Transizione Ecologica: cos’è e come inserirla nelle aziende

La transizione ecologica è il passaggio da un sistema di produzione e consumo insostenibile per il pianeta a un sistema in grado di far crescere l’economia, senza distruggere l’ambiente.

Si tratta non solo di riconvertire interi settori industriali, in primis quello energetico, con il passaggio dai combustibili fossili alle rinnovabili.

Transizione ecologica vuol dire trasformare il modo di produrre e distribuire beni (dal cibo al tessile eccetera). Vuol dire portare avanti politiche di conservazione degli habitat naturali.

L’obiettivo è quello di innescare un profondo cambiamento nella popolazione, soprattutto a livello di azioni quotidiane, spingendola verso uno stile di vita più sostenibile.

Pensa a concetti come quello di zero waste o quello di mobilità dolce.

Transizione ecologica significa cercare di modellare l’intero sistema produttivo in maniera tale da ridurre il più possibile l’impatto sul nostro pianeta, senza creare disparità sociali.

Parlare di transizione ecologica sembra la cosa più astratta di questo mondo.

In realtà, si tratta di affrontare questioni legate a vari ambiti di intervento che riguardano la vita di tutti. Le scelte prese adesso determineranno la nostra società e il nostro modo di vivere per i prossimi anni, se non decenni.

Quali sono i 5 punti chiave della transizione ecologica

La transizione ecologica è inoltre uno dei principali ambiti su cui si dovranno concentrare gli investimenti da miliardi di euro previsti dal PNRR.

La procedura di approvazione dei piani nazionali in sede europea prevede peraltro che questi passino le necessarie fasi di consultazione pubblica con le parti interessate della società civile e che le riforme e i progetti, in essi contenuti, vengano sottoposte a valutazioni ambientali di cui non c’è traccia nell’attuale PNRR.

Ecco i 5 punti chiave della Transizione Ecologica

La transizione energetica basata sulle rinnovabili

Per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 fissati dalla Commissione Europea al 2030, a giudizio di Greenpeace comunque insufficienti, bisognerà avere il 70% circa di fonti rinnovabili sulla rete elettrica, ma l’attuale Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) prevede solo il 55%.

Senza un aumento degli investimenti nelle rinnovabili e interventi sulla rete elettrica non sarà possibile raggiungere nemmeno gli obiettivi europei. Obiettivi che, pur se insufficienti, sono un passo avanti rispetto al passato. Le rinnovabili sono bloccate da anni, anche per la pressione delle lobby del gas. C’è urgente bisogno di sbloccare il processo autorizzativo. Non è possibile che un impianto eolico venga autorizzato dopo 8 anni.

Agricoltura ed economia circolare

Anche sul settore agricolo è urgente intervenire con misure migliorative. In questo settore, infatti, servono investimenti per la transizione verso un modello agro ecologico. Questo per ridurre l’uso di pesticidi e prevedere un ulteriore aumento della superficie dedicata all’agricoltura biologica.

È necessario intervenire sul sistema degli allevamenti intensivi per diminuirne emissioni e impatti su salute e ambiente. Questo a cominciare da una chiara riduzione del numero di animali allevati. 

Per l’economia circolare, invece, servono misure urgenti che seguano i principi base indicati dall’Europa. Principi come la prevenzione e la riduzione dei rifiuti prodotti, soprattutto quelli derivanti dalla frazione monouso.

Senza il ricorso a false soluzioni, come l’incenerimento e la generazione di combustibili dalla plastica. Vanno invece messi subito in atto tutti quei provvedimenti che responsabilizzano i produttori, a partire dalla Plastic tax.  

Transizione Ecologica e mobilità a emissioni zero

Il settore dei trasporti è responsabile di circa un quarto delle emissioni di gas serra in Italia, oltre a essere tra le principali fonti di inquinamento atmosferico.

L’attuale PNRR però perde l’occasione per dare una spinta decisiva verso una mobilità a emissioni zero. La mobilità urbana ha un ruolo marginale nel piano, mentre sono proprio le città a produrre la maggior parte delle emissioni. E anche la questione dell’elettrificazione dei trasporti è particolarmente critica. Come si può raggiungere l’obiettivo di sei milioni di veicoli elettrici al 2030 (presente nel PNIEC) senza investimenti sulle infrastrutture di ricarica né piani industriali per indirizzare il mercato verso i veicoli elettrici?

C’è bisogno di investire davvero su mobilità cittadina e regionale e trasporto elettrico, e non su grandi opere ampiamente presenti nel piano.

Stop definitivo alle trivelle

Una prima azione concreta per dimostrare la volontà del governo di andare nella direzione di una vera transizione energetica sarebbe una nuova, definitiva moratoria trivelle. In pratica un divieto permanente a ogni nuova attività di prospezione, ricerca e sfruttamento di gas e petrolio sul territorio nazionale, a terra e in mare.

Lo stop temporaneo a queste attività,  sancito dal primo governo Conte, poi prorogato dall’esecutivo uscente, è infatti scaduto. Dal mese di agosto potrebbero ripartire tutti i progetti tenuti in sospeso negli ultimi due anni. Un’ulteriore proroga non sarebbe una scelta sufficientemente ambiziosa. Non c’è bisogno di trivelle, ma di scelte coraggiose.

Tutela della biodiversità

Nelle proposte progettuali che abbiamo visionato spicca la totale assenza di interventi a tutela della diversità biologica del nostro Paese.

I nostri territori, il nostro mare, devono essere difesi e sono necessari interventi che consentano di ripristinare, come e dove possibile, l’integrità degli ecosistemi. Per quel che concerne la biodiversità terrestre, grande attenzione dev’essere prestata all’opzione dell’uso delle biomasse per uso energetico.

Una raccolta di tipo “industriale” non costituisce una soluzione per l’emergenza climatica, ma piuttosto aggrava il problema: c’è invece bisogno di tutelare e irrobustire il patrimonio forestale del Paese. Per quel che riguarda la biodiversità marina, l’Italia ha assunto pubblicamente l’impegno ambizioso di tutelare il 30% dei suoi mari entro il 2030, un progetto internazionale noto come “30×30”. Greenpeace chiede che questo impegno sia mantenuto e rispettato, con gli investimenti necessari a garantirne la realizzazione.

La transizione ecologica è un processo necessario che non potrà prescindere da giustizia economica e sociale e inclusione. Il costo di questa trasformazione non può ricadere sulle spalle della cittadinanza, ma dovrà essere a carico di chi, anteponendo i propri profitti alla salute delle persone e del Pianeta, ci ha condotto alla crisi climatica e ambientale.

Perché è importante la transizione ecologica nelle aziende?

Il motivo per cui è importante la transizione ecologica per le aziende è dovuto al raggiungimento di un obiettivo del 55% per la riduzione delle emissioni entro il 2030: mentre entro il 2050 vorrebbero emissioni pari a zero.

È una sfida che le aziende si sono ripromesse affinché entro il 2050 si abbiano completamente i risultati desiderati.

Tra l’altro, tutti vogliono, che la transizione ecologica sia la sfida dell’epoca che cambierà il sistema ecologico.

Tra le sfide da seguire troviamo: l’aumento della quota di finanziamenti riguardanti il clima del Recovery fund, i criteri del clima inerenti gli investimenti, la lista delle attività anti-clima da escludere e da non finanziare.

Quali sono gli argomenti importanti dei piani di transizione ecologica?

Gli argomenti più importanti che si devono trattare per questo problema sono tre:

  • portare dal 37% al 50% la quota di investimenti del Recovery and resilience facility;
  • trovare un metodo per riconoscere gli investimenti giusti;
  • fare un elenco delle attività che bisogna.

Qual è il ruolo delle aziende? Il ruolo delle aziende nella sostenibilità ambientale è determinante perché sono loro i portavoce del miglioramento affinché si proceda verso un mondo migliore e che, l’ambiente, sia rispettato in tutto.

Per avere tutto ciò si dovrà far fronte a trovare una strategia giusta per affrontare i rischi ed una competizione che porti a delle opportunità di transizione.

Quali sono le strategie adatte? Le strategie che le aziende devono adottare devono essere a 360° perché, oggi, occorre che la strategia per affrontare e fronteggiare questo problema dev’essere valutato sotto vari aspetti.

Ormai è diventata una sfida e non è più sufficiente rispettare le regole ma bisogna valutare in modo completo tutti i rischi che ne conseguono.

Trattare il problema ecologia in un’ottica di compliance sarà la soluzione più adeguata per comprendere tutti i rischi legati alla transizione ecologica.

Per fare questo, è importante farlo velocemente senza perder tempo affinché si possano trarre tutti i benefici e ridurre i punti critici.

Chi si occupa di sviluppo sostenibile, afferma che si deve tenere in considerazione un piano valido per la ripresa per tutelare l’ecologia e l’ambiente.

Per le aziende, è importante puntare sull’aspetto ecologico, perché sarà il loro “bigliettino da visita” anche nel tempo.

Quindi, affrontando in modo consono il problema della transizione ecologica, si arriverà ad avere anche dei vantaggi.

Quali possono essere i vantaggi che si possono ottenere grazie alla Transizione Ecologica?

Ottieni investimenti e agevolazioni fiscali 

Le imprese possono usufruire di fondi statali e agevolazioni fiscali, atti a sviluppare il proprio business circolare che sostengono la ricerca, lo sviluppo e la sperimentazione di soluzioni innovative per l’utilizzo efficiente e sostenibile delle risorse.

L’obiettivo è quello di promuovere la conversione delle attività produttive verso un modello di business circolare. Un business in cui il valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse è mantenuto quanto più a lungo possibile, e la produzione di rifiuti è ridotta al minimo.

Riduci l’impatto ambientale e guadagna dai tuoi rifiuti 

Secondo il Ministero dell’Ambiente le misure che possono essere adottate, nell’ambito di un business circolare, come la migliore progettazione ecocompatibile, la prevenzione e il riutilizzo dei rifiuti.

Possono generare, in tutta l’UE, risparmi netti per le imprese fino a 604 miliardi di euro, ovvero l’8% del fatturato annuo. Al tempo stesso riducendo le emissioni totali annue di CO2 del 2-4%. 

In generale, attuare misure aggiuntive per aumentare la produttività delle risorse del 30% entro il 2030 potrebbe far salire il PIL quasi dell’1 % e creare oltre 2 milioni di posti di lavoro rispetto a uno scenario economico abituale.

Adottare un modello di business circolare previene la produzione di rifiuti, quindi la tua azienda potrà beneficiare di un risparmio economico derivante dai minori costi di smaltimento e dismissione.

Favorisci lo sviluppo della tua Green Identity 

Il marketing ha un ruolo fondamentale come attività di supporto alla creazione del valore per l’impresa. 

Investire sul marketing per comunicare il proprio operato nell’ambito dell’Economia Circolare vuol dire sviluppare e alimentare la Green Identity della tua azienda o brand.

Quando si parla di Green Identity, inoltre, si fa anche riferimento alla Responsabilità Sociale d’Impresa (CSR).

Questo perché adottare un modello di business circolare coinvolge gli ideali e i valori in cui la tua azienda crede e che comunica ai suoi stakeholder.

Secondo uno studio dell’Università Padova e Legambiente, alcune delle motivazioni che spingono le imprese verso un business circolare sono:

  • etica e Responsabilità Sociale d’Impresa;
  • aumentare il valore del prodotto offerto; 
  • ridurre i costi di produzione;
  • migliorare la competitività; 
  • crescente interesse dei consumatori o clienti ai temi Green e alla sostenibilità ambientale;
  • allinearsi con la normativa esistente/futura;
  • agevolazioni fiscali; 
  • entrare in nuovi mercati.

È inoltre necessario un intervento di comunicazione delle idee e dei benefici che l’Economia Circolare apporta alle comunità locali e all’ambiente.

A questo proposito i social network possono convogliare numerosi consumatori verso nuovi prodotti e servizi circolari, ma anche verso una vera e propria mentalità circolare.

Questi sono i principali punti di forza che potrai adottare e sviluppare se trasformerai il tuo business da lineare a circolare.

La transizione da un tipo di sistema all’altro è un percorso che necessita di uno sforzo sia dal punto di vista degli investimenti sia per quanto riguarda la formazione delle risorse umane.

Infatti è importantissimo che le iniziative nell’ambito della circular economy, vengano comunicate anche agli operatori interni all’azienda, perché saranno proprio loro a trasmettere all’esterno i nuovi valori del tuo business.

Vuoi essere supportato in questo percorso da un team di esperti in materia?

Allora clicca qui e prenota la tua consulenza gratuita! ti guideremo verso una conversione della tua azienda che ti porterà al raggiungimento di un ulteriore vantaggio: quello competitivo sulla concorrenza.

Se hai delle domande o desideri ulteriori informazioni, compila il nostro modulo di contatto.

Questo sito è protetto da reCAPTCHA e si applicano la Privacy Policy di Google e i Terms of Service di Google.