Transizione 5.0: quando l’innovazione incontra la sostenibilità

Transizione 5.0. rappresenta un passaggio chiave per l’economia italiana, unendo due importanti aree di cambiamento – la transizione digitale e la transizione ecologica – in un’unica, potente strategia.

Come nasce la Transizione 5.0?

Conosciute anche come “Twin Transitions”, le transizioni digitali e green stanno diventando sempre più interconnesse.

Le aziende possono utilizzare le tecnologie digitali emergenti, come l’Internet of Things (IoT) e l’Intelligenza Artificiale (AI). L’obiettivo è quello di monitorare e ottimizzare i loro processi. Con il potenziale possono ridurre notevolmente i consumi di energia e l’utilizzo di materie prime.

Questi strumenti digitali possono anche aprire la strada a nuovi modelli di business sostenibili, promuovendo l’efficienza e minimizzando gli sprechi.

Il paradigma 5.0 mette al centro dell’attenzione non solo l’efficienza, ma anche la resilienza, la sostenibilità e un approccio umanocentrico all’industria.

Una fabbrica che utilizza i dati per migliorare i processi, ridurre gli sprechi e produrre solo quello che serve è, per definizione, una fabbrica più sostenibile.

Quali sono le sfide della Transizione 5.0?

Le due grandi sfide che attendono l’Italia – la transizione ecologica e quella digitale – sono sul tavolo e pronte ad essere affrontate. Questo grazie alle opportunità offerte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

L’efficacia delle misure di sostegno all’innovazione, come dimostra il successo dei crediti d’imposta, sottolinea come le aziende siano pronte e capaci di sfruttare gli strumenti messi a disposizione dal PNRR.

L’impatto è immediato, con una significativa ricaduta sulla spesa pubblica e sull’economia del Paese. La questione chiave sarà come finanziare questo ambizioso piano di rinnovamento.

Il Governo italiano ha annunciato che intende utilizzare parte dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per estendere il piano Transizione 4.0 al 2023, per poi introdurre il nuovo piano Transizione 5.0 dal 2024.

Un Piano di Transizione 5.0, audace e all’avanguardia, è pronto per lanciare le imprese sulla superstrada dell’innovazione.

Sfruttando un sistema di crediti fiscali, le aziende avranno l’opportunità di trarre il massimo beneficio da:

  • tecnologia;
  • sostenibilità digitale;
  • formazione e strumenti avanzati;

Tutto questo servirà per accelerare il loro sviluppo.

Il programma europeo RePowerEU, finalizzato a supportare la transizione energetica e la decarbonizzazione industriale, potrebbe fornire una parte del finanziamento necessario.

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Transizione 5.0 e programma RePowerEU

RePowerEU, un’audace iniziativa da 300 miliardi di euro, punta a innalzare l’asticella per le energie rinnovabili e a potenziare l’efficienza energetica.

Il piano non mira solo a contrastare la crisi climatica, ma rappresenta anche un passo deciso verso l’indipendenza dai combustibili fossili importati dalla Russia.

Il progetto europeo ha l’obiettivo di eliminare completamente la dipendenza energetica da Mosca entro il 2027, prevedendo una significativa riduzione di due terzi delle importazioni nel breve termine.

Il Piano Europeo per l’energia si basa su tre pilastri fondamentali:

1. Diversificare sia le fonti energetiche rinnovabili che non rinnovabili,

2. Promuovere il risparmio energetico,

3. Spingere con decisione sulla leva della Transizione Verde.

Il Piano RePowerEU getta le sue fondamenta su una serie di misure strategiche volte a potenziare gli investimenti nei settori dell’energia solare, eolica e dell’idrogeno rinnovabile.

L’ambizione è chiara: portare l’obiettivo di produzione di energia da fonti rinnovabili al 2030 dal 40% al 45%.

È nell’ambito di quest’ottica che il Piano Europeo si prefigge l’audace meta di raddoppiare la capacità fotovoltaica, con l’installazione di ben 600 nuovi gigawatt entro il 2030.

Per raggiungere tale traguardo, RePowerEU ha ideato una strategia progressiva che impone l’installazione di pannelli solari su varie tipologie di edifici.

A partire dal 2026, saranno necessari pannelli solari su edifici commerciali e pubblici di nuova costruzione con un’area superiore a 250 metri quadrati. Dal 2027, l’obbligo si estenderà anche agli edifici esistenti della stessa categoria e dal 2029, tutti i nuovi edifici residenziali dovranno rispettare il medesimo requisito.

RePowerEU non fa mistero della sua volontà di rendere il fotovoltaico uno strumento obbligatorio di produzione energetica, un tassello fondamentale nell’indipendenza dalle fonti di energia fossili.

Per agevolare il conseguimento di questi ambiziosi obiettivi, la Commissione Europea esorta gli stati membri a ridurre drasticamente i tempi di autorizzazione per tali progetti, passando dalla media attuale di 6-9 anni a solamente un anno.

Il futuro è qui: Italia in corsa per la Transizione 5.0

La Transizione 5.0 rappresenta una grande opportunità per l’Italia. Se gestita correttamente, potrebbe portare a un’industria più efficiente, resiliente e sostenibile, pronta ad affrontare le sfide del futuro.

Ma la strada verso questo futuro è ancora lunga, e richiederà una pianificazione attenta, investimenti significativi e un impegno condiviso da parte di tutte le parti interessate.

Il Governo dovrà assicurarsi di non sottovalutare l’importanza di sviluppare le competenze necessarie per gestire questa transizione e di coordinare efficacemente le diverse amministrazioni statali.

Ma quali sono gli errori da non commettere?

Gli errori chiave da non commettere sul piano Transizione 5.0

Per avere successo, la Transizione 5.0 dovrà imparare dalle lezioni della fase precedente:

  • evitare annunci senza conseguenti azioni concrete;
  • ritardi nell’attuazione delle misure;
  • la dipendenza esclusiva dai fondi europei;
  • l’assenza di un sistema efficace di monitoraggio e valutazione;
  • andare a ragionare sul breve termine;
  • Abbandonare il meccanismo predefinito delle misure.

Questi sono solo alcuni degli ostacoli che devono essere superati andiamo a vederli nello specifico.

Evitare annunci senza conseguenti azioni concrete

Verso la fine del 2022, il governo ha suggerito che non avrebbe preso misure legislative per prevenire la riduzione del 50% delle aliquote prevista per il 2023.

Questa indicazione ha innescato una vera e propria corsa agli investimenti da parte delle aziende che non volevano perdere l’opportunità di beneficiare delle aliquote più alte valide fino al 31 dicembre.

Di conseguenza, l’inizio del 2023 si è aperto con una “domanda scarica”, in quanto molte aziende avevano anticipato gli investimenti.

Questo fenomeno è stato acuito dalla notizia dell’imminente ripristino delle aliquote del 2023 al livello del 2022, un annuncio che ha ulteriormente rallentato gli investimenti nei primi mesi del 2023.

In poche parole, le aziende in grado di anticipare gli investimenti lo hanno fatto, mentre le altre stanno attendendo.

Il primo passo falso da evitare assolutamente? Continuare a fare annunci senza tradurli rapidamente in azioni concrete.

Questo non solo crea incertezza, ma può anche influire negativamente sull’andamento degli investimenti.

Ritardi nell’attuazione delle misure

Quando si arriva alla fase dell’azione politica e all’approvazione di una legge, è essenziale limitare quanto possibile il rinvio di porzioni della normativa a futuri decreti attuativi.

Gli esempi di misure che non arrivano mai a concretizzarsi, o che impiegano anni invece dei canonici 90 giorni previsti dalla legge, sono purtroppo troppo frequenti.

Questo richiede una governance più attenta e responsabile che sappia rispettare i tempi previsti e favorire un’efficace attuazione delle leggi.

Dipendenza esclusiva dai fondi europei

Senza dubbio, le risorse disponibili grazie al PNRR e a RePowerEU rappresentano un’opportunità imperdibile.

Tuttavia, un Paese che ha ben chiaro ciò di cui il proprio sistema industriale ha bisogno dovrebbe essere pronto a investire anche risorse proprie.

Numerose ricerche hanno dimostrato che gli incentivi non sono un mero beneficio per coloro che ne usufruiscono, ma favoriscono l’aumento della produttività – e, quindi, del PIL – dell’intero sistema nazionale.

In sostanza, incentivi ben progettati non dovrebbero essere visti come un costo sostenuto dallo Stato, ma piuttosto come un investimento a lungo termine nel futuro del Paese.

Assenza di un sistema efficace di monitoraggio e valutazione

Un sistema di monitoraggio e valutazione efficace è cruciale per garantire l’uso corretto degli incentivi e valutare i risultati raggiunti.

Un tale sistema permetterebbe al governo di intervenire tempestivamente con eventuali correzioni e miglioramenti al regime di incentivi, garantendo così un utilizzo ottimale delle risorse.

Attualmente, però, l’approccio basato su dichiarazioni dei redditi e comunicazioni annuali consente di avere una valutazione concreta dell’efficacia dell’incentivo solo a posteriori, quando potrebbe essere troppo tardi per apportare modifiche significative.

 L’implementazione di un sistema di monitoraggio robusto e in tempo reale potrebbe rivoluzionare questo stato di cose, consentendo interventi più rapidi e mirati che potrebbero, a loro volta, portare a una maggiore efficienza e successo degli incentivi. Fonte Innovation post

Andare a ragionare sul breve termine

Siamo entrati in una nuova era della pianificazione degli incentivi per l’innovazione 4.0. Fino ad ora, si è puntato su un orizzonte temporale breve, incentrato prevalentemente sull’incremento immediato della domanda di innovazione tecnologica.

Tuttavia, a metà 2023, abbiamo superato questa fase e ora ci si confronta con una sfida diversa: estendere il beneficio degli incentivi a un numero più vasto di imprese, in particolare le PMI, e supportare quelle aziende che hanno intrapreso il cammino della digital transformation senza ancora sfruttarne completamente i vantaggi.

È evidente che dobbiamo adottare un approccio misto, bilanciando gli incentivi a breve termine con quelli strutturali. Questo richiederà una visione che guardi oltre il presente e identifichi gli strumenti più efficaci per raggiungere i nostri obiettivi a lungo termine.

Abbandonare il meccanismo predefinito delle misure

L’evoluzione dei piani di incentivazione, da Industria 4.0 a Impresa 4.0, e ora a Transizione 4.0, si è storicamente basata sull’adozione di meccanismi automatici, come la maggiorazione degli ammortamenti o i crediti d’imposta, che non richiedevano una specifica domanda o valutazione.

Di recente, tuttavia, si sta riscontrando un rinnovato interesse per gli incentivi selettivi, che direzionano i fondi verso quegli investimenti che raggiungono effettivamente gli obiettivi stabiliti.

Sebbene questo approccio possa sembrare allettante, è importante sottolineare che la sostituzione del sistema automatico con un sistema di selezione e valutazione potrebbe ridurre significativamente il numero di beneficiari.

Ciò rischierebbe di privilegiare solo le entità più strutturate, in grado di navigare la complessità di un bando o, ancora peggio, di un click day.

Conclusioni

Queste sfide richiedono non solo una chiara visione e una gestione efficace delle risorse, ma anche un solido supporto professionale per guidare il percorso.

E qui entra in gioco il nostro team di esperti, pronti a navigare con te attraverso il labirinto di opportunità offerte dal PNRR.

Grazie alla nostra profonda conoscenza del settore e alla nostra esperienza consolidata, possiamo aiutarti a:

  • massimizzare l’uso dei crediti d’imposta;
  • gestire la spesa;
  • stimolare la crescita del tuo business.

Non aspettare oltre per affrontare queste sfide cruciali. Lascia i tuoi dati qui sotto e prenota oggi stesso la tua consulenza gratuita per avviare la tua transizione verso un futuro più sostenibile e digitalizzato.

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