro.

Ma i soldi che saranno prodotti in futuro devono essere riportati ad un valore presente (cioè ad “oggi”).

Per fare questa valutazione l’analisi degli investimenti ci dice che possiamo “attualizzare” quei soldi futuri ad oggi, tramite il tasso di attualizzazione. 

Se, invece, voglio sapere quanto varrà in futuro una somma che ho disponibile oggi, devo utilizzare il tasso di capitalizzazione.

L’analisi degli investimenti e le due fasi di vita

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la vita di un qualsiasi investimento si può dividere in due fasi.

La prima si chiama “fase di impianto“, ed è quella in cui i flussi  monetari sono negativi a causa delle risorse monetarie che sono state immesse nella nuova idea.

Questa è la fase in cui, in pratica, l’imprenditore tira fuori i soldi dalle tasche senza avere ancora dei “ritorni” economici.

Poi c’è la seconda fase, conosciuta come “fase di esercizio“. Questa fase, normalmente, coincide con il periodo in cui l’iniziativa inizia a produrre dei profitti. In questa fase l’imprenditore inizia piano piano a “riprendersi” i soldi che ha investito nella sua iniziativa economica.

Ovviamente, l’inizio della fase di esercizio è caratterizzata da flussi insufficienti al recupero integrale dell’investimento realizzato.

Solo con il passare del tempo questi flussi positivi iniziano ad aumentare fino al punto in cui si ottiene una specie di “pareggio”.

Il “pareggio” è la fase in cui l’imprenditore ha recuperato i soldi che ha messo inizialmente nell’iniziativa, senza guadagnare.

Dopo il “pareggio” possiamo parlare finalmente di “rendimento dell’investimento“

Il rendimento è proprio il guadagno effettivo derivante dall’operazione di allocazione delle risorse monetarie.

Dal punto di vista tecnico questo rendimento viene solitamente indicato con l’acronimo ROI (Return On Investment).

Questo ti dovrebbe far capire perché è fondamentale fare l’analisi degli investimenti prima di tirare fuori i soldi! Quindi, un qualsiasi progetto relativo ad una nuova iniziativa dovrebbe essere analizzato da due punti di vista.

Il primo relativo all’analisi degli investimenti è un aspetto che riguarda la fattibilità economica dell’iniziativa.

Questa serve per verificare se il rapporto tra i soldi che sono stati messi nell’iniziativa e i soldi che la stessa iniziativa ha prodotto è a saldo positivo.

Serve,in pratica, per capire se l’investimento ha dato un rendimento oppure no.

Il secondo punto di vista da cui osservare un progetto di investimento riguarda la fattibilità finanziaria. 

Questa, invece, riguarda la possibilità di potere finanziare una determinata idea di business.

Queste valutazioni devono essere effettuate sia che nel caso di azienda in start up che in caso di investimenti per ammodernamenti di strutture già operative. 

La prassi professionale mette a disposizione alcuni metodi per calcolare la convenienza economia e finanziaria di un investimento.

Con quali metodi può essere fatta l’analisi degli investimenti? Metodi semplici e metodi complessi

Analisi degli investimenti: metodi semplici

I metodi più semplici (e anche meno affidabili) per effettuare l’analisi degli investimenti sono:

1) TASSO DI REDDITIVITÀ MEDIA CONTABILE. È un metodo basato su un concetto molto semplice.

Dato un progetto di investimento, si tratta di calcolare la redditività media incrementale che viene prodotta nel corso dei periodi considerati.

Si ottiene un indicatore che deve essere interpretato in base alla congruità dei risultati ottenuti.

Solitamente, la redditività media degli investimenti è considerata un buon parametro di valutazione e un valido supporto decisionale.

2) PERIODO DI RECUPERO (o PAYBACK PERIOD). 

Questo metodo, conosciuto anche come “periodo di pareggio finanziario” e risponde alla domanda che abbiamo visto sopra: “quanto tempo ci metterò a riprendere i miei soldi?”.

Questo metodo si basa sul numero di anni che bisogna attendere affinché i flussi finanziari positivi dell’investimento compensino le uscite sostenute.

Solitamente questo metodo per fare l’analisi degli investimenti viene utilizzato insieme ad altri per avere un quadro più ampio della redditività e della rischiosità di un investimento.

Metodi complessi

I metodi più complessi (e anche più attendibili) che vengono utilizzati nella prassi professionale per fare l’analisi degli investimenti sono i seguenti:

1)RISULTATO ECONOMICO ATTUALIZZATO (R.E.A.) o VALORE ATTUALE NETTO (V.A.N.).  

Si tratta del metodo di valutazione degli investimenti probabilmente più utilizzato nella prassi. Si basa sul concetto di valore attuale di cui è stato detto sopra.

E’ il metodo che consente di calcolare nel modo migliore l’ammontare di ricchezza incrementale generata da un progetto. 

In pratica il V.A.N. di un progetto è la somma algebrica di tutti i flussi di cassa futuri generati dal progetto, che vengono attualizzati.

Se il Valore Attuale Netto (VAN) dei flussi di soldi futuri è maggiore dell’esborso di soldi che si è avuto all’inizio, allora il progetto è valido.

Chiaramente, più è alta la differenza (positiva) tra valore dell’investimento (-250.000) e il valore attualizzato dei flussi futuri, meglio è.

2) IL TASSO INTERNO DI RENDIMENTO (o T.I.R.): questo metodo di calcolo è basato anch’esso sulla sommatoria dei flussi attualizzati, la quel deve essere posta uguale a zero.

È un indicatore della redditività finanziaria di un investimento e serve per confrontare operazioni definite su periodi di scadenza temporale diversi.

Quanto più alto è il TIR di progetti alternativi, tanto più si dovrebbe implementare il progetto con TIR maggiore.

Spero che questo articolo ti sia servito per chiarire eventuali dubbi su cosa sia o come si fa un’analisi d’investimento per un azienda.

Nel caso tu voglia approfondire l’argomento o vuoi essere supportato in questa fase importante da un team di esperti di settore ti consiglio di compilare il form qui sotto e prenotare la tua consulenza gratuita.

Alzarating dispone tra i suoi prodotti anche l’analisi d’investimento e potrai affidarti ad uno dei nostri professionisti per capire come funziona e come utilizzare al meglio questo prodotto.

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