Il Lean Canvas, progettato da Ash Maurya, è un modello di business plan a pagina singola che ti aiuta a scomporre la tua idea nei suoi presupposti di base per renderla più leggibile e facilmente modificabile.
Nasce per sviluppare, comprendere e fare chiarezza sulla propria idea per una startup prendendo in considerazione l’approccio Lean Startup.
Creare una startup in modo snello significa lavorare sul problema/soluzione, poi sul prodotto/mercato ed infine sulla scalabilità. Tutto questo tramite la validazione dell’idea e l’ottimizzazione dei processi aziendali.
Si adatta al Business Model Canvas e sostituisce i business plan con un documento conciso e portatile in una sola pagina.
Il Business Model Canvas applica i metodi e le tecniche utilizzati da Skype e Apple per raggiungere il successo dei prodotti sul mercato.
Il Lean Canvas è più incentrato sugli obiettivi e si integra in modo efficace sia nelle piccole che nelle grandi aziende. Si concentra nell’affrontare i problemi e le soluzioni di una clientela estesa e attraverso un’Unica Proposta di Valore, consegna tale valore ai propri clienti target.
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ToggleQuali sono le differenze tra Business Model e Lean Canvas?
Il Business Model Canvas nasce per risolvere il problema dei business plan che si aggiornano continuamente non appena si trovano nelle fasi iniziali di sviluppo.
Quindi, si può dire che si sviluppa per le aziende che avevano una presenza fisica nel mercato per facilitare la pianificazione e la corretta esecuzione delle fasi successive.
Tuttavia, quando le startup che non avevano una presenza fisica legittima utilizzavano il Business Model Canvas, non erano in grado di riempire tutte le “caselle” e il modello rimaneva parzialmente incompleto.
Il Lean Canvas utilizza la stessa tecnica a 9 blocchi, tranne per il fatto che i blocchi vengono rinominati per adattarsi perfettamente alle esigenze di una startup di tipo Lean. È sempre incentrato sull’imprenditore ed è ugualmente utile per ogni persona coinvolta nell’introduzione sul mercato del nuovo prodotto o idea.
A differenza del Business Model Canvas, ha un orientamento alla soluzione dei problemi per eliminare ciò che non è necessario nel Business Plan.
Il Lean Canvas ha avuto molto successo tra le startup, poiché spesso non hanno prodotti già realizzati per testare la domanda sul mercato, non presta molta attenzione ai segmenti di clientela.
Spesso questa caratteristica si interpreta come il suo più grande svantaggio.
Lean Canvas: un business plan “dinamico”
L’obiettivo principale del modello Lean Canvas è evitare di creare prodotti che nessuno vuole usare. Un problema che capita con frequenza imbarazzante, ad esempio, nell’ambito del product design.
Qualcosa che a prima vista sembra essere attraente o brillante, può trasformarsi in un prodotto completamente inutile per i potenziali clienti.
Un Lean Canvas è ideato con l’intento di essere un documento vivo che cambia con regolarità.
Si basa su una continua sperimentazione e innovazione e funziona piuttosto bene in situazioni di estrema incertezza. Invece di indagare se un prodotto può essere o meno creato, si preoccupa di capire se un prodotto dovrebbe essere creato o no.
Com’è strutturato?
Il Lean Canvas è composto da nove blocchi, proprio come il Business Model Canvas. Però il nuovo strumento prevede la sostituzione di quattro dei nove blocchi.
Perché questa scelta? Perché c’era bisogno di trovare risposte a domande che il Business Model Canvas da solo non prende in analisi.
Proprio come ci conferma lo stesso sviluppatore del Lean Canvas, la scelta della sostituzione di questi blocchi nasce anche dalla volontà di voler evitare che le informazioni da carpire, per la realizzazione di un business, derivassero da altre fonti di studio come ad esempio il Value Proposition Canvas. L’obiettivo è quello di avere un unico strumento che riesca a dare risposte in maniera rapida e che sia in grado di analizzare in una sola volta le variabili più importanti.
Cosa è stato aggiunto al Lean Canvas rispetto al Business Model Canvas e cosa invece è stato tolto?
Elementi aggiunti
Il problema e la soluzione
La maggior parte delle startup falliscono perché sprecano tempo, denaro e fatica a costruire il prodotto sbagliato.
Tale fallimento è dato dal fatto che c’è una mancata comprensione del problema che si intende risolvere. Molto spesso (e questo è verissimo) chi sta sviluppando un prodotto è troppo innamorato della propria “invenzione” al punto da non capire se l’idea è valida e pronta per il mercato.
Il rischio è quello di creare un qualcosa che le persone non vogliono o non sono pronte ad accettare. Una volta compreso il problema quindi può risultare molto più semplice studiare e trovare soluzioni perché questo è quello che gli utenti cercano (sempre che siano valide).
Le metriche
I dati da tenere in considerazione quando si crea un prodotto sono sempre tanti e si rischia di perdere il focus su quelli davvero essenziali. Il nuovo modello si concentra sulle metriche più importanti, una in particolare, quella che ti permette di avviare e validare il progetto.
Non identificare le giuste metriche può portare alla chiusura dell’avvio di progetto prima del previsto. Come suggerito dallo stesso fondatore del modello, le metriche chiave dovrebbero essere inizialmente incentrate sul valore da trasmettere per poi spostarsi successivamente verso quelle che tengono conto della crescita.
Il vantaggio competitivo
Il vantaggio competitivo (definito in questo caso anche come “sleale” in quanto deve essere un vantaggio che scoraggi la concorrenza) e le barriere all’ingresso sono e devono essere presenti in ogni modello. È raro trovare delle idee di progetto per la creazione di startup con un vero punto di forza non facilmente copiabile. In realtà, durante la creazione e lo sviluppo della propria idea imprenditoriale questo vantaggio è difficile da individuare, ma è proprio questo il bello del modello: spronarti a lavorare continuamente per la ricerca costante dei propri punti di forza.
Al modello originale poi è stata apportata una piccola ma importante modifica ad uno dei nove blocchi. La vecchia Value Proposition infatti ora diventa la Unique Value Proposition.
Cosa significa? Vuol dire che finora abbiamo scritto più proposte di valore da offrire al cliente che hanno si un senso ma non un vero scopo (vi ricordo parole come “veloce” oppure “a basso costo” o il più utilizzato “comodo”). Riusciresti quindi a descrivere il tuo prodotto utilizzando una sola frase per identificare il vero beneficio che può trarre un utente dal tuo prodotto?
Quali sono invece gli elementi che abbiamo tolto?
I nuovi quattro blocchi entrano a far parte del vecchio Business Model Canvas non come aggiunta ma come sostituzione di altri.
Attività chiave
Quelle riportate nel Business Model Canvas sono attività che l’impresa deve svolgere affinché venga percepita dal cliente la proposta di valore. Nel vecchio modello queste erano identificate come produttive di problem solving e di rete. Si elencano sulla base delle categorie indicate come monito per sapere, sempre ed in ogni situazione, quali sono le attività importanti, cosi da evitare di perdere la concentrazione.
Nel nuovo modello questo blocco si sostituisce per un motivo molto semplice: le attività derivano dal riquadro della soluzione dopo che il prodotto è stato testato sul mercato. Questo perché spesso, nel vecchio blocco, si riportavano frasi del tipo “acquisizione clienti” “sviluppo piattaforma” “azioni di marketing” che possiamo considerare al quanto scontate e senza un vero e proprio motivo logico ed infatti, senza una dettagliata motivazione, può non avere senso di esistere.
Risorse Chiave
Le risorse chiave, identificate come fisiche, umane o intellettuali, vengono evidenziate come quelle risorse che permettono di avere il vantaggio competitivo nel tempo. Indicano in sostanza cosa hai di unico che gli altri non hanno ma che solo tu puoi vantare di avere.
Oggi, con l’avvento di internet ottenere un prodotto richiede molte meno risorse, con tutti i sistemi disponibili online è facile crearne uno da inserire sul mercato.
Di conseguenza il blocco preso in esame viene eliminato per dare spazio ad un altro dove in fin dei conti possiamo ritrovare e riportare gran parte del contenuto che avremmo inserito qui, quello del vantaggio competitivo analizzato in precedenza, perché ad esempio il vantaggio potrebbe essere dato da una risorsa rara in possesso.
Relazioni con il cliente
Maurya, l’ideatore del Lean Canvas, crede che non esista una relazione migliore o diversa da quella diretta, a prescindere da ciò che si vuole creare. La vera relazione che si instaura con il cliente deriva o potrebbe derivare da come viene sviluppato il blocco dei canali. Decidendo infatti di utilizzare un canale di vendita come per assurdo potrebbe essere la vendita porta a porta si capisce da subito che il rapporto che si va ad instaurare è di tipo diretto.
Partner chiave
Per far funzionare il proprio business si ha bisogno di partner. Per realizzare, aumentare ed intensificare le potenzialità della propria idea si ha bisogno di “amici” che possano aiutarti ad arrivare prima all’obiettivo desiderato. Questo è quello che il Business Model Canvas ci insegna.
Nel Lean Canvas, a malincuore da parte del suo creatore, questo blocco viene sostituito. I partner infatti possono essere indispensabili è vero ma creare delle partnership quando ancora sei “sconosciuto” può essere una forma di spreco.
L’obiettivo adesso è cercare la validità, perché pensare a collaborazioni? La mancanza iniziale di un partner infatti non stabilisce il rischio dell’intera opera ma può portare ad un calcolo nel blocco dei costi inefficiente.
Non dimentichiamoci i restanti elementi che compongono sia il lean Canvas che il Busines Model Canvas altrettanto importanti.
La Proposta di valore unica: il business plan tradizionale comporta la necessità di scrivere più proposte di valore da offrire al cliente. Il nuovo standard consiste, invece, nell’utilizzare una sola frase per identificare i reali benefici del nuovo prodotto. In modo che tutta l’attenzione sia concentrata su ciò che veramente conta.
I Canali: fondamentale a questo punto è descrivere come si intende catturare l’attenzione del cliente e come si ritiene di poterlo raggiunge. Il consiglio è di concentrare tutte le proprie risorse su un unico canale.
I Segmenti di clientela: a questo punto occorre chiedersi chi sia il proprio cliente ideale. La risposta sta nell’identificare uno specifico problema e nel cercare di risolverlo. Centrando il target è possibile immaginare nella realtà la propria idea di business.
La Struttura dei costi: occorre specificare anche i vari centri di costo tenendo a mente quali sono quelli che incideranno di più sull’impresa.
Flussi di entrate: è l’ultima domanda chiave da rivolgere a se stessi: come guadagnare dall’impresa in embrione? Risolvere questo quesito è essenziale per trasformare un’idea teorica in realtà.
Come si compila un Lean Canvas?
La compilazione del modello ha il suo punto di forza nella semplicità e nell’accessibilità aperta a tutti. Non esiste una regola univoca per la sua compilazione, è possibile interpretarlo a partire dalla propria filosofia. Si può iniziare dal problema, dall’individuazione del segmento di clientela o dalle metriche chiave. Preferendo questo approccio si possono riscontrare diversi vantaggi, tra i quali:
- una startup basata sui clienti con feedback costantemente aggiornati
- sviluppo di tecnologie che rispecchiano la necessità del mercato
- un modello di business chiaro
- test continui
Il Lean Model Canvas è preferibile al Business Model Canvas soprattutto se si è in fase Seed, proprio perché si sofferma sui problemi da risolvere e sulle soluzioni da offrire. Anche la Unique Value Proposition ha una sua centrale importanza, in quanto mira l’elemento differenziante come punto di forza.
Spero di averti chiarito le idee su quanto possa essere utile questo strumento all’interno della tua azienda avendoti elencato le differenze rispetto ad un Business Model Canvas.
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