Indici di redditività: ottimizzano la gestione d’impresa

Gli indici di redditività sono numeri messi in relazione fra loro. Da ogni relazione nasce un numero più potente dei numeri in sé perché offre un punto di confronto.

Senza questi indici non è possibile valutare un’azienda. Se sappiamo che un’azienda ha un fatturato di 2 milioni, non possiamo dire se questo è buono senza avere almeno un altro numero del conto economico.

Ad esempio il profitto o il margine operativo lordo.

Gli indici di redditività sono potenti perché possono essere analizzati nel tempo così da valutare l’andamento. Possono anche essere confrontati con quello che avevamo previsto, con le nostre ipotesi.

Possono essere messi in relazione alla media del mercato nel nostro settore per capire come stiamo andando rispetto ai competitor o per accedere a finanziamenti.

Gli indici di redditività sono determinanti perché permettono di osservare la capacità di un’impresa di produrre reddito e generare risorse.

L’uso degli indici di redditività permette quindi di valutare l’evoluzione della propria azienda nel tempo.

Questo rende molto più agevoli sia i confronti interni sia i riferimenti esterni, ovvero i confronti con altre aziende nel settore (cosiddetto benchmarking).

L’analisi per indici, quindi, sa essere un’indagine di notevole spessore.

È opportuno che ogni azienda progetti il proprio sistema di indicatori più adatti per la propria situazione.

Indici di redditività: perché sono importanti?

Gli indici di redditività hanno la funzione primaria di fornire degli indicatori sintetici per confrontare agevolmente i diversi bilanci di annualità, anche di imprese differenti.

Sono ottenuti dall’incrocio dei dati contenuti nel conto economico riclassificato e nello stato patrimoniale riclassificato.

Per usare al meglio gli indici di redditività è necessario inserirli in un più ampio contesto di analisi delle attività aziendali.

Infatti, un singolo indice non riesce a dare un quadro completo della situazione. Quindi è importante che l’analisi di redditività venga effettuata in relazione agli altri indici di bilancio, come per esempio quelli finanziari e patrimoniali.

Non c’è bisogno di confrontare molti indici, anzi, è preferibile selezionarne pochi. Quelli più adeguati alla tipologia di analisi da effettuare e collocarli in un più ampio contesto.

Altrettanto importante è il monitoraggio delle variazioni degli indici durante il tempo. In che modo? Mediante il calcolo e l’analisi del medesimo indicatore effettuata su almeno tre bilanci di annualità differenti. Tutto ciò serve per analizzarne le variazioni e l’evoluzione e scoprire i fattori che le hanno provocate.

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Gli indici di redditività dell’impresa

Per misurare la redditività dell’impresa, esistono una serie di metodi chiamati indici di redditività. Con questi indici di redditività, di solito nella prassi, vengono misurate le performance dei risultati della propria gestione imprenditoriale, e sugli stessi, gli osservatori del nostro bilancio, fanno degli apprezzamenti.

In questo articolo, mi concentrerò su una selezione di indici di redditività, che sono i seguenti:

  • Redditività del capitale investito nell’impresa denominato ROI
  • Redditività del capitale proprio dell’imprenditore denominato ROE
  • Redditività delle vendite denominato ROS

l primo degli indici di redditività che andiamo ad analizzare è il ROI (Return On Investment), che indica la redditività del capitale investito in azienda. L’importanza di questo indicatore per l’imprenditore risiede nel fatto che serve a valutare quanto gli rende il denaro complessivamente investito nell’impresa.

Pe la determinazione del ROI si considerano quindi tutti gli investimenti necessari per lo svolgimento dell’attività tipica compreso anche il capitale preso a prestito da terzi, ad esempio quello preso in prestito dalle banche.

Cosa significa se hai un ROI del 10%?

Supponiamo che il totale dei tuoi investimenti sia 100.000 euro e che il reddito operativo sia pari a 15.000 euro. Otteniamo quindi un ROI pari al 15%. Ciò significa che i tuoi investimenti ti rendono il 15%. 15€ guadagnati per ogni 100€ investiti.

Un adeguato ROI consente di autofinanziare lo sviluppo dell’impresa e di remunerare le fonti di finanziamento.

Qual è il giusto valore che questo indice deve assumere, dipende dal settore di attività di appartenenza, dalla struttura aziendale e non solo.

Indici di redditività: parliamo del ROE cos’è e come si calcola

Il return on equity (ROE) esprime la redditività del capitale proprio ed è pari al rapporto tra l’utile di esercizio e il Patrimonio netto (in inglese, equity).

Premesso che il Patrimonio netto “contiene” sia la ricchezza apportata dai soci, che quella formatasi nel corso del tempo per effetto degli utili accantonati e non distribuiti, l’indice in questione misura il rendimento dell’investimento effettuato dai soci stessi nella società.

In altre parole, se a fronte di un Patrimonio netto di 100 €, una società consegue un utile netto di 10 €, significa che il rendimento per i soci è pari a 10 € / 100 € = 10%.

Si tratta evidentemente di un rendimento teorico, perché non tutti i 10 € sono distribuiti ai soci, dal momento che una parte dell’utile è accantonata nelle riserve della società e reinvestita per esigenze della gestione.

Tale indice riflette tuttavia la congruità del risultato economico rispetto al capitale proprio e al rischio assunto dai soci: un rischio generico per lo svolgimento dell’attività d’impresa e uno specifico in funzione delle caratteristiche del business.

Non si può determinare aprioristicamente quale debba essere la congrua remunerazione, poiché varia a seconda del settore e della propensione al rischio dell’imprenditore.

È comunque sensato sostenere che essa debba essere almeno superiore al rendimento garantito da investimenti considerati “riskless”, ovvero con un grado di rischio tendente a zero, come ad esempio i rendimenti dei titoli di Stato di Paesi con economie stabili.

In generale, il ROE può essere meglio apprezzato se confrontato con i ROE medi di settore, sul presupposto che più il valore è elevato, migliore è il livello di remunerazione del capitale proprio.

Il return on sales (ROS)

Il return on sales (ROS) esprime la redditività delle vendite, vale a dire quanta parte dei ricavi è assorbita dalla gestione operativa. L’indice è pari al rapporto tra l’EBIT e i ricavi.

Facendo riferimento all’esempio contenuto nel paragrafo precedente, il ROS è pari al 33% (40 €/120 €). Il risultato, nel caso in specie, indica che ogni 100 € di ricavi si produce un margine operativo di 33,3 €, che sono utilizzate per far fronte alle necessità finanziarie al pagamento delle imposte.

Anche in questo caso è complesso individuare un range di teorica congruità dell’indice e, in generale, è buona norma confrontare il risultato ottenuto con i ROS medi di settore. In ogni caso, più il ROS è elevato, maggiore è redditività del risultato operativo.

Il ROS è diretta conseguenza della capacità delle condizioni di efficienza interna e delle situazioni esterne di mercato. Le prime incidono sulla capacità di contenere i costi, di mantenere un equilibrio economico e di realizzare determinati volumi produttivi. Le seconde influiscono invece sulle dinamiche dei prezzi di vendita, dei costi di acquisto (di materie, beni e servizi) e sulle variabili commerciali.

Il ROS segna dunque uno spartiacque critico. Se la gestione operativa presenta costi in eccesso a quelli consentiti dal livello di fatturato, i ricavi non sono sufficienti per soddisfare le esigenze delle altre aree gestionali, con la conseguenza di compromettere anche il risultato economico finale.

Naturalmente un ROS “capiente” non è condizione sufficiente per assicurare un equilibrio gestionale, ma ne costituisce una premessa significativa.

Indici di redditività: qual è la differenza tra ROE e ROI?

Gli indici di redditività appena presi in esame forniscono informazioni tra loro integrative e si differenziano per la “prospettiva”. Il ROE ha una prospettiva equity side, ovvero finalizzata a calcolare la remunerazione del capitale proprio. Il ROI invece, presenta una prospettiva asset side, cioè volta a determinare la remunerazione degli investimenti effettuati.

Gli indici di redditività: come incidono sul calcolo del rating?

Nell’attribuzione del rating bancario hanno una particolare incidenza gli indici di redditività.  L’analisi della redditività aziendale non può limitarsi alla constatazione dell’esistenza o meno di un utile netto e della sua entità. È importante comprendere in che modo si è formato tale risultato e se esso è frutto dell’attività tipica dell’azienda o di eventi straordinari non ripetibili nel tempo.

Dietro un giudizio di affidabilità – perché questo è il rating – non si cela alcun calcolo misterioso, ma solo un’attenta valutazione di quei fattori che incidono sull’equilibrio economico finanziario di una società.

Conoscere quali indici vengono presi in considerazione nell’analisi e quali informazioni forniscono sull’andamento dell’azienda, offre almeno due grandi vantaggi:

  • permette all’azienda stessa un’autoanalisi del proprio stato di salute economica finanziaria consentendole di agire per tempo sui fattori più critici;
  • consente di valutare in maniera oggettiva e indipendente l’affidabilità di clienti e partner e attuare le misure necessarie per evitare di andare incontro a perdite di denaro.

Indici di redditività: rotazione all’attivo e marginalità sulle vendite

Anch’essi contribuiscono all’analisi di redditività altri due indici, da valutare congiuntamente: l’indice di rotazione dell’attivo e l’indice di marginalità sulle vendite.

L’indice di rotazione dell’attivo o ricavi vendite/totale attivo misura la capacità dell’azienda di trasformare il capitale investito (totale attivo) in ricavi di vendite. In altri termini, indica, a parità di valore del capitale investito, quanto un’azienda è in grado di produrre.

L’indice di marginalità sulle vendite si calcola attraverso la formula Margine Operativo Lordo (MOL)/ricavi dalle vendite e permette di valutare se l’azienda ha un buon margine di guadagno sui prodotti venduti.

Indici per la salute dell’azienda

I vari indici di redditività possono essere di fondamentale importanza, soprattutto in casi come quello in cui si richiede un finanziamento bancario, perché permettono di predire l’esito dell’evoluzione dell’azienda nel tempo, effettuando dei confronti interni anche esterni, cioè con altre aziende concorrenti che operano nello stesso settore di mercato.

Tale analisi è anche detta benchmarking, e consiste in un processo che le grandi aziende svolgono annualmente e con regolarità per supportare delle scelte strategiche.

Una volta selezionati gli indici di redditività da utilizzare a seconda delle proprie esigenze informative, bisogna monitorarli nel tempo, in modo da mantenere dei precisi riferimenti. Noi possiamo aiutarti al meglio in questo percorso! Lascia i tuoi dati e prenota la tua consulenza gratuita! Verrai guidato da uno dei nostri esperti per ottimizzare la gestione della tua impresa

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