Il flusso di cassa, conosciuto anche con il termine anglosassone cash flow, non è di immediata comprensione.
Molto spesso si tende infatti a confondere il cash flow con l’utile netto, rendendo di fatto impossibile una vera analisi dei flussi di cassa.
Va quindi specificato che con il termine cash flow si indica la differenza tra le entrate e le uscite monetarie, e quindi l’insieme della liquidità che una data azienda possiede in un preciso momento.
Il flusso di cassa è un indicatore dello stato di salute di un’impresa.
Vediamo quali sono i 5 centrali accorgimenti per gestire al meglio questo indicatore oltre, alla liquidità e prevenire eventuali crisi aziendali.
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Toggle1. Flusso di cassa: contabilità e rendiconto finanziario
Per quanto scontato ti posso assicurare che molti imprenditori, troppo impegnati a gestire le attività della loro azienda, trascurano queste parti fondamentali.
La Contabilità serve a tenere sotto controllo i pagamenti ricevuti e quelli insoluti e l’emissione di fatture e il flusso di cassa stesso.
Il rendiconto finanziario ha lo scopo di presentare le variazioni dei flussi finanziari (entrate e uscite di disponibilità liquide e mezzi equivalenti) avvenute nel corso dell’esercizio.
Permette inoltre di distinguere tali flussi a seconda che derivino dall’attività operativa, di investimento e finanziaria.
Questo strumento ti consente inoltre di ottenere:
- informazioni particolarmente complete sulla struttura finanziaria dell’impresa (compresa la sua liquidità e solvibilità). Infatti, in alcuni casi, le informazioni presentate nel rendiconto finanziario non sono ricavabili (o immediatamente ricavabili) dallo Stato Patrimoniale, dal Conto Economico o dalla Nota Integrativa;
- informazioni aggiuntive che permettano di chiarire, da un punto di vista finanziario, le variazioni intervenute in alcune voci dello Stato Patrimoniale;
- indicazioni significative circa l’ammontare, tempistica e incertezza dei futuri flussi finanziari.
2. Flusso di cassa: crediti inesigibili
I crediti inesigibili sono importi dovuti che non possono essere pagati dal debitore. Per un’impresa appena avviata possono costituire un duro colpo. Di conseguenza se non avrai impostato fin da subito una politica aziendale per tutelarti da questo rischio, prima o poi dovrai affrontare questo tipo di situazione.
Si tratta in sostanza di definire una serie di regole da comunicare ai potenziali clienti ancora prima di iniziare un rapporto con loro.
Questo aspetto è fondamentale soprattutto nel caso di una start up. Una volta avviato un rapporto di lavoro, difficilmente potrai cambiare le regole “in corsa”: correresti il rischio di apparire scorretto e passare addirittura dalla parte del torto.
L’importante è agire tempestivamente al primo segnale. Non lasciare che il credito si accumuli e raggiunga importi sempre maggiori, il rischio che diventi inesigibile sarebbe altissimo.
Prevedi una formula standard per inviare una mail di sollecito, un semplice reminder. Nel caso di accordi che prevedano da parte del cliente un pagamento a 60 o 30 giorni, prendi esempio dalla società di assicurazione della tua auto o da tuo provider di servizi internet.
Come puoi constatare loro iniziano a ricordarti la scadenza del pagamento 30 giorni, 15 giorni, una settimana prima.
Se il problema persiste, sii inflessibile e blocca la fornitura di servizi o di prodotti finché non avrai chiarito la situazione con i cliente insolvente.
Se hai qualche sospetto sull’affidabilità di un potenziale cliente, puoi chiedere un deposito cauzionale o un anticipo a inizio lavoro.
Puoi impostare delle tranches di saldo suddivise in vari step, magari in base all’avanzamento dei lavori.
Questo sistema, in verità, può essere applicato a qualunque cliente, non soltanto a quelli a rischio.
3. Flusso di cassa: entrate e uscite sfasate
Se i termini di pagamento dei tuoi clienti non sono allineati a quelli dei tuoi fornitori rischi di incorrere in flussi di cassa negativi destinati inevitabilmente a peggiorare nel tempo.
Ad esempio, se i tuoi clienti ti pagano a 60 giorni, ma i tuoi fornitori devono essere pagati a 30 giorni, potresti dover affrontare questa eventualità.
Come si è già detto, rinegoziare i termini di pagamento con clienti e fornitori a rapporto già avviato può metterti in cattiva luce.
Potrebbe essere una strada percorribile solo in caso di collaborazioni avviate da tempo e consolidate da un rapporto di reciproca fiducia.
In assenza di tali condizioni, puoi proporre una piccola percentuale di sconto in caso di pagamento anticipato o abbreviato.
4. Flusso di cassa: mancato profitto
Va da sé che mancanza di profitto porta a mancanza di liquidità. La quantità di tempo che un’impresa impiega per trovarsi a corto di liquidità dipende da molti fattori.
In ogni caso, nessuna azienda può restare senza risorse per troppo tempo.
Le imprese che possono attingere a riserve di denaro da precedenti profitti o a qualche iniezione finanziaria possono sopravvivere per un po’.
A lungo termine però le perdite avranno il sopravvento.
Se la tua impresa è in perdita, devi capire quali ne sono le cause e affrontarle prima possibile.
Una gestione più accurata delle spese, un adeguamento dei tuoi prezzi o tariffe e una politica di promozione e vendita più incisiva possono aiutarti a migliorare una situazione di questo tipo.
5. Previsione di Cash Flow
Prevedere i flussi di cassa di un’azienda è fondamentale. Se la tua impresa è abbastanza strutturata è un’operazione che può essere condotta internamente, altrimenti puoi rivolgerti ad un team di professionisti esperti del settore.
L’obiettivo è quello di prevedere in quale periodo potrà verificarsi un deficit di liquidità e quando invece un potrebbe esserci un surplus.
Otterrai inoltre un quadro più dettagliato di quanto la tua impresa dovrebbe guadagnare per restare in attivo.
Confrontando la situazione del momento con quella ipotizzata dalla previsione di cash flow, otterrai molti dati interessanti, e in caso di discrepanze potrai prendere le relative contromisure.
Ad esempio, se dovesse risultare che stai spendendo in energia elettrica più di quanto avevi preventivato, puoi controllare i tuoi consumi ed ottimizzarli.
Se la tua bolletta del telefono è troppo alta rispetto alle previsioni di quella voce di spesa, puoi intervenire cercando nuove offerte da altri operatori.
Aggiorna la tua previsione in base alle discrepanze riscontrate e alle soluzioni utilizzate, in modo da renderla sempre più accurata e realistica.
Ricorda che questa pratica costituisce una importante risorsa per aiutarti a prendere decisioni importanti, come tagli delle spese e nuovi investimenti.
Dopo aver visto come gestire al meglio il tuo flusso di cassa direi che è arrivato il momento di vedere come ottimizzarlo.
Come ottimizzare il cash flow aziendale
L’obiettivo di qualunque azienda è quello di avere un cash flow positivo, indice di una crescita della liquidità del business.
In questa situazione l’impresa è infatti in grado di pagare senza problemi i propri dipendenti e i proprio fornitori, di saldare eventuali debiti e di effettuare eventuali investimenti.
Il primo e più importante passo per ottimizzare il flusso di cassa è quello di monitorare costantemente la situazione aziendale, analizzando i principali indicatori di cash flow, così da prevedere tempestivamente eventuali situazioni di pericolo. Indispensabile, dunque, annotare segnali come:
- riduzione delle vendite;
- importanti crediti non riscossi;
- aumento delle giacenze in magazzino;
- investimenti rischiosi.
Per evitare pericolose situazioni di flusso di cassa negativo è di primaria importanza impostare una razionale strategia di pianificazione del cash flow.
Bisogna partire da un periodico calcolo del capitale operativo: come si ottiene? Facendo la differenza tra le attività a breve termine e le passività a breve termine, sottraendo dunque i debiti alla liquidità, alle scorte e ai crediti dell’azienda.
Esistono peraltro delle tecniche consolidate per ottimizzare stabilmente il cash flow aziendale, ovvero:
- individuare e analizzare rischi d’impresa, analizzando preventivamente ogni possibile scenario;
- velocizzare le attività di recupero crediti;
- evitare conti correnti promiscui: per gestire in modo ottimale il cash flow è necessario separare il conto personale da quello aziendale;
- calcolare il tasso di obsolescenza delle eventuali giacenze e liquidarle prima di svalutazioni eccessive;
- individuare i pagamenti da dilazionare nel tempo in base al flusso di cassa e alle condizioni di fornitura;
- porre l’attenzione principalmente sul cash flow anziché sull’utile. In questo modo non ci si farà cogliere di sorpresa e si imparerà a scegliere clienti maggiormente affidabili e puntuali nei pagamenti.
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