Il Recovery Plan racchiude in un testo di 300 pagine il futuro della Nazione. È un documento più che mai strategico perchè contiene il cosiddetto Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Stiamo parlando del “programma di investimenti che l’Italia deve presentare alla Commissione europea nell’ambito del Next Generation EU per la quale sono stati stanziati 750 miliardi di euro per la ripresa dei 27 Stati UE travolti dalla crisi della pandemia.
Il Recovery Plan comprende inoltre il Fondo complementare da 30,6 miliardi di euro, di gestione nazionale, necessario per completare e rafforzare le riforme del Paese.
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ToggleCosa prevede il PNRR del Recovery Plan?
Il nucleo del Recovery Plan è il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che si compone di 6 missioni:
- Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura
- Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica;
- Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile;
- Istruzione e Ricerca;
- Inclusione e Coesione;
- Salute
In totale, l’Italia spenderà 222,1 miliardi di euro comprensivi dei 195,1 miliardi finanziati da Bruxelles (anche con il Fondo React-EU) e dei 30,6 miliardi di euro provenienti dal Fondo nazionale complementare.
Da sottolineare, che il Governo italiano ha richiesto il massimo disponibile delle risorse europee, divise in 68,9 miliardi di euro in sovvenzioni e 122,6 miliardi di euro in prestiti.
Di seguito le missioni del Recovery Plan con le risorse previste per le aziende italiane sommando Pnrr, React-EU, Fondo complementare.
Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura”
Missione per la quale sono stati stanziati 49,2 miliardi (di cui 40,7 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 8,5 miliardi dal Fondo).
I suoi obiettivi sono quelli di:
- promuovere la trasformazione digitale del Paese;
- sostenere l’innovazione del sistema produttivo;
- investire in due settori chiave per l’Italia, turismo e cultura.
Gli investimenti previsti nel piano assicurano la fornitura di banda ultra-larga e connessioni veloci in tutto il Paese.
In particolare, portano la connettività a 1 Gbps in rete fissa a circa 8,5 milioni di famiglie e a 9mila edifici scolastici che ancora ne sono privi, oltre ad assicurare connettività adeguata ai 12mila punti di erogazione del Servizio Sanitario Nazionale.
Viene avviato anche un Piano Italia 5G per il potenziamento della connettività mobile in aree a fallimento di mercato.
Per turismo e cultura, invece, sono previsti interventi di valorizzazione dei siti storici e di miglioramento delle strutture turistico-ricettive.
Recovery Plan e Rivoluzione verde e transizione ecologica
Missione per la quale sono stati stanziati 68,6 miliardi (di cui 59,3 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 9,3 miliardi dal Fondo).
Gli obiettivi sono quelli di migliorare la sostenibilità e la resilienza del sistema economico e assicurare una transizione ambientale equa e inclusiva.
Entrando nel merito, il recovery plan prevede investimenti e riforme per l’economia circolare e la gestione dei rifiuti. Questo per raggiungere target ambiziosi come il 65% di riciclo dei rifiuti plastici e il 100% di recupero nel settore tessile.
Risorse anche per il rinnovo del trasporto pubblico locale, con l’acquisto di bus a bassa emissione. Risorse per il rinnovo di parte della flotta di treni per il trasporto regionale con mezzi a propulsione alternativa.
Sono previsti corposi incentivi fiscali per incrementare l’efficienza energetica di edifici privati e pubblici.
Le misure consentono la ristrutturazione di circa 50mila edifici l’anno. Senza dimenticare importanti investimenti nelle fonti di energia rinnovabile, nelle infrastrutture idriche (con l’obiettivo di ridurre le perdite nelle reti per l’acqua potabile del 15%), il sostegno alla filiera dell’idrogeno e la riduzione del dissesto idrogeologico.
Istruzione e Ricerca
Stanziati per questa missione 31,9 miliardi di euro (di cui 30,9 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 1 miliardo dal Fondo).
L’obiettivo di tale missione è quello rafforzare il sistema educativo, le competenze digitali e tecnico-scientifiche, la ricerca e il trasferimento tecnologico.
Per farlo, il recovery plan prevede investimenti negli asili nido, nelle scuole materne, nei servizi di educazione e cura per l’infanzia. Si prevede di creare 152mila posti per i bambini fino a 3 anni e 76mila per i bambini tra i 3 e i 6 anni.
Previsto anche il risanamento strutturale degli edifici scolastici, con l’obiettivo di ristrutturare una superficie complessiva di 2,4 milioni di metri quadrati.
In programma anche una riforma dell’orientamento, dei programmi di dottorato e dei corsi di laurea.
Ad esempio attraverso l’aggiornamento della disciplina dei dottorati e un loro aumento di circa 3mila unità.
Sviluppando al contempo l’istruzione professionalizzante e rafforzando la filiera della ricerca e del trasferimento tecnologico.
Inclusione e coesione
Stanziati 22,4 miliardi (di cui 19,8 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 2,6 miliardi dal Fondo).
L’obiettivo è quello di:
- facilitare la partecipazione al mercato del lavoro, anche attraverso la formazione;
- rafforzare le politiche attive del lavoro;
- favorire l’inclusione sociale.
Il governo investe nello sviluppo dei centri per l’impiego e nell’imprenditorialità femminile con la creazione di un nuovo Fondo impresa donna.
Si rafforzano i servizi sociali e gli interventi per le vulnerabilità (ad esempio con iniziative dei Comuni per favorire una vita autonoma alle persone con disabilità).
Senza dimenticare investimenti infrastrutturali per le Zone economiche speciali e interventi di rigenerazione urbana per le periferie delle città metropolitane.
Per quanto riguarda il PIL dell’Italia La crescita è stata stimata nel seguente modo: “nel 2026 il Pil sarà di 3,6 punti percentuali più alto rispetto allo scenario di base.
Nell’ultimo triennio dell’orizzonte temporale (2024-2026), l’occupazione sarà più alta di 3,2 punti percentuali.”
Un effetto importante si avrà anche nel Mezzogiorno. Su 206 miliardi ripartibili secondo il criterio del territorio, il 40% è destinato alle riforme per il Sud.
Governance e Recovery Plan: chi gestirà i fondi?
“La supervisione politica del piano è affidata a un comitato istituito presso la Presidenza del Consiglio a cui partecipano i ministri competenti.”
Si tratta di una “struttura di coordinamento centrale” presso il ministero dell’Economia che svolge un’attività di coordinamento e supervisione, affiancata da “una struttura di valutazione e una di controllo”.
“Il comitato supervisiona l’attuazione del piano ed è responsabile dell’invio delle richieste di pagamento alla Commissione Ue”.
Alle singole amministrazioni sarà dato il compito di monitorare i singoli investimenti e interventi, con rendicontazione alla struttura centrale.
Ruolo importante avranno anche task force locali, che sosterranno le amministrazioni del territorio per migliorare gli investimenti.
Recovery plan e Nuovo Piano Transizione 4.0
Il nuovo Piano Transizione 4.0 è uno degli interventi previsti nella missione relativa a Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura. I fondi saranno utilizzati per dare continuità al Piano Transizione 4.0, attraverso una programmazione pluriennale che garantirà maggiore stabilità alle imprese nel percorso di trasformazione digitale.
Il fulcro del Piano è il sistema di incentivi fiscali 4.0 – che punta soprattutto sul credito d’imposta per gli investimenti in beni strumentali e sul bonus ricerca e sviluppo.
Le aliquote e i massimali sono maggiorati per il biennio 2021-2022, come previsto dalla Legge di Bilancio 2021.
Le principali novità per gli incentivi 4.0 previsti dalla Manovra 2021 riguardano i seguenti crediti d’imposta.
Credito d’imposta per beni strumentali materiali 4.0 che è riconosciuto:
- investimenti fino a 2,5 milioni di euro: nella misura del 50% del costo nel 2021 e nella misura del 40% nel 2022;
- investimenti superiori a 2,5 milioni e fino a 10 milioni di euro: nella misura del 30% del costo nel 2021 e nella misura del 20% nel 2022;
- per gli investimenti superiori a 10 milioni e fino a 20 milioni di euro (nuova soglia): nella misura del 10% del costo nel 2021 e 2022.
Credito d’imposta per beni strumentali immateriali 4.0:
- con l’aliquota che sale dal 15% al 20%;
- la soglia degli investimenti ammissibili, che aumenta da 700mila euro a un milione di euro.
Il credito d’imposta ricerca, sviluppo, innovazione e design, con aliquote e massimali che salgono:
- su ricerca e sviluppo, nella misura del 20% (prima era il 12%) della relativa base di calcolo, nel limite massimo di 4 milioni di euro, non più 3 milioni;
- su innovazione tecnologica, nella misura del 10% (prima era il 6%) della relativa base di calcolo, nel limite massimo di 2 milioni di euro, non più 1,5 milioni;
- per design e ideazione estetica, nella misura del 10% (prima era il 6%) della relativa base di calcolo, nel limite massimo di 2 milioni di euro, non più 1,5 milioni;
- per l’innovazione tecnologica finalizzata alla realizzazione di prodotti o processi di produzione nuovi o sostanzialmente migliorati. Questo per il raggiungimento di un obiettivo di transizione ecologica o di innovazione digitale 4.0, nella misura del 15% (prima era il 10%) della relativa base di calcolo, nel limite massimo di 2 milioni di euro, non più 1,5 milioni.
Ricordiamo che la Manovra nel 2021 ha aumentato anche l’aliquota del credito d’imposta per beni strumentali materiali e immateriali non 4.0. L’aumento va dal dal 6% al 10%, nel limite massimo di costi ammissibili pari a 2 milioni di euro per i beni materiali e di un milione per i beni immateriali.
Per i beni funzionali allo smart working, invece, l’aliquota aumenta fino al 15%. A questi si aggiunge poi il credito d’imposta formazione 4.0, con un ampliamento delle spese ammissibili.
Sul lato competenze, il Recovery plan prevede anche altri interventi tra cui:
- la sperimentazione di un modello di riqualificazione manageriale, focalizzato sulle PMI;
- l’upskilling digitale per i lavoratori in cassa integrazione, con programmi di training ad hoc, incentivati tramite il taglio (temporaneo) del cuneo fiscale sia per l’impresa che per il lavoratore.
Oltre ad aumentare le percentuali di credito d’imposta e l’ammontare massimo di investimenti incentivati, il nuovo Piano Transizione 4.0 estende anche gli investimenti immateriali agevolabili. Agli incentivi 4.0, poi, saranno ammessi anche gli investimenti a sostegno della trasformazione tecnologica e digitale della filiera editoriale.
Nel PNRR il Governo ha fissato i target che intende raggiungere entro il 2022 con il nuovo Piano Transizione 4.0.
Più precisamente, si prevede che, nell’arco del triennio 2020-2022, il credito di imposta per beni materiali e immateriali 4.0 sia utilizzato mediamente da poco meno di 15mila imprese ogni anno.
Quello per ricerca, sviluppo e innovazione verrà utilizzato mediamente da circa 10mila imprese ogni anno.
Il Recovery plan prevede, inoltre, apposite milestones per il monitoraggio e la valutazione d’impatto delle misure, e, in particolare, l’istituzione di un Comitato incaricato di suggerire le modifiche finalizzate a massimizzare l’efficacia e l’efficienza nell’uso delle risorse.
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