ECONOMIA Archivi - Blog Alzarating https://blog.alzarating.com/Categoria/economia/ Incrementa il Valore della Tua Impresa Thu, 28 Mar 2024 20:02:49 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.3 https://blog.alzarating.com/wp-content/uploads/2023/07/AR.webp ECONOMIA Archivi - Blog Alzarating https://blog.alzarating.com/Categoria/economia/ 32 32 223527228 Il GSE: motore della transizione energetica e digitale per le aziende https://blog.alzarating.com/il-gse-motore-della-transizione-energetica-e-digitale-per-le-aziende/ https://blog.alzarating.com/il-gse-motore-della-transizione-energetica-e-digitale-per-le-aziende/#respond Fri, 29 Mar 2024 10:30:00 +0000 https://blog.alzarating.com/?p=6496 Il GSE (Gestore dei Servizi Energetici) si posiziona come fulcro nell’orizzonte energetico e digitale delle aziende, guidandole verso una sostenibilità innovativa e avanzata. Nell’ambito della transizione 5.0, il GSE non solo emerge come ente verificatore della correttezza formale delle domande di incentivo presentate dalle imprese, ma svolge anche un ruolo critico nel valutare il merito…

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Il GSE (Gestore dei Servizi Energetici) si posiziona come fulcro nell’orizzonte energetico e digitale delle aziende, guidandole verso una sostenibilità innovativa e avanzata.

Nell’ambito della transizione 5.0, il GSE non solo emerge come ente verificatore della correttezza formale delle domande di incentivo presentate dalle imprese, ma svolge anche un ruolo critico nel valutare il merito e l’efficacia degli investimenti proposti.

Questa doppia funzione assicura che solo i progetti più meritevoli e congruenti con gli obiettivi di risparmio energetico ricevano il sostegno necessario.

Il ruolo versatile del GSE

Il GSE non si limita a un’analisi superficiale delle domande di incentivo, ma adotta un approccio olistico, valutando sia la correttezza formale della documentazione che la sostanza degli investimenti proposti.

Il GSE opera in due fasi distinte: una verifica iniziale incentrata sui requisiti formali e una successiva, più approfondita, che mira a sondare l’adeguatezza e la coerenza degli investimenti con gli obiettivi dichiarati di risparmio energetico.

Una delle maggiori preoccupazioni per le aziende nel percorso verso l’innovazione è la complessità burocratica. Fortunatamente, il processo di accettazione delle domande gestito dal GSE tende a un meccanismo semplificato e presumibilmente automatico, come spiega Belardi.

Questo approccio riduce l’incertezza e accelera l’accesso agli incentivi, permettendo alle imprese di concentrarsi sullo sviluppo e l’implementazione dei loro progetti.

Le aziende non sono lasciate a navigare da sole dopo l’approvazione delle domande. Il GSE richiede comunicazioni periodiche che offrono un quadro chiaro dell’avanzamento dei progetti.

Questi aggiornamenti sono cruciali, soprattutto in caso di variazioni significative rispetto ai piani originali, garantendo così che gli investimenti restino in linea con gli obiettivi prefissati.

Vuoi avere maggiori aggiornamenti? Allora clicca qui sotto è

La Certificazione Ex Post: garanzia di qualità

La certificazione ex post rappresenta un passaggio cruciale nel ciclo di vita degli investimenti in efficienza energetica e sostenibilità.

Questa fase non è solo una formalità burocratica, ma un momento di valutazione essenziale che assicura l’effettivo conseguimento degli obiettivi energetici e ambientali prefissati. Vediamo più nel dettaglio come funziona e perché è così importante.

Processo di Certificazione Ex Post

La certificazione ex post segue l’implementazione degli investimenti e ha lo scopo di verificare che i progetti realizzati abbiano effettivamente raggiunto gli obiettivi di risparmio energetico dichiarati nella fase ex ante (prima dell’attuazione). Questo processo comporta diverse attività:

  • Raccolta e analisi dei dati: gli EGE o le ESCo raccolgono dati operativi e di consumo energetico successivi all’intervento, confrontandoli con i dati pre-intervento per valutare l’effettiva riduzione dei consumi energetici.
  • Valutazione dell’intervento: viene effettuata un’analisi dettagliata delle misure implementate per determinare se queste siano state realizzate secondo le specifiche tecniche previste e se abbiano portato ai benefici energetici attesi.
  • Relazione finale: gli esperti preparano una relazione dettagliata che attesta i risultati conseguiti, evidenziando le performance energetiche post-intervento e confermando la congruenza con gli obiettivi iniziali.

Importanza della Certificazione Ex Post

La certificazione ex post ha un ruolo fondamentale nell’assicurare trasparenza e affidabilità al processo di incentivazione degli investimenti in efficienza energetica.

Questa fase garantisce ai finanziatori, agli enti pubblici e alle stesse aziende che i fondi investiti abbiano prodotto un reale beneficio in termini di sostenibilità e riduzione dei consumi energetici.

Inoltre, fornisce una base solida per la pianificazione di ulteriori interventi di miglioramento, offrendo un feedback prezioso sulle prestazioni delle soluzioni adottate.

In sintesi, la certificazione ex post non solo conferma l’impegno delle aziende verso la sostenibilità, ma promuove anche un circolo virtuoso di miglioramento continuo, contribuendo significativamente alla transizione energetica e alla lotta contro il cambiamento climatico.

Obblighi di rendicontazione: la vigilanza continua del GSE

L’obbligo di rendicontazione post-incentivo introdotto dal GSE sottolinea l’importanza di un monitoraggio costante degli investimenti nel settore energetico.

Questa prassi non si esaurisce con la ricezione dell’incentivo, ma segna l’inizio di un impegno prolungato e dettagliato da parte delle aziende beneficiarie. Mantenere una documentazione precisa e trasparente diventa così una priorità. Sia per adempiere agli obblighi normativi sia per dimostrare l’efficacia reale degli investimenti effettuati.

Il GSE, attraverso questi obblighi di rendicontazione, si assicura che le risorse allocate siano utilizzate in maniera ottimale. Verifica inoltre che gli interventi realizzati contribuiscano effettivamente agli obiettivi di riduzione del consumo energetico e di sostenibilità ambientale.

La documentazione richiesta comprende dettagli:

  • sugli investimenti;
  • sulle misurazioni dei consumi energetici pre e post-intervento;
  • su ogni altra informazione rilevante che possa attestare il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Questo sistema di accountability rafforza la fiducia nel programma di incentivi del GSE, promuovendo una cultura aziendale incentrata sulla responsabilità ambientale e sull’efficienza energetica.

La rendicontazione diventa così uno strumento attraverso il quale le aziende possono non solo dimostrare il proprio impegno verso la sostenibilità, ma anche trarre vantaggio dalla propria trasformazione energetica in termini di visibilità e reputazione.

GSE e le scadenze cruciali per la Transizione Energetica: un cammino verso il 2025

Il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) sottolinea l’importanza cruciale delle scadenze e della pianificazione strategica per le aziende italiane.

Con il termine ultimo per la presentazione delle domande di incentivo fissato al 31 dicembre 2025, le imprese sono chiamate ad agire con decisione e previdenza.

Il percorso verso la transizione energetica richiede non solo l’impegno all’innovazione ma anche una meticolosa attenzione ai tempi burocratici e procedurali. Il periodo fino alla fine del 2025 rappresenta una finestra d’opportunità, ma anche una scadenza ineludibile per completare l’iter che porta all’effettiva fruizione degli incentivi offerti dal GSE.

Questo momento storico si presenta come un bivio critico per le aziende che aspirano a posizionarsi all’avanguardia nella sostenibilità energetica e nella digitalizzazione.

Il GSE, agendo come catalizzatore e guida in questo processo, offre non solo supporto finanziario attraverso incentivi ma anche assistenza tecnica e consulenza per navigare le complessità del passaggio a un modello di business più verde ed efficiente.

La marcata enfasi sulla necessità di una pianificazione anticipata sottolinea la consapevolezza che il successo in questo ambito non dipende solo dalla capacità di innovare.

Dipende anche dalla velocità e dall’efficienza nel rispettare le tempistiche e le procedure stabilite.

 La gestione attenta dei tempi e la preparazione delle domande ben prima della scadenza sono essenziali per garantire che le aziende possano approfittare pienamente delle opportunità offerte dal GSE.

Mentre il 2025 si avvicina, le aziende sono invitate a considerare attentamente le loro strategie di transizione energetica, tenendo a mente che il supporto del GSE rappresenta una risorsa preziosa in questo viaggio.

L’adozione tempestiva di misure proattive e la sottomissione delle domande entro i termini stabiliti sono passaggi fondamentali per assicurarsi un posto nel futuro energetico sostenibile dell’Italia.

Incentivi offerti dal piano transizione 5.0 in merito al GSE

Il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) gioca un ruolo centrale in alcuni di questi incentivi, specialmente quelli legati all’efficienza energetica, alla produzione di energia rinnovabile e alla riduzione delle emissioni di CO2.

Ecco una panoramica degli incentivi che potrebbero essere rilevanti in questo contesto:

Incentivi per l’efficienza energetica

Questi incentivi sono destinati a promuovere interventi che migliorano l’efficienza energetica delle imprese, riducendo il consumo energetico e l’impronta carbonica.

Possono includere la riqualificazione energetica degli edifici, l’installazione di sistemi di illuminazione a basso consumo e l’ottimizzazione dei processi produttivi.

Credito d’Imposta per investimenti in Beni Strumentali Nuovi

Anche se non direttamente gestito dal GSE, questo incentivo è una componente chiave della Transizione 4.0, estendibile alla 5.0.

Offre un credito d’imposta alle imprese che investono in nuovi beni strumentali per la digitalizzazione e l’innovazione tecnologica, compresi quelli per migliorare l’efficienza energetica e produrre energia da fonti rinnovabili.

Incentivi per la produzione di energia da Fonti Rinnovabili

Questi incentivi mirano a sostenere l’installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, come solare fotovoltaico, eolico, biomassa e geotermico.

Il GSE gestisce i meccanismi di supporto per questi investimenti, che possono includere tariffe incentivanti, meccanismi di scambio sul posto e altri strumenti finanziari.

Conto Termico

Il Conto Termico incentiva gli interventi di incremento dell’efficienza energetica e la produzione di energia termica da fonti rinnovabili.

Sono compresi anche quelli per il miglioramento termico degli edifici e l’installazione di sistemi solari termici e pompe di calore.

Accordi per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC)

Questi accordi, che coinvolgono le amministrazioni locali e il GSE, promuovono progetti di sostenibilità energetica a livello territoriale.  Accordi che offrono un quadro per l’implementazione di iniziative di risparmio energetico, produzione di energia rinnovabile e riduzione delle emissioni in specifiche aree geografiche.

Conclusioni

La transizione verso il 5.0 rappresenta un’epoca di profondo rinnovamento, segnata dall’introduzione di ulteriori incentivi o dall’estensione di quelli già esistenti.

In questo contesto, l’accento viene posto sull’innovazione digitale, la sostenibilità ambientale e l’integrazione avanzata dei sistemi energetici. L’obiettivo è creare un ambiente fertile per le imprese che aspirano a distinguersi e a prosperare nel nuovo panorama industriale.

Sei interessato a esplorare e sfruttare appieno questi incentivi offerti dal Piano Transizione 5.0?

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Legge di Bilancio 2024: opportunità e incentivi per le Imprese https://blog.alzarating.com/legge-di-bilancio-2024-opportunita-e-incentivi-per-le-imprese/ https://blog.alzarating.com/legge-di-bilancio-2024-opportunita-e-incentivi-per-le-imprese/#respond Wed, 03 Jan 2024 10:30:00 +0000 https://blog.alzarating.com/?p=6377 La Legge di Bilancio 2024, approvata dal Parlamento italiano il 29 dicembre 2023, introduce importanti novità per le imprese, sia dal punto di vista fiscale sia per quanto riguarda le agevolazioni. Legge di bilancio 2024: riforma IRPEF e impatti sulle Imprese La legge di bilancio 2024 riduce gli scaglioni IRPEF da quattro a tre e…

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La Legge di Bilancio 2024, approvata dal Parlamento italiano il 29 dicembre 2023, introduce importanti novità per le imprese, sia dal punto di vista fiscale sia per quanto riguarda le agevolazioni.

Legge di bilancio 2024: riforma IRPEF e impatti sulle Imprese

La legge di bilancio 2024 riduce gli scaglioni IRPEF da quattro a tre e abbassa l’aliquota per i redditi fino a 28.000 euro dal 25% al 23%. Inoltre, estende la soglia della no tax area da 8.174 euro a 8.500 euro.

Questa riforma può portare a un risparmio fiscale significativo per le imprese, specialmente per quelle che pagano i dipendenti con redditi fino a 28.000 euro.

Legge di Bilancio 2024: incentivi per lavoratori rimpatriati

La Legge di Bilancio 2024 ha introdotto una serie di incentivi per incoraggiare il rientro in Italia di lavoratori qualificati che avevano precedentemente lasciato il paese.

Questo è parte di un più ampio sforzo per attrarre e trattenere talenti di alto livello, contribuendo allo sviluppo economico e alla competitività del paese.

Il regime prevede una tassazione agevolata del 50% sui redditi prodotti in Italia. Ciò significa che i lavoratori rimpatriati che si qualificano per questo regime pagheranno imposte solo sulla metà del loro reddito prodotto in Italia.

La misura è diretta principalmente ai lavoratori dipendenti o autonomi che possiedono competenze elevate e specializzazioni in settori chiave.

Obiettivi e benefici del regime

L’obiettivo primario è quello di attrarre in Italia lavoratori altamente qualificati che possono contribuire con le loro competenze alla crescita e all’innovazione delle aziende italiane.

I lavoratori qualificati, specialmente in campi come la ricerca e lo sviluppo, possono portare idee nuove e stimolare l’innovazione all’interno delle imprese italiane.

La misura aiuta a rendere l’Italia più competitiva sul palcoscenico internazionale, allineandola con altri paesi che hanno adottato misure simili per attrarre talenti globali.

Requisiti e applicabilità del regime fiscale

Solitamente, per accedere a questo regime, i lavoratori devono soddisfare determinati criteri, come aver vissuto all’estero per un certo periodo di tempo e avere specifiche qualifiche o esperienze professionali.

La durata dell’applicabilità del regime fiscale agevolato è solitamente limitata nel tempo, per incentivare il rientro e l’insediamento stabile dei lavoratori in Italia.

Impatto Economico e Sociale

L’introduzione di un regime fiscale agevolato per i lavoratori rimpatriati nella Legge di Bilancio 2024 rappresenta un passo importante per l’Italia nel suo sforzo di attrarre e trattenere talenti di alto livello.

Questo non solo favorisce la crescita economica attraverso un maggiore apporto di competenze specializzate, ma contribuisce anche a un arricchimento culturale e professionale del tessuto lavorativo italiano.

Legge di Bilancio 2024: Credito d’Imposta per Ricerca e Sviluppo

La Legge di Bilancio 2024 estende il credito d’imposta per investimenti in ricerca e sviluppo (R&S), portandolo al 120% delle spese sostenute per attività di R&S negli anni 2023 e 2024. Questa misura mira a incentivare le imprese a investire maggiormente in attività di ricerca e innovazione.

Dettagli sul Credito d’Imposta per R&S

Le imprese possono usufruire di un credito d’imposta pari al 120% delle spese sostenute per la ricerca e lo sviluppo. Questo significa che per ogni euro speso in R&S, l’impresa può ricevere un credito d’imposta di 1,20 euro.

Generalmente, le spese ammissibili includono costi per personale altamente qualificato impiegato in attività di ricerca, spese per strumentazione e attrezzature, e spese per ricerca contrattuale, conoscenze tecniche e brevetti acquisiti da terzi.

Benefici per le Imprese

La misura offre un forte incentivo economico alle imprese per investire in attività di R&S, essenziali per lo sviluppo di nuovi prodotti, servizi e processi.

Investire in ricerca e sviluppo può portare a innovazioni che migliorano l’efficienza, riducono i costi e aumentano la competitività delle imprese sul mercato.

Un ambiente aziendale incentrato sull’innovazione e la ricerca può attrarre talenti altamente qualificati, inclusi ricercatori e sviluppatori, essenziali per il progresso tecnologico.

Gli investimenti in R&S spesso portano a benefici a lungo termine, non solo in termini di prodotti e servizi innovativi, ma anche migliorando la reputazione dell’impresa come leader nel suo settore.

Impatto economico e sociale

Questo tipo di incentivo fiscale può avere un impatto significativo sull’economia nazionale, stimolando la crescita in settori ad alta intensità di conoscenza.

Gli investimenti in R&S contribuiscono allo sviluppo di tecnologie avanzate, fondamentali per affrontare sfide come il cambiamento climatico, la salute pubblica e la sicurezza. L’estensione del credito d’imposta per la ricerca e sviluppo rappresenta una strategia chiave della Legge di Bilancio 2024 per rafforzare l’ecosistema innovativo in Italia.

Questa misura non solo fornisce un sostegno diretto alle imprese che investono in R&S, ma contribuisce anche a creare un ambiente favorevole per l’innovazione e la crescita economica a lungo termine.

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Legge di Bilancio 2024: rifinanziamento della Nuova Sabatini

La Legge di Bilancio 2024 ha previsto un rifinanziamento specifico per la Nuova Sabatini, una misura di sostegno per le micro, piccole e medie imprese (PMI) italiane. Questo rifinanziamento ammonta a 100 milioni di euro per l’anno 2024.

Sostegno agli investimenti in beni strumentali

La Nuova Sabatini si concentra sul sostegno agli investimenti in beni strumentali materiali, come macchinari, impianti, beni strumentali d’impresa, attrezzature nuove di fabbrica e hardware, e immateriali, quali software e tecnologie digitali.

Questo programma offre un’opportunità importante per le PMI di modernizzare e digitalizzare le loro attività, essenziale per aumentare la loro competitività.

Analisi del servizio studi del Senato

Il servizio studi del Senato stima un fabbisogno di 578 milioni di euro per garantire la continuità operativa della misura per tutto il 2024.

Tale stima prende in considerazione l’assorbimento di risorse registrato nel corso del 2022 e nei primi dieci mesi del 2023, circa 60 milioni di euro mensili.

Proroghe importanti per le PMI

Per le iniziative con contratto di finanziamento stipulato dal 1° gennaio 2022 al 30 giugno 2023, il termine per l’ultimazione degli investimenti è prorogato di ulteriori 6 mesi.

Viene anche esteso di 6 mesi il termine per la trasmissione della richiesta di erogazione, che deve avvenire entro 120 giorni dalla conclusione dell’investimento.

La Legge di Bilancio 2024, attraverso il rifinanziamento della Nuova Sabatini, dimostra un impegno concreto del governo nell’appoggiare le PMI italiane.

Queste misure offrono alle imprese più tempo e risorse per investire in attrezzature e tecnologie che possono trasformare significativamente le loro operazioni, stimolando così la crescita economica e l’innovazione nel settore imprenditoriale italiano.

Legge di Bilancio 2024: incremento del Fondo per la Crescita Sostenibile

La Legge di Bilancio 2024 ha previsto un significativo incremento della dotazione del Fondo per la Crescita Sostenibile: 110 milioni di euro per l’anno 2024 e 220 milioni per l’anno 2025.

Obiettivi e priorità del Fondo

Il fondo è destinato al finanziamento di programmi e interventi che hanno un impatto significativo sulla competitività dell’apparato produttivo italiano.

Viene data particolare attenzione alla promozione di progetti di ricerca, sviluppo e innovazione di rilevanza strategica.

Il fondo mira anche al consolidamento dei centri e delle strutture di ricerca e sviluppo all’interno delle imprese.

Vantaggi per le Aziende

L’incremento del Fondo per la Crescita Sostenibile si traduce in una serie di vantaggi tangibili per le aziende, soprattutto nel contesto di un mercato sempre più orientato verso l’innovazione e la sostenibilità.

Accesso a finanziamenti agevolati

Le agevolazioni del Fondo sono concesse sotto forma di finanziamenti agevolati, rendendo più accessibile per le imprese l’investimento in progetti innovativi.

Questo sostegno finanziario può aiutare le imprese a sviluppare nuove tecnologie e processi, aumentando così la loro competitività sul mercato.

Legge di Bilancio 2024 e Fondo Crescita Sostenibile: favorire l’innovazione e la sostenibilità

L’accento posto sulla ricerca e sviluppo incoraggia le imprese a investire in innovazioni strategiche, che possono aprire nuovi mercati o migliorare la propria efficienza.

Il fondo supporta progetti che promuovono la sostenibilità, aiutando le imprese a diventare più ecocompatibili e ad allinearsi agli obiettivi ambientali nazionali e comunitari.

Investendo nel consolidamento dei centri di ricerca e sviluppo, le aziende possono migliorare le proprie capacità di innovazione interna.

Impatto del Fondo sulla crescita delle aziende

Con l’incremento del Fondo per la Crescita Sostenibile, la Legge di Bilancio 2024 offre un’opportunità preziosa per le aziende italiane di investire in progetti innovativi e di ricerca.

Questo non solo rafforza la competitività delle imprese sul mercato, ma promuove anche lo sviluppo sostenibile e l’innovazione strategica all’interno del tessuto produttivo italiano.

Legge di Bilancio 2024: proroga della Garanzia Green SACE

La Legge di Bilancio 2024 ha prorogato la Garanzia Green SACE fino al 2024. Questa garanzia è focalizzata sugli investimenti nei settori delle infrastrutture, anche a carattere sociale, dei servizi pubblici locali, dell’industria.

Supporta i processi di transizione verso:

  • un’economia pulita e circolare;
  • la mobilità sostenibile;
  • l’adattamento ai cambiamenti climatici;
  • la sostenibilità e resilienza ambientale;
  • l’innovazione industriale, tecnologica e digitale.

La copertura finanziaria è fornita tramite le risorse residue del Fondo Green New Deal.

Massimale e condizioni della Garanzia

L’impegno massimo che SACE S.p.A. può assumere è pari a 3 miliardi di euro. Le garanzie sono concesse in misura non eccedente il 50%, principalmente in relazione a fideiussioni, garanzie e altri impegni di firma richiesti per l’esecuzione di appalti pubblici e l’erogazione degli anticipi contrattuali.

Vantaggi per le aziende

L’introduzione della Garanzia Green SACE rappresenta un’opportunità significativa per le aziende, specialmente per quelle orientate verso l’innovazione e la sostenibilità. I vantaggi sono i seguenti:

  • Facilitazione nell’accesso ai finanziamenti: la garanzia permette alle aziende di accedere più facilmente ai finanziamenti necessari per investire in progetti sostenibili e innovativi.
  • Supporto alla crescita sostenibile: favorisce lo sviluppo di progetti che contribuiscono alla transizione verso un’economia più pulita e circolare.
  • Miglioramento della competitività: le imprese possono migliorare la loro competitività attraverso investimenti in infrastrutture sostenibili e tecnologie innovative.

Importanza della Garanzia per l’internazionalizzazione

La Garanzia Green SACE è particolarmente importante per le aziende che mirano all’internazionalizzazione.

Fornisce un supporto essenziale per entrare in nuovi mercati, specialmente in quelli dove la sostenibilità e l’innovazione sono valori chiave.

La garanzia può rendere le aziende italiane più attraenti per gli investitori stranieri, poiché dimostra un impegno governativo nel supportare progetti sostenibili e innovativi.

Aiuta le aziende a soddisfare gli standard internazionali in termini di sostenibilità e innovazione, aspetti sempre più rilevanti nel commercio globale.

Impatto della Garanzia Green SACE sulle aziende

La proroga della Garanzia Green SACE attraverso la Legge di Bilancio 2024 rappresenta un passo importante per sostenere le aziende italiane nel loro percorso verso la sostenibilità, l’innovazione e l’espansione internazionale.

Questo strumento non solo facilita l’accesso ai finanziamenti necessari per realizzare progetti ambiziosi, ma offre anche un importante vantaggio competitivo nel panorama globale.

Legge di Bilancio 2024: opportunità significative per le imprese italiane

Queste misure offrono non solo un alleggerimento del carico fiscale, ma anche stimoli per investimenti in innovazione e tecnologia, promozione della sostenibilità ambientale e rafforzamento dell’occupazione giovanile. Tutto ciò può tradursi in un significativo vantaggio competitivo per l’economia italiana.

Caro imprenditore, sei pronto a cogliere i benefici che la Legge di Bilancio 2024 offre alla tua azienda?

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M.O.G. 231: la bussola della responsabilità aziendale https://blog.alzarating.com/m-o-g-231-la-bussola-della-responsabilita-aziendale/ https://blog.alzarating.com/m-o-g-231-la-bussola-della-responsabilita-aziendale/#respond Thu, 21 Sep 2023 10:12:45 +0000 https://blog.alzarating.com/?p=5845 Il M.O.G..231 fa riferimento alla legge italiana che introduce la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica. Questa legge permette alle aziende di adottare un Modello Organizzativo e di Gestione (MOG) per prevenire determinati reati e, in caso di adozione efficace di tale modello, di escludere o…

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Il M.O.G..231 fa riferimento alla legge italiana che introduce la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica.

Questa legge permette alle aziende di adottare un Modello Organizzativo e di Gestione (MOG) per prevenire determinati reati e, in caso di adozione efficace di tale modello, di escludere o limitare la loro responsabilità.

M.O.G.231: proteggere le aziende dai gravi rischi legali

Quando un dirigente o un membro chiave dell’organizzazione incappa in uno dei reati previsti dalla normativa, le aziende italiane sono di fronte a un vero e proprio incubo legale. L’assenza di adeguate misure preventive come il M.O.G.231 potrebbe tradursi in sanzioni economiche che raggiungono fino a 1.5 milioni di euro.

Ma non è tutto: le ripercussioni legali possono estendersi ben oltre la semplice penalità finanziaria.

Alcune delle possibili misure cautelari includono il divieto di proseguire l’attività aziendale, la confisca dei profitti ottenuti e persino la sospensione o la revoca di licenze e autorizzazioni essenziali.

Le aziende potrebbero anche vedersi negare il diritto di pubblicizzare i propri prodotti, perdere finanziamenti e agevolazioni, o vedersi precludere l’opportunità di stipulare contratti con la pubblica amministrazione.

Di fronte a tali rischi devastanti, l’adozione del Modello Organizzativo e di Gestione 231 appare non solo saggia, ma essenziale per garantire la continuità e la prosperità dell’attività imprenditoriale.

M.O.G.231: tra rischi penali aziendali e salvaguardia giuridica

Il Decreto 231 delinea un quadro rigoroso delle responsabilità delle aziende e delle persone fisiche in Italia, abbracciando una vasta gamma di reati.

Dall’ambito societario alle sfide ambientali, passando per il sempre crescente settore informatico, le infrazioni possono variare da violazioni legate alla sicurezza sul lavoro a crimini transnazionali come il traffico di migranti e il riciclaggio di denaro.

Recentemente, si è registrato un notevole ampliamento delle tipologie di illeciti amministrativi con l’inclusione della contraffazione.

Ciò è stato fatto per rafforzare la protezione dei diritti intellettuali e industriali, inclusi ma non limitati a copyright su opere letterarie, artistiche, software e archiviazione di dati.

Ma cosa può fare un’azienda per difendersi e garantire che non diventi involontariamente complice di tali reati?

Entra in gioco il Modello 231. Questo strumento essenziale serve come scudo protettivo, permettendo alle aziende di istituire un rigido sistema interno per prevenire la commissione di reati da parte dei loro dipendenti.

In altre parole, il M.O.G. 231 non è solo una salvaguardia, ma un vero e proprio faro guida nella tumultuosa tempesta delle responsabilità aziendali.

Incorporando proattivamente il M.O.G.231, le aziende non solo si dotano di un’ancora di salvezza, ma anche di una bussola essenziale per navigare nel mare tempestoso delle responsabilità aziendali.

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Proteggiti dai rischi d’impresa.

M.O.G. 231: come evitare sanzioni e assumersi le proprie responsabilità

Nel complesso labirinto delle responsabilità aziendali, il M.O.G. 231 emerge come una soluzione fondamentale per le aziende che desiderano proteggere la propria integrità. Questo modello permette alle imprese di salvaguardarsi dalle potenziali conseguenze di reati commessi dai propri dipendenti durante le attività lavorative.

Ma c’è un punto cruciale: non si tratta semplicemente di “avere” un M.O.G. 231, ma di “attuarlo” correttamente.

Se una società segue alla lettera le direttive del modello, può legittimamente richiedere l’esclusione o almeno la limitazione della propria responsabilità in relazione ai reati descritti nel D.Lgs. 231.

Ma quali sono le mosse vincenti per un’azienda che vuole stare al sicuro? Il Decreto Legislativo 231/01, nel suo articolo 6, fornisce le risposte. Innanzitutto, l’azienda deve dimostrare di avere un Modello 231 che funziona, concepito specificamente per prevenire la commissione dei reati in questione.

Inoltre, deve esistere un Organismo di Vigilanza interno, un’entità con poteri autonomi di controllo, incaricato di sorvegliare l’attuazione e la conformità del modello. Questo passaggio non è un mero formalismo: è la chiave per garantire che la bussola aziendale punti sempre nella giusta direzione.

Modello 231: navigare sicuri tra le responsabilità penali aziendali

La stesura del Modello Organizzativo 231 non è solo una mera formalità amministrativa, ma rappresenta un cruciale sistema di sicurezza per le aziende, una mappa per la prevenzione dei rischi.

Questo documento integra disposizioni organizzative, procedure, codici di comportamento e sofisticate soluzioni software, ed è il risultato di un meticoloso lavoro in diverse fasi.

Il primo passo fondamentale è la mappatura delle aree a rischio di reato. L’obiettivo è scovare potenziali insidie: dall’identificazione delle attività vulnerabili ai diversi scenari in cui potrebbero verificarsi reati, valutando l’intensità e la gravità dei rischi e individuando le misure preventive già in atto.

Segue una profonda immersione nel sistema di controllo interno dell’azienda, con particolare attenzione ai soggetti chiave che detengono poteri di firma e autorizzazione e a coloro che rivestono ruoli aziendali di particolare importanza. È essenziale garantire tracciabilità dei processi e regole di comportamento chiare e rispettate.

La terza fase consiste in un’analisi comparativa. Si confrontano i diversi sistemi di controllo esistenti, identificando aree di vulnerabilità e stendendo piani per rafforzare e migliorare le misure esistenti.

Infine, giungiamo alla stesura vera e propria del Modello 231. Questo documento si articola in due sezioni principali:

  • una generale, che incorpora il codice etico, il regolamento dell’Organismo di Vigilanza e il sistema disciplinare;
  • una speciale, che dettaglia, per ogni reato, le relative descrizioni, modalità di commissione e processi aziendali coinvolti.

Il sigillo finale? La delibera di adozione da parte del Consiglio di Amministrazione, rendendo così il modello operativo e vincolante.

Cinque punti chiave: perché le aziende devono scegliere il M.O.G. 231

1. Efficacia esimente e salvaguardia dai rischi penali

L’adozione del Modello 231 rappresenta un’autentica linea di difesa per le aziende. Con l’implementazione corretta, le società possono liberarsi da responsabilità amministrative e relative sanzioni, pecuniarie e interdittive.

Non solo, emerge un evidente beneficio per il datore di lavoro, specialmente in ambito di sicurezza sul lavoro, consolidando la sua posizione in materia di “culpa in vigilando” e sottolineando l’efficacia dell’organismo di Vigilanza.

2. Rafforzamento del controllo sui processi sensibili

L’adozione del modello porta a un controllo rafforzato sui processi interni, minimizzando l’esposizione a rischi di reato.

Si genera una maggiore consapevolezza, strutturando procedure mirate alle aree sensibili, con conseguente diminuzione di potenziali infortuni, incidenti ambientali e scelte incaute in ambito di forniture.

3. Benefici economici: l’opportunità del modello OT23

Una gestione attenta e conforme al Modello 231 apre le porte a sgravi contributivi significativi. Con il Modello OT23, le aziende possono ottenere riduzioni automatiche dei premi Inail, con percentuali variabili dal 5 al 28%, a seconda del settore e della dimensione aziendale.

4. Una porta aperta a nuovi mercati

Il Modello 231 non è solo una mera protezione legale: è un autentico biglietto da visita. Enti pubblici e aziende, sempre più attenti ai comportamenti etici dei loro partner, richiedono la presenza di un Modello 231, trasformando questo requisito in un’opportunità commerciale tangibile.

5. Formazione Finanziata sul M.O.G. 231

Da non sottovalutare, l’opportunità di finanziare interamente la formazione relativa al Modello 231 attraverso fondi interprofessionali. Una chance per le aziende di implementare il modello senza gravare sul bilancio.

Il Modello 231 emerge non solo come uno scudo legale, ma come un trampolino di lancio per nuove opportunità di business, gestione ottimizzata e risparmio economico.

I benefici nascosti dietro l’adozione del M.O.G. 231 in azienda

Il D.Lgs. 231/01, con la sua enfasi sull’organizzazione, gestione e controllo, non è solo una questione di normativa, ma una vera e propria leva strategica per le aziende moderne. Ecco perché:

  • Prevenzione prima di tutto. L’adozione di un modello organizzativo solido non solo esclude la responsabilità dell’ente in caso di reati, ma può anche attenuare le conseguenze se un reato è già stato commesso.
  • Una marca di affidabilità. Molte aziende, in particolare quelle con una quota pubblica, guardano con favore ai partner dotati di un Modello Organizzativo. È un sigillo di qualità.
  • Un Boost al rating della legalità. Avere un modello ben definito potrebbe influenzare positivamente il “rating della legalità” di un’azienda.
  • Strutturazione e chiarezza. Oltre a promuovere l’equilibrio dei poteri, il modello spinge l’azienda verso una maggiore consapevolezza dei rischi e controlli nel business.
  • Risolvere le sfide aziendali. adottando buone norme di gestione, le aziende possono affrontare e risolvere problemi tipici in modo proattivo.
  • Protezione alla leadership. Chi è al vertice può dimostrare di aver fatto il possibile per prevenire determinati comportamenti, particolarmente in aree come la sicurezza sul lavoro o le normative ambientali.
  • Promuovere la cultura della responsabilità. Una gestione responsabile migliora l’immagine aziendale, influenzando positivamente la percezione di stakeholder e terzi.
  • Accesso facilitato alle gare. La presenza del modello può aprire porte, soprattutto quando si tratta di bandi pubblici o clienti di grande calibro.
  • Sinonimo di Trasparenza: Infine, il M.O.G. 231 è una testimonianza di una gestione aziendale chiara e corretta.

Con questi punti in mente, appare chiaro che l’adozione del M.O.G. 231 non è un mero adempimento, ma un vero e proprio investimento strategico.

Modello 231: non c’è una soluzione unica per tutti. come scegliere il giusto modello per la tua azienda

Ogni azienda è unica e ha bisogno di strumenti personalizzati. Così è per il M.O.G. 231: non esiste un format “taglia unica” che funziona per tutti. È fondamentale selezionare un modello calibrato sulle specificità dell’azienda, che tenga conto delle sue dimensioni, della sua complessità e dei rischi associati.

Rivolgersi a un esperto che comprenda a fondo le dinamiche aziendali è il primo passo fondamentale.

La creazione del M.O.G.231 deve tener conto delle attività svolte, delle interazioni con soggetti interni ed esterni e dei meccanismi produttivi.

Un efficace M.O.G. 231 richiede un’analisi attenta dei rischi per ogni area aziendale, la messa a punto di procedure ad hoc, e un’accurata pianificazione sulla prevenzione dei reati. Elementi chiave del modello includono procedure, modulistica, disposizioni, codici di comportamento, software e commissioni. La manutenzione e l’aggiornamento sono essenziali per rimanere al passo con le nuove norme e i cambiamenti nei rischi.

Cari imprenditori, se avete compreso la rilevanza del M.O.G 231 ma non avete ancora fatto il passo, sappiate che è tempo di agire.

Vi basta lasciare i vostri dati qui sotto per prenotare una consulenza gratuita!  Il team di AlzaRating è a vostra disposizione per guidarvi nella scelta e nell’implementazione del modello ideale per la vostra realtà aziendale. Non esitate a contattarci e proteggere al meglio la vostra impresa.

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KISS: strumento finanziario a supporto delle startup https://blog.alzarating.com/kiss-strumento-finanziario-a-supporto-delle-startup/ https://blog.alzarating.com/kiss-strumento-finanziario-a-supporto-delle-startup/#respond Tue, 28 Mar 2023 10:29:05 +0000 https://www.alzarating.com/?p=4749 Il KISS (Keep it Simple Securities) è un altro strumento finanziario che nasce con lo stesso scopo del SAFE. Ovvero permettere alle imprese appena nate di reperire finanziamenti a condizioni ragionevoli.  Questo strumento nasce anche nell’ottica di consentire alle aziende di raccogliere fondi in tempi brevi ea costi inferiori. I KISS (Keep it Simple Securities)…

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Il KISS (Keep it Simple Securities) è un altro strumento finanziario che nasce con lo stesso scopo del SAFE. Ovvero permettere alle imprese appena nate di reperire finanziamenti a condizioni ragionevoli. 

Questo strumento nasce anche nell’ottica di consentire alle aziende di raccogliere fondi in tempi brevi ea costi inferiori.

I KISS (Keep it Simple Securities) sono progettati per garantire che non siano necessarie lunghe negoziazioni prima che l’investimento avvenga effettivamente. 

I titoli KISS nascono grazie a Y Combinator (un acceleratore tecnologico della Silicon Valley) e 500Startups, un’organizzazione simile registrata in California

Questa società ha creato tutti i documenti legali generalmente richiesti per facilitare il finanziamento utilizzando Keep it Simple Securities (KISS). 

Inoltre, hanno reso pubblicamente disponibili tutti questi documenti. Quindi qualsiasi azienda può letteralmente prendere questi contratti da Internet e iniziare a usarli.

Condizioni e vantaggi del Keep it Simple Securities

I titoli Keep it Simple Securities (KISS) sono abbastanza simili al debito convertibile. Ciò significa che proprio come il debito convertibile, maturano interessi con il passare del tempo. 

Inoltre, gli strumenti KISS hanno una data di scadenza proprio come gli strumenti di debito.

Il tasso di interesse standard su Keep it Simple Securities (KISS) è del 5%. La data di scadenza standard è di 18 mesi dalla data di emissione. 

Proprio come le note convertibili, anche gli strumenti Keep it Simple Securities (KISS) possono essere convertiti in azioni alla data di scadenza.

Il KISS rappresenta un passo verso l’integrazione del SAFE con alcuni elementi del meccanismo di debito convertibile più favorevole agli investitori.

Anche se simile per molti aspetti al SAFE, contiene alcuni ulteriori meccanismi di protezione.

In particolare, i KISS maturano interessi a un tasso dichiarato. Stabiliscono inoltre una data di scadenza dopo la quale il titolare può convertire l’importo dell’investimento sottostante, più gli interessi maturati.

Possono anche fornire ulteriori diritti agli investitori qualificati, oltre che diritti di informazione e il diritto di partecipare ai futuri finanziamenti dell’azienda.

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Differenza tra Keep it Simple Securities (KISS) e Simple Agreement for Future Equity (SAFE)

Il principale punto di differenza tra i titoli SAFE e KISS è che KISS ha un tasso di interesse mensile e una data di scadenza. 

Tuttavia, ci sono certamente anche altre differenze enumerate di seguito:

  • I Keep it Simple Securities (KISS) hanno una classe di investitori chiamata “grande investitore”. Un grande investitore è definito come qualcuno che ha investito almeno $ 50.000 in una startup. Non esiste una tale classificazione degli investitori basata sull’importo investito in titoli SAFE.
  • Keep it Simple Securities (KISS) offre ai principali investitori determinati diritti di informazione. Questo è considerato molto prezioso dagli investitori in quanto vengono a conoscenza di informazioni che non sono note al pubblico comune e ad altri investitori.
  • I Keep it Simple Securities (KISS) forniscono anche agli investitori il diritto di investire in un round successivo. Fonte: management study guide

A differenza di SAFE, KISS contiene la clausola MFN, che consente all’investitore di ottenere titoli migliori in futuro se emessi dalla società. 

Gli investitori KISS generalmente investono nella società in una fase molto precoce, quando c’è ancora un’enorme quantità di rischio. 

Un termine MFN fornisce protezione al ribasso nel caso in cui la società effettui un “giro al ribasso” (o altrimenti conceda condizioni più favorevoli ad altri investitori) in futuro.

Esistono due tipi di KISS:

  • la versione di debito KISS segue più da vicino una struttura di debito convertibile (contiene il tasso di interesse e la clausola della data di scadenza); 
  • la versione equity KISS è una via di mezzo tra debito convertibile KISS e SAFE: questo strumento equity KISS non matura interessi e non contiene una clausola di rimborso a scadenza.

KISS e SAFE: strumenti finanziari innovativi

Il SAFE e il KISS hanno costituito, quindi, un chiaro caso di innovazione procedurale e contrattuale, il cui successo in termini di estensione di utilizzo non era ovvio, ma ampiamente dimostrato nei fatti.

Questi strumenti si sostanziano in documenti contrattuali brevi, che non superano le 10 pagine, di base non negoziabili fatto salvo per pochi elementi, costituiti per quanto riguarda il SAFE:

  • dall’esistenza ed entità dello sconto sul prezzo per azione applicato al sottoscrittore del SAFE rispetto alla valorizzazione operata da un futuro investitore in equity, e/o
  • dalla presenza ed entità di un valuation cap, ovverosia di un tetto alla valorizzazione massima della società applicabile per la conversione del SAFE, che di fatto introduce un tetto mimino alla percentuale della startup che l’investitore acquista.

Oltre agli elementi fissi del cap e del discount, non liberamente modulabili (ovverosia di base entrambi presenti, anche se lo sconto negli ecosistemi più maturi inizia a scomparire considerando il cap in sé come lo sconto), nel KISS sono inoltre presenti:

  • una soglia minima (1M$) del successivo round di equity rilevante ai fini della conversione;
  • l’applicazione in caso di operazione societaria antecedente alla conversione, di un multiplo (di 2x) con rimborso in denaro;
  • la possibile presenza della clausola MFN, o di miglior trattamento, che permette all’investitore di chiedere di sostituire le proprie condizioni con quelle migliorative riconosciute a successivi investitori;
  • il diritto a sottoscrivere i successivi aumenti di capitale della Società (incluso quello di conversione, con importi ulteriori);
  • l’eventuale applicazione di un tasso di interesse;
  • il principio di parità di condizioni per investitori dello stesso round.

Lo strumento KISS non consente altrettanto facilmente finanziamenti ad alta risoluzione. Tutti i KISS in una data serie devono avere termini identici.

KISS e la clausola MFN: di cosa si tratta?

La clausola della nazione più favorita è un accordo in cui una parte promette all’altra di offrire sempre il miglior prezzo o le migliori condizioni al momento dell’acquisto di un prodotto o servizio.

Questa clausola è anche conosciuta come “miglior prezzo” o “uguale prezzo”. Pertanto, stabilisce che ciascuna delle parti coinvolte nel presente accordo deve garantire all’altra condizioni di conformità, almeno altrettanto favorevoli di quelle offerte ai terzi.

Pertanto, se il consumatore trova un venditore che gli offre condizioni migliori, ha il diritto di sporgere denuncia presso la società con la quale ha la clausola della nazione più favorita.

Lo scopo principale dell’istituzione di una clausola della nazione più favorita è rafforzare le relazioni commerciali ed economiche tra stati o zone regionali su base volontaria e reciproca.

Va notato che ogni partecipante dell’associazione deve beneficiare dei vantaggi che si verificano con l’accordo.

Dove vengono utilizzate le clausole della nazione più favorita?

Possiamo osservare questo tipo di clausola in una grande varietà di accordi commerciali a lungo termine. Accordi per la fornitura di input o la distribuzione di prodotti.

Un’applicazione semplice è quella che si verifica tra due o più paesi che firmano un trattato di importazione ed esportazione e che fissano determinate tariffe.

Questi non dovrebbero essere superiori a quelli già esistenti contro nazioni al di fuori dell’accordo. In altre parole, vengono offerte condizioni preferenziali o vantaggi e privilegi tra i paesi associati.

Seguendo questa linea, si potrebbe dire che questo tipo di accordi internazionali sono un passo importante nel cammino verso situazioni di unioni economiche e aree di libero scambio e di apertura economica tra Stati.

Inoltre, possiamo trovare sempre più queste clausole nel mondo online sotto forma di accordi nella vendita di biglietti in agenzie di viaggio. Ossia piattaforme di confronto prezzi e altri siti in cui l’operatore vuole assicurare all’acquirente che non troverà un prezzo migliore del tuo.

La formalizzazione di questo tipo di pratiche commerciali nella sfera economica internazionale avvenne attraverso la Commissione di diritto internazionale delle Nazioni Unite, che tra il 1964 e il 1975 fu incaricata di sviluppare il Progetto di Convenzione internazionale incentrato su questa clausola.

Infine, la proiezione ufficiale di questa clausola è avvenuta attraverso l’Accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio (GATT) e l’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) e rimane quindi uno dei principi fondamentali del commercio internazionale.

Strumenti finanziari Kiss e Safe: qual è la situazione in Europa?

In fase seed e pre-seed, SAFE e KISS sono rapidamente diventati gli strumenti di investimento ampiamente prevalenti negli Stati Uniti.

Nelle fasi successive invece quando la società è più matura ed il valore del round è ben maggiore, questo utilizzo è ancora marginale sia in termini numerici che di valori assoluti (attestandosi intorno ad un 28%).

In fase seed e pre-seed sono fattori decisivi la semplificazione non solo delle procedure, ma anche dell’assetto societario della startup.

Quindi la linearità della captable e della struttura societaria e di governance impongono la necessità di negoziare con un numero ampio di parti titolari di diritti frammentati.

La linearità della captable e dell’assetto societario della startup incidono, infatti, sulla capacità di attrarre nuovi investitori internazionali. Incidono inoltre sulle tempistiche di crescita, e quindi sulla capacità competitiva della società.

La standardizzazione contrattuale si è rivelata una chiave di successo per la crescita degli investimenti seed, a beneficio di startup e di investitori.

Una buona notizia è che tale standardizzazione, con utilizzo di documenti contrattuali che si ispirano al SAFE e al KISS, si stia affermando anche in Europa ed in Italia. In particolare, attraverso l’utilizzo da parte di primari investitori istituzionali.

Investitori come CDP Venture Capital, che adottano forme di investimento cosiddetto “convertendo” attraverso semplice scrittura privata.

Oltre che via Strumenti Finanziari Partecipativi (quando la captable lo rende necessario), promuovendo anche in Italia l’approccio degli ecosistemi maturi.

Conclusioni

KISS è pieno di note convertibili: ha più complessità ma è molto più equilibrato di SAFE. Ecco perché questo strumento è più favorito dagli investitori piuttosto che dalle aziende.

Se ti ha incuriosito l’articolo della scorsa settimana dove ti ho parlato del SAFE allora potresti lasciare qui sotto i tuoi dati e approfondire il discorso con uno dei nostri esperti.

Se hai una startup e sei alla ricerca di finanziatori ti posso garantire che questi strumenti sono molto utili per reperire finanziamenti a condizioni decisamente ragionevoli e vantaggiose

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Il canale di vendita: cos’è e come ottimizzarlo https://blog.alzarating.com/il-canale-di-vendita-cose-e-come-ottimizzarlo/ https://blog.alzarating.com/il-canale-di-vendita-cose-e-come-ottimizzarlo/#respond Tue, 14 Feb 2023 10:25:00 +0000 https://www.alzarating.com/?p=4679 Il canale di vendita si può definire come uno strumento che permette alle aziende di vendere prodotti/servizi direttamente ai clienti (B2C) o alle aziende (B2B). Lo sviluppo commerciale di un’azienda passa inevitabilmente attraverso l’individuazione e lo sviluppo dei canali di vendita adeguati. Questa scelta aumenta di complessità se l’obiettivo è l’espansione commerciale sui mercati esteri. Entrando maggiormente nel…

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Il canale di vendita si può definire come uno strumento che permette alle aziende di vendere prodotti/servizi direttamente ai clienti (B2C) o alle aziende (B2B).

Lo sviluppo commerciale di un’azienda passa inevitabilmente attraverso l’individuazione e lo sviluppo dei canali di vendita adeguati. Questa scelta aumenta di complessità se l’obiettivo è l’espansione commerciale sui mercati esteri.

Entrando maggiormente nel dettaglio, la definizione strategica dei canali di vendita ideali dipende dai seguenti fattori: 

  • mercato di sbocco; 
  • tipologia di prodotto; 
  • ciclo di vita del prodotto su uno specifico mercato; 
  • abitudini di acquisto del target di riferimento; 
  • popolarità e riconoscibilità del marchio; 
  • tipologia e portata dell’investimento che l’azienda vuole fare su tale mercato.

I canali di vendita B2B comprendono le telefonate, le e-mail e il networking in presenza, mentre i canali di vendita B2C (business-to-consumer) comprendono l’e-commerce, la vendita al dettaglio e i cataloghi di prodotti.

I canali di vendita possono essere diretti (ad esempio, uno showroom di prodotti gestito dall’azienda) o indiretti (ad esempio, l’inserimento di prodotti in un marketplace come Amazon).  La nozione di canale di vendita si contrappone a quella di canale di marketing, ovvero il modo in cui le aziende commercializzano i loro prodotti, come il content marketing o gli annunci televisivi.

I criteri determinanti nella scelta del canale di vendita

La scelta dei canali di vendita varia in base a molti criteri. Ecco quali.

Canale di vendita: i vostri obiettivi

I canali da scegliere servono a diversi scopi e sono legati ai vostri obiettivi di vendita e alla vostra strategia di marketing. In questa prospettiva, sono da considerare vari aspetti, in particolare:

  • gli intermediari (grossisti, dettaglianti, ecc.): dispongono di una buona reputazione o legittimità nel mercato in cui volete posizionarvi? Sono conosciuti, apprezzati, accessibili?
  • Il posizionamento sul mercato: il canale scelto è coerente col vostro posizionamento? Vi permette di commercializzare i vostri prodotti sul mercato da voi individuato? Che posto avrete nel mercato?
  • La redditività del prodotto: i costi di distribuzione sono sostenibili? Quali sono i margini richiesti da intermediari, grossisti o dettaglianti?
  • I tempi di consegna: come deve essere consegnato il vostro prodotto ed entro quale termine? Il canale sarà coerente con le tempistiche che desiderate?
  • La vostra brand image: il canale scelto è in linea con lo standing o la gamma del vostro prodotto e con la vostra strategia di marketing digitale?

Per andare oltre: se la vostra azienda sostiene i valori della RSI (Responsabilità Sociale d’Impresa), potete promuovere i vostri canali di vendita comunicando l’impegno e la responsabilità del vostro marchio, dimostrando trasparenza e distinguendovi così dalla massa.

La vostra offerta

La scelta dei canali non rispetta una regola “One fits all”. Ogni prodotto può richiedere un canale specifico. Per identificare quale si presta meglio al tipo di prodotto o servizio, attenzione alle sue caratteristiche:

  • Deve rispettare tempistiche di consegna brevi? Quali sono i suoi vincoli logistici? (ad esempio per gli articoli deperibili),
  • Associarlo ad altri prodotti può aumentare la sua utilità e attrattività?
  • Il prodotto è tecnicamente complesso? Necessita di un supporto tecnico disponibile ed efficace? E di un servizio post-vendita di qualità?
  • Il prodotto può essere venduto in grandi volumi e attraverso un canale di distribuzione lungo?
  • il prodotto è standard o è personalizzabile? Occorre o meno un’assistenza esperta per configurare il prodotto?

La vostra clientela target

Così come per ogni prodotto corrisponde un canale di vendita più adeguato, ogni tipologia di cliente è associata ad un circuito specifico.

Bisogna chiedersi dove i potenziali consumatori si aspettano di trovare i nostri prodotti.

Per comprendere quale sia il canale adatto, potete condurre un sondaggio tra i consumatori. Ricordatevi però che le abitudini di questi ultimi possono evolvere rapidamente.

Il vostro budget a disposizione

Per determinare il canale di vendita dovete tenere presente il budget disponibile per la vendita e il marketing.

Infatti, un’adeguata strategia di marketing è necessaria per attirare i potenziali clienti e vendere i prodotti/servizi. È quindi fondamentale individuare se il canale prescelto necessiti di azioni di marketing parallele o meno.

Inoltre, l’accesso ad un nuovo canale può comportare un certo investimento iniziale.

Canale di vendita: i vostri concorrenti

Analizzare la concorrenza presente sui vari canali è molto importante.

Se vi trovate in un mercato ipercompetitivo, la scelta del canale giusto è ancora più importante poiché permette di valorizzare la propria offerta rispetto ad altre.

Viceversa, se commercializzate un bene piuttosto esclusivo, bisogna cercare di preservare la rarità del prodotto in questione.

Ad esempio, scegliendo pochi canali di vendita, di livello.

Potete provare a studiare il comportamento dei clienti dei concorrenti per sviluppare la vostra strategia: quali canali utilizzano, quali hanno successo e quali no, ecc.

Strategie sui canali di vendita: il cliente prima di tutto

È essenziale scegliere i giusti canali di vendita. Infatti, la decisione ha un impatto notevole sulle vendite, sui costi di produzione e, in generale, su tutta l’attività.

Le diverse alternative vanno quindi prese in considerazione e la decisione deve essere ponderata attentamente.

Ogni scelta non deve essere stabilita singolarmente, bensì deve integrarsi in una strategia di distribuzione e di vendita globale. L’efficacia deve poi essere valutata per mezzo di analisi e tramite gli indicatori di performance.

Oggi, è fondamentale posizionare il cliente al centro della propria strategia di marketing e di distribuzione.  

Ma quali sono gli step strategici per acquisire un cliente?

Ti piacerebbe sapere fin da subito quali sono le strategie per acquisire clienti grazie al supporto di un esperto in materia? Allora clicca qui sotto e

Cosa significa “acquisire clienti”?

L’acquisizione di clienti è frutto di un processo che consiste nel trovare potenziali clienti e persuaderli ad acquistare. Il tutto, in modo misurabile, ripetibile e non casuale. Cercate di capire in quale “fase” di acquisizione si trovano i nuovi clienti.  

Parte superiore del funnel (consapevolezza)

In questa prima fase, il vostro obiettivo è far conoscere il brand al target di riferimento e acquisire dei contatti.

Tipicamente vi concentrerete su un pubblico vasto, potenzialmente interessato al brand o ai prodotti ma senza una precisa intenzione di acquisto.

Ad esempio, un marchio di arredamento potrebbe utilizzare l’hashtag #camerettabimbi per mostrare i propri post con arredi per le stanze dei bambini agli utenti di Instagram in cerca di ispirazione.

Parte centrale del funnel (considerazione)

I potenziali clienti si spostano dalla parte superiore a quella centrale del funnel quando una loro azione dimostra che prendono in considerazione l’acquisto.

Magari possono essersi iscritti alla vostra mailing list o possono aver iniziato a seguire il vostro brand sui social media. A questo punto, starà a voi convincerli a diventare clienti.

Parte finale del funnel (acquisto) 

Questa è l’ultima fase attraversata dal cliente potenziale prima della conversione. Richiede il compimento di un’azione che indichi chiaramente l’intenzione di acquistare.

Può trattarsi dell’aggiunta di un prodotto al carrello o dell’iscrizione al periodo di prova gratuita. In questa fase, spesso le aziende offrono al potenziale cliente degli incentivi (es. codici sconto) per favorire la conversione.

Per acquisire clienti esistono più metodi, specialmente online.

Con il marketing digitale è diventato più facile verificare da quale fonte provengono i clienti e sperimentare nuove strategie di marketing, sfruttando più estensivamente quelle che funzionano bene.

Canali di vendita ottimizzati grazie all’AI

I canali di vendita sono un modo per portare i prodotti o i servizi sul mercato e renderli acquistabili dai consumatori. In altre parole, rappresentano i percorsi effettuati per spostarsi dal produttore, o fornitore, fino all’acquirente finale.

Un canale di vendita può essere: diretto se coinvolge un’azienda che vende direttamente ai propri clienti senza intermediari commerciali, oppure indiretto se la distribuzione di beni e servizi avviene tramite canali di terze parti.

Gli intermediari commerciali possono essere affiliati, distributori o rivenditori. In base al numero di intermediari coinvolti, il canale si distingue in lungo o corto.

Qualunque sia il canale di vendita scelto, oggi è inevitabile aver a che fare con il web, per cui è indispensabile conoscere il Digital Marketing tramite un corso e capire come l’intelligenza artificiale applicata alla vendita e al marketing online può portare dei vantaggi.

L‘intelligenza artificiale è ormai ingrediente fondamentale in tutti gli ambiti, incluse le attività di vendita e spesso non ce ne accorgiamo neppure.

Sempre più spesso, l’Intelligenza Artificiale (AI) sta dando una mano a tutti i canali di vendita e professionisti del marketing, riducendo i carichi di lavoro manuali e consentendo loro di prendere decisioni di personalizzazione rapide e su larga scala per migliorare il loro targeting.

Grazie all’analisi predittiva basata su AI si traccia e registra il comportamento passato dei clienti, consentendo ai canali marketing di personalizzare la messaggistica e quindi raddoppiare ciò che ha funzionato con i clienti simili.

Migliore è l’intelligenza artificiale, migliore sarà la personalizzazione del marketing: quindi i messaggi sono più pertinenti e mirati, rendimento più elevato, spesa inferiore e meno sprechi.

Conclusione

Canali di vendita e Intelligenza Artificiale sono un connubio perfetto per la crescita e l’ottimizzazione della tua azienda.

Ora che conosci l’importanza dei canali di vendite, hai più elementi per fare una profonda analisi della strategia adottata dalla tua azienda e cercare di raggiungere un maggior numero di clienti, fornendo a loro la miglior esperienza di acquisto possibile.

Ancora di più se ti affidi ad un team di esperti in materia: lascia qui sotto i tuoi dati per prenotare una consulenza Gratuita!

Dopo una prima analisi dei tuoi obiettivi, costruiremo un percorso su misura della tua azienda e del tuo cliente avatar per applicare i migliori canali di vendita e far crescere sempre di più il tuo business.

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Indici di redditività: ottimizzano la gestione d’impresa https://blog.alzarating.com/indici-di-redditivita-ottimizzano-la-gestione-dimpresa/ https://blog.alzarating.com/indici-di-redditivita-ottimizzano-la-gestione-dimpresa/#respond Tue, 24 Jan 2023 10:30:00 +0000 https://www.alzarating.com/?p=4633 Gli indici di redditività sono numeri messi in relazione fra loro. Da ogni relazione nasce un numero più potente dei numeri in sé perché offre un punto di confronto. Senza questi indici non è possibile valutare un’azienda. Se sappiamo che un’azienda ha un fatturato di 2 milioni, non possiamo dire se questo è buono senza…

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Gli indici di redditività sono numeri messi in relazione fra loro. Da ogni relazione nasce un numero più potente dei numeri in sé perché offre un punto di confronto.

Senza questi indici non è possibile valutare un’azienda. Se sappiamo che un’azienda ha un fatturato di 2 milioni, non possiamo dire se questo è buono senza avere almeno un altro numero del conto economico.

Ad esempio il profitto o il margine operativo lordo.

Gli indici di redditività sono potenti perché possono essere analizzati nel tempo così da valutare l’andamento. Possono anche essere confrontati con quello che avevamo previsto, con le nostre ipotesi.

Possono essere messi in relazione alla media del mercato nel nostro settore per capire come stiamo andando rispetto ai competitor o per accedere a finanziamenti.

Gli indici di redditività sono determinanti perché permettono di osservare la capacità di un’impresa di produrre reddito e generare risorse.

L’uso degli indici di redditività permette quindi di valutare l’evoluzione della propria azienda nel tempo.

Questo rende molto più agevoli sia i confronti interni sia i riferimenti esterni, ovvero i confronti con altre aziende nel settore (cosiddetto benchmarking).

L’analisi per indici, quindi, sa essere un’indagine di notevole spessore.

È opportuno che ogni azienda progetti il proprio sistema di indicatori più adatti per la propria situazione.

Indici di redditività: perché sono importanti?

Gli indici di redditività hanno la funzione primaria di fornire degli indicatori sintetici per confrontare agevolmente i diversi bilanci di annualità, anche di imprese differenti.

Sono ottenuti dall’incrocio dei dati contenuti nel conto economico riclassificato e nello stato patrimoniale riclassificato.

Per usare al meglio gli indici di redditività è necessario inserirli in un più ampio contesto di analisi delle attività aziendali.

Infatti, un singolo indice non riesce a dare un quadro completo della situazione. Quindi è importante che l’analisi di redditività venga effettuata in relazione agli altri indici di bilancio, come per esempio quelli finanziari e patrimoniali.

Non c’è bisogno di confrontare molti indici, anzi, è preferibile selezionarne pochi. Quelli più adeguati alla tipologia di analisi da effettuare e collocarli in un più ampio contesto.

Altrettanto importante è il monitoraggio delle variazioni degli indici durante il tempo. In che modo? Mediante il calcolo e l’analisi del medesimo indicatore effettuata su almeno tre bilanci di annualità differenti. Tutto ciò serve per analizzarne le variazioni e l’evoluzione e scoprire i fattori che le hanno provocate.

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Gli indici di redditività dell’impresa

Per misurare la redditività dell’impresa, esistono una serie di metodi chiamati indici di redditività. Con questi indici di redditività, di solito nella prassi, vengono misurate le performance dei risultati della propria gestione imprenditoriale, e sugli stessi, gli osservatori del nostro bilancio, fanno degli apprezzamenti.

In questo articolo, mi concentrerò su una selezione di indici di redditività, che sono i seguenti:

  • Redditività del capitale investito nell’impresa denominato ROI
  • Redditività del capitale proprio dell’imprenditore denominato ROE
  • Redditività delle vendite denominato ROS

l primo degli indici di redditività che andiamo ad analizzare è il ROI (Return On Investment), che indica la redditività del capitale investito in azienda. L’importanza di questo indicatore per l’imprenditore risiede nel fatto che serve a valutare quanto gli rende il denaro complessivamente investito nell’impresa.

Pe la determinazione del ROI si considerano quindi tutti gli investimenti necessari per lo svolgimento dell’attività tipica compreso anche il capitale preso a prestito da terzi, ad esempio quello preso in prestito dalle banche.

Cosa significa se hai un ROI del 10%?

Supponiamo che il totale dei tuoi investimenti sia 100.000 euro e che il reddito operativo sia pari a 15.000 euro. Otteniamo quindi un ROI pari al 15%. Ciò significa che i tuoi investimenti ti rendono il 15%. 15€ guadagnati per ogni 100€ investiti.

Un adeguato ROI consente di autofinanziare lo sviluppo dell’impresa e di remunerare le fonti di finanziamento.

Qual è il giusto valore che questo indice deve assumere, dipende dal settore di attività di appartenenza, dalla struttura aziendale e non solo.

Indici di redditività: parliamo del ROE cos’è e come si calcola

Il return on equity (ROE) esprime la redditività del capitale proprio ed è pari al rapporto tra l’utile di esercizio e il Patrimonio netto (in inglese, equity).

Premesso che il Patrimonio netto “contiene” sia la ricchezza apportata dai soci, che quella formatasi nel corso del tempo per effetto degli utili accantonati e non distribuiti, l’indice in questione misura il rendimento dell’investimento effettuato dai soci stessi nella società.

In altre parole, se a fronte di un Patrimonio netto di 100 €, una società consegue un utile netto di 10 €, significa che il rendimento per i soci è pari a 10 € / 100 € = 10%.

Si tratta evidentemente di un rendimento teorico, perché non tutti i 10 € sono distribuiti ai soci, dal momento che una parte dell’utile è accantonata nelle riserve della società e reinvestita per esigenze della gestione.

Tale indice riflette tuttavia la congruità del risultato economico rispetto al capitale proprio e al rischio assunto dai soci: un rischio generico per lo svolgimento dell’attività d’impresa e uno specifico in funzione delle caratteristiche del business.

Non si può determinare aprioristicamente quale debba essere la congrua remunerazione, poiché varia a seconda del settore e della propensione al rischio dell’imprenditore.

È comunque sensato sostenere che essa debba essere almeno superiore al rendimento garantito da investimenti considerati “riskless”, ovvero con un grado di rischio tendente a zero, come ad esempio i rendimenti dei titoli di Stato di Paesi con economie stabili.

In generale, il ROE può essere meglio apprezzato se confrontato con i ROE medi di settore, sul presupposto che più il valore è elevato, migliore è il livello di remunerazione del capitale proprio.

Il return on sales (ROS)

Il return on sales (ROS) esprime la redditività delle vendite, vale a dire quanta parte dei ricavi è assorbita dalla gestione operativa. L’indice è pari al rapporto tra l’EBIT e i ricavi.

Facendo riferimento all’esempio contenuto nel paragrafo precedente, il ROS è pari al 33% (40 €/120 €). Il risultato, nel caso in specie, indica che ogni 100 € di ricavi si produce un margine operativo di 33,3 €, che sono utilizzate per far fronte alle necessità finanziarie al pagamento delle imposte.

Anche in questo caso è complesso individuare un range di teorica congruità dell’indice e, in generale, è buona norma confrontare il risultato ottenuto con i ROS medi di settore. In ogni caso, più il ROS è elevato, maggiore è redditività del risultato operativo.

Il ROS è diretta conseguenza della capacità delle condizioni di efficienza interna e delle situazioni esterne di mercato. Le prime incidono sulla capacità di contenere i costi, di mantenere un equilibrio economico e di realizzare determinati volumi produttivi. Le seconde influiscono invece sulle dinamiche dei prezzi di vendita, dei costi di acquisto (di materie, beni e servizi) e sulle variabili commerciali.

Il ROS segna dunque uno spartiacque critico. Se la gestione operativa presenta costi in eccesso a quelli consentiti dal livello di fatturato, i ricavi non sono sufficienti per soddisfare le esigenze delle altre aree gestionali, con la conseguenza di compromettere anche il risultato economico finale.

Naturalmente un ROS “capiente” non è condizione sufficiente per assicurare un equilibrio gestionale, ma ne costituisce una premessa significativa.

Indici di redditività: qual è la differenza tra ROE e ROI?

Gli indici di redditività appena presi in esame forniscono informazioni tra loro integrative e si differenziano per la “prospettiva”. Il ROE ha una prospettiva equity side, ovvero finalizzata a calcolare la remunerazione del capitale proprio. Il ROI invece, presenta una prospettiva asset side, cioè volta a determinare la remunerazione degli investimenti effettuati.

Gli indici di redditività: come incidono sul calcolo del rating?

Nell’attribuzione del rating bancario hanno una particolare incidenza gli indici di redditività.  L’analisi della redditività aziendale non può limitarsi alla constatazione dell’esistenza o meno di un utile netto e della sua entità. È importante comprendere in che modo si è formato tale risultato e se esso è frutto dell’attività tipica dell’azienda o di eventi straordinari non ripetibili nel tempo.

Dietro un giudizio di affidabilità – perché questo è il rating – non si cela alcun calcolo misterioso, ma solo un’attenta valutazione di quei fattori che incidono sull’equilibrio economico finanziario di una società.

Conoscere quali indici vengono presi in considerazione nell’analisi e quali informazioni forniscono sull’andamento dell’azienda, offre almeno due grandi vantaggi:

  • permette all’azienda stessa un’autoanalisi del proprio stato di salute economica finanziaria consentendole di agire per tempo sui fattori più critici;
  • consente di valutare in maniera oggettiva e indipendente l’affidabilità di clienti e partner e attuare le misure necessarie per evitare di andare incontro a perdite di denaro.

Indici di redditività: rotazione all’attivo e marginalità sulle vendite

Anch’essi contribuiscono all’analisi di redditività altri due indici, da valutare congiuntamente: l’indice di rotazione dell’attivo e l’indice di marginalità sulle vendite.

L’indice di rotazione dell’attivo o ricavi vendite/totale attivo misura la capacità dell’azienda di trasformare il capitale investito (totale attivo) in ricavi di vendite. In altri termini, indica, a parità di valore del capitale investito, quanto un’azienda è in grado di produrre.

L’indice di marginalità sulle vendite si calcola attraverso la formula Margine Operativo Lordo (MOL)/ricavi dalle vendite e permette di valutare se l’azienda ha un buon margine di guadagno sui prodotti venduti.

Indici per la salute dell’azienda

I vari indici di redditività possono essere di fondamentale importanza, soprattutto in casi come quello in cui si richiede un finanziamento bancario, perché permettono di predire l’esito dell’evoluzione dell’azienda nel tempo, effettuando dei confronti interni anche esterni, cioè con altre aziende concorrenti che operano nello stesso settore di mercato.

Tale analisi è anche detta benchmarking, e consiste in un processo che le grandi aziende svolgono annualmente e con regolarità per supportare delle scelte strategiche.

Una volta selezionati gli indici di redditività da utilizzare a seconda delle proprie esigenze informative, bisogna monitorarli nel tempo, in modo da mantenere dei precisi riferimenti. Noi possiamo aiutarti al meglio in questo percorso! Lascia i tuoi dati e prenota la tua consulenza gratuita! Verrai guidato da uno dei nostri esperti per ottimizzare la gestione della tua impresa

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Il sistema Just in Time: funzioni strategiche e vantaggi https://blog.alzarating.com/il-sistema-just-in-time-funzioni-strategiche-e-vantaggi/ https://blog.alzarating.com/il-sistema-just-in-time-funzioni-strategiche-e-vantaggi/#respond Tue, 06 Dec 2022 10:30:00 +0000 https://www.alzarating.com/?p=4545 Il sistema Just in Time indica l’organizzazione del processo produttivo che prevede il rifornimento del materiale di trasformazione esattamente nel momento in cui viene richiesto. La Filosofia Just in Time è stata teorizzata per la prima volta negli stabilimenti produttivi dalla Toyota e risale agli anni 50, ma è entrata a pieno regime dopo qualche anno in cui ne sono…

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Il sistema Just in Time indica l’organizzazione del processo produttivo che prevede il rifornimento del materiale di trasformazione esattamente nel momento in cui viene richiesto.

La Filosofia Just in Time è stata teorizzata per la prima volta negli stabilimenti produttivi dalla Toyota e risale agli anni 50, ma è entrata a pieno regime dopo qualche anno in cui ne sono state affinate le caratteristiche.

Si è poi diffusa velocemente in tutto il mondo legandosi in maniera indissolubile al concetto di Lean production (produzione snella).

La strategia Just in Time, diversamente dalle altre, basa il suo modello gestionale su una logica pull. Tale filosofia è stata ideata da Kiichiro Toyoda ed è stata introdotta a livello internazionale proprio con il Toyota Production System.

L’azienda, dal punto di vista produttivo, si caratterizza per la scelta la sua abilità nel gestire un flusso continuo tra produzione e andamento della domanda.  Tutto ciò è frutto dell’alto livello di organizzazione e da una sapiente gestione della metodologia just in time.

Qual è l’obiettivo del Sistema Just in Time?

Ridurre al minimo possibile gli sprechi derivanti dall’accumulo di scorte di materiali, semilavorati e prodotti finiti, evitando anche i costi risultanti dalla necessità di immagazzinare grandi quantità di materiali o beni finiti.

In questo senso, la filosofia del just in time punta a evitare situazioni in cui la produzione supera l’effettiva domanda. Utilizzando questa tecnica si evita di accumulare scorte superflue e si punta ad accorciare i processi di progettazione e produzione dando vita a un modello industriale vincente per qualità e servizi.

Per implementare una logistica just in time bisogna quindi passare da una logica di produzione push a una logica pull. In che modo? Avviando i processi produttivi solo quando c’è domanda e solo dopo aver individuato una strategia che produca davvero valore.  

Questo implica un sistema produttivo flessibile ed elastico che sappia adattarsi alle evoluzioni e fluttuazioni del mercato, riorganizzando le proprie risorse in base alle necessità.

Quali sono i requisiti per renderlo funzionale?

Il sistema Just in Time impone alcune condizioni da un punto di vista organizzativo. Ecco qui una breve lista dei requisiti principali da soddisfare:

  • Il flusso di informazioni deve essere fluido e costante. È necessaria un’ottima coordinazione tra fornitori, produttori e clienti.
  • È essenziale rendere prioritaria l’affidabilità del fornitore, e mettere in secondo piano l’acquisto di grandi quantità di prodotti a prezzo speciale. Ciò può comportare la ripianificazione dei processi di approvvigionamento e dei criteri di selezione dei fornitori.
  • È opportuno vagliare l’implementazione di tecnologie che permettono di realizzare previsioni più precise e far fronte ad aumenti improvvisi della domanda.

I requisiti appena elencati fanno emergere tutta la complessità di un modello che fa leva sulla capacità di adeguare la produzione alla domanda. In molti casi, soprattutto quando quest’ultima oscilla più del previsto, il comparto produttivo può finire sotto pressione, poiché deve essere sempre pronto a fornire le risorse in tempi brevi.

Per rendere meno faticosa l’applicazione del just in time, si può ricorrere a un modello più “soft”. Ad esempio, disporre di un minimo di stock, almeno per quei prodotti che hanno un indice di rotazione alto, consente di lavorare in funzione della domanda, ma di non dipendere completamente da essa, alleggerendo così la pressione che ricade sulla filiera produttiva.

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Just in Time: caratteristiche e principi

Come ogni modello produttivo, il just in time (JIT) possiede alcune caratteristiche che lo distinguono da altri. Le principali sono:

  • Produzione senza stock;
  • Allocazione delle risorse in base alla domanda;
  • Produzione in base alle necessità produttive;
  • Eliminazione degli sprechi;
  • Sforzo continuo nella risoluzione di problemi;
  • Continuo miglioramento dei processi;
  • Amministrazione integrata alla produzione.

Oltre alle caratteristiche essenziali, il sistema Just in Time si basa su quattro principi ben definiti:

  • Qualità: il fatto di essere snello e veloce non significa che il sistema JIT non dia valore alla qualità. Al contrario, questo è uno dei suoi elementi principali! L’alleanza tra qualità ed efficienza produttiva è uno dei pilastri della filosofia JIT;
  • Flessibilità: un’altra questione enfatizzata dal JIT è la flessibilità della produzione (dopo tutto, si tratta di un sistema creato per adattarsi alla domanda di prodotti su richiesta);
  • Velocità: è impossibile dissociare il modello JIT dalla velocità, perché l’intero sistema è pensato per raggiungere la massima velocità di produzione, dato che le risorse vengono allocate solo prima della domanda produttiva;
  • Affidabilità: adottare un sistema basato sulla produzione su richiesta significa anche avere fiducia che il processo si svolga come deve, poiché guasti o eventi imprevisti possono comprometterlo. L’affidabilità è quindi una delle caratteristiche essenziali del JIT.

In che modo la strategia Just in Time aumenta la redditività

La strategia di produzione Just in Time ha un effetto importante su altre misure di efficienza e redditività aziendale.  Inventario inferiore significa una cifra patrimoniale totale ridotta in bilancio, a parità di tutto il resto.

Ciò si traduce direttamente in un rapporto ROTA (Return on Total Assets) più elevato.

Il rapporto ROTA divide i guadagni di una società prima degli interessi e delle tasse per le sue attività totali per determinare con quale efficacia il modello operativo dell’azienda utilizza i fondi investiti per generare profitto.

Il rapporto di rotazione delle attività è un altro rapporto di efficienza che riflette la capacità di un’azienda di generare entrate dividendo le vendite nette per le attività totali.

La diminuzione delle scorte significa un denominatore più piccolo in entrambe queste formule, portando a rapporti più sani su tutta la linea.

Quali sono i vantaggi?

I benefici della logistica Just in Time sono i seguenti:

  • Si riducono i costi legati allo stoccaggio, poiché producendo solo il necessario diminuisce la merce in stock e si abbattono i costi di conservazione.
  • Diminuisce il rischio che i prodotti diventino obsoleti e da sostituire.
  • Maggiore flessibilità in risposta alle fluttuazioni di mercato.
  • Calano i tempi di preparazione all’interno del magazzino, consentendo al personale di dedicarsi alle aree dove c’è necessità.
  • Migliora il flusso dei materiali dal magazzino agli scaffali, la merce viene elaborata più velocemente e le mansioni si diversificano.
  • Si accorciano gli intervalli di produzione, che può spostarsi da un prodotto a un altro con estrema agilità.
  • Si investono meno risorse nelle materie prime poiché si acquista solo la quantità necessaria a produrre gli ordini di vendita registrati.

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Sistema Just in Time: come applicarlo nella tua azienda

Oggi molte aziende di valore utilizzano il sistema Just in Time come modello di produzione. Affinché sia possibile implementarlo nella tua azienda, è necessario seguire alcuni passaggi fondamentali. Li riassumiamo per te qui sotto.

Ripensa gli obiettivi della tua azienda

Il primo passo è analizzare la situazione attuale della tua attività e capire se il Just in time ha senso per te in questo contesto.

Sebbene sia efficiente e possibile da implementare in qualsiasi azienda, è necessario tenere a mente quali sono gli obiettivi e le finalità dell’impresa e se il modello aiuta in qualche modo a raggiungerli. Se sì, è il momento di attuare alcuni adattamenti necessari all’interno della catena di produzione.

Organizza gli spazi

Spazi come le scorte, i magazzini e i luoghi di stoccaggio e distribuzione delle materie prime devono essere ripensati e riorganizzati per facilitare il ciclo produttivo nel JIT, che si basa sull’efficienza e sulla produzione continua.

Inoltre, uno dei fattori essenziali affinché tutto avvenga in sincronia è l’ottimizzazione degli spazi fisici, soprattutto nelle grandi aziende e nei settori industriali.

Nell’industria dell’abbigliamento, ad esempio, lo spazio tra lo stoccaggio dei prodotti e la sala taglio deve essere ripensato per snellire il processo.

Forma gli addetti ai lavori

Qualsiasi cambiamento nel sistema produttivo deve essere immancabilmente trasferito ai professionisti, che devono essere formati per renderlo attuabile e operativo.  

Ciò significa investire nella formazione di tutti i soggetti coinvolti, direttamente e indirettamente.

Controlla tutti i processi

Un sistema basato sul JIT deve essere controllato a tutti i livelli, poiché i fallimenti del processo possono causare colli di bottiglia, ritardi, rilavorazioni e insoddisfazione dei clienti.

Il team logistico e la direzione devono svolgere un lavoro integrato, controllando i processi dalla materia prima al risultato finale. Questo è l’unico modo per garantire il successo nell’adozione del just in time.

Investi in una migliore comunicazione interna

Come già sapete, l’integrazione è una caratteristica non solo del JIT, ma anche di tutte le fabbriche intelligenti che si stanno ammodernando attraverso il modello 4.0.

Pertanto, investire nella comunicazione interna è un modo non solo per implementare correttamente il just in time, ma anche per modernizzare l’intera produzione.

Crea nuove metriche dei processi coinvolti

I cambiamenti nei processi si riflettono direttamente nel controllo della loro efficacia, cioè nella valutazione delle metriche utilizzate e del loro senso nel nuovo contesto produttivo.

Just in Time e Kanban: come si relazionano tra loro?

Per ragioni storiche, c’è qualche dubbio sulla differenza tra Sistema Just in Time e Kanban, argomento che tratterò nel prossimo articolo, dato che entrambi sono stati implementati da Toyota in Giappone relativamente nello stesso periodo.

Sebbene entrambe possano essere viste come forme distinte di organizzazione, il Kanban fa parte del Just in time e può essere applicato come forma di controllo della catena di produzione e di gestione del tempo.

Scopri come ottimizzare la gestione della tua produzione e goderne i vantaggi grazie a questo sistema, lascia i tuoi dati qui sotto ed affidati ad un team di esperti che ti guideranno in un percorso innovativo e differenziante!

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 Il Private Equity può influenzare il sistema finanziario? https://blog.alzarating.com/il-private-equity-puo-influenzare-il-sistema-finanziario/ https://blog.alzarating.com/il-private-equity-puo-influenzare-il-sistema-finanziario/#comments Tue, 08 Nov 2022 10:30:00 +0000 https://www.alzarating.com/?p=4493 Il private equity è l’attività di investimento istituzionale in capitale di rischio di aziende caratterizzate da un elevato potenziale di sviluppo. Si tratta dell’attività effettuata da investitori istituzionali al fine di ottenere una remunerazione del capitale investito. Il rapporto tra Fondo di private equity e impresa partecipata è stato definito win-win. Questo perché se da…

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Il private equity è l’attività di investimento istituzionale in capitale di rischio di aziende caratterizzate da un elevato potenziale di sviluppo.

Si tratta dell’attività effettuata da investitori istituzionali al fine di ottenere una remunerazione del capitale investito. Il rapporto tra Fondo di private equity e impresa partecipata è stato definito win-win.

Questo perché se da un lato il Fondo mira ad ottenere un guadagno consistente quando avverrà la sua uscita dal capitale sociale dell’azienda partecipata, dall’altro si impegna affinché il processo di creazione di valore dell’impresa target sia anch’esso consistente.

Infatti, più il valore dell’impresa aumenterà, maggiore sarà la remunerazione del capitale messo a disposizione dal Fondo. Quindi, si tratta di un rapporto del quale entrambi i partners possono trarre notevoli vantaggi.

Come nasce il Private Equity?

La nascita del private equity in genere si fa risalire alla fine della Seconda Guerra Mondiale, con la costituzione della prima multinazionale di private equity, la 3i della Bank of England.

In realtà la primissima operazione di private equity è stata compiuta nel lontano 1901 negli Stati Uniti. Questo con l’acquisizione della Carnegie Steel Corporation da parte del magnate bancario J.P. Morgan, che poi ha portato alla costituzione della United States Steel, la società con la più alta capitalizzazione del mondo in quel periodo.

Il boom del private equity si è verificato solo a partire dal 1980, con la costituzione in Europa di diverse società e associazioni specializzate in questo tipo di investimento.

Con la crisi economica del 2008, la riduzione dei finanziamenti concessi alle imprese, ha dato nuova linfa vitale al private equity, che ha sostenuto la crescita di società ad elevato potenziale.

Come funziona il Private Equity?

Le operazioni di private equity partono dall’intenzione di un grande investitore o fondo di investimento di finanziare determinate società non quotate nei mercati regolamentati.

Il finanziamento del progetto dell’azienda target si realizza in un arco temporale di almeno 5 anni. Il fine è quello di raggiungere determinati obiettivi aziendali, concordati con l’imprenditore.

Dopo questa fase in cui vengono apportati capitali e/o competenze, l’investitore esce dall’investimento. Nella migliore delle ipotesi incassa il capital gain generato in questo periodo.

Quando l’operazione si conclude con successo, l’investitore si assicura un cospicuo guadagno.

Si possono però registrare grandi benefici anche per l’impresa finanziata. Questo perchè può accedere a grandi capitali senza dover pagare gli alti interessi previsti dai prestiti bancari.

Così come gli investimenti in private equity possono portare a grandi guadagni per l’investitore, allo stesso modo possono comportare ingenti perdite.

Si tratta spesso di operazioni ad alto rischio riservate a grandi magnati della finanza, fondi d’investimento, gruppi bancari e compagnie assicurative.

Perché il Private Equity viene considerato vantaggioso?

Questa forma di investimento è di medio-lungo termine ed è molto vantaggiosa per le imprese. Questo perchè l’investitore non si limita a fornire capitale di rischio, ma dà un fondamentale apporto professionale all’attività della società.

In che modo? Partecipando alle decisioni strategiche imprenditoriali con le proprie conoscenze ed esperienze e lasciando la gestione operativa all’imprenditore o al management.

L’impresa, dunque, oltre al finanziamento riceve anche un know how. Se l’investitore ha un certo prestigio, quest’ultimo si riverbera sull’impresa potenziando la sua immagine sul mercato e potenziando il suo standing creditizio nei confronti delle banche.

Sul fronte della domanda di credito, il fatto che un’impresa possa ricorrere ad operatori specializzati nel sostegno finanziario finalizzato alla creazione di valore, consente ad essa di reperire un capitale che attende una remunerazione non immediata.

Si tratta di investimento a medio-lungo termine, che può essere utilizzato a sostegno della fase di start up.

Oppure per piani di sviluppo o per nuove strategie, acquisizioni aziendali, passaggi generazionali e via dicendo.

All’origine del finanziamento vi è sempre un’esigenza da soddisfare, interna od esterna all’attività d’impresa.

L’imprenditore o il manager si rivolgono all’operatore illustrando le caratteristiche dell’attività e gli obiettivi che si vogliono perseguire. Obiettivi personali o aziendali, comunque sempre basati sulla qualità dell’investimento prospettato e quindi sulla redditività, sulla funzione della produttività, della solidità, dell’affidabilità del soggetto o dei soggetti che hanno la responsabilità della gestione.

Il progetto di sviluppo richiede acquisizione di risorse e garantisce la capacità di restituzione; l’accordo tra imprenditore ed operatore si conclude, sulla base del progetto, con il precipuo scopo che quest’ultimo si realizzi.

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Fondi private equity e venture capital: differenze e rischi  

Differenze con il venture capital

Private equity e venture capital sono due forme d’investimento che spesso vengono confuse e sovrapposte. Il venture capital è una particolare tipologia di private equity, che si concentra sui finanziamenti alle startup da parte dei cosiddetti business angel.

Le nuove società che accedono al venture capital si trovano ancora all’inizio del loro percorso di ingresso sul mercato e quindi rappresentano una vera incognita per gli investitori.

Trattandosi di società dai progetti ambiziosi e molto promettenti, attirano l’attenzione e i finanziamenti dei venture capitalist. I piccoli investitori che vogliono investire nel progetto, in genere possono farlo attraverso le iniziative di equity crowfunding.

Fondi di Private Equity

Un fondo di private equity può focalizzare la sua attenzione su aziende che si trovano in una specifica fase del loro percorso. Quando l’investimento avviene nelle prime fasi del ciclo di vita dell’impresa si parla di seed financing, che finanzia l’idea dell’imprenditore, oppure di startup che accedono al venture capital.

Le operazioni di private equity si possono concentrare anche sulle imprese in fase di first round o second round. Questo a seconda se abbiano iniziato il processo di espansione o si aprano al mercato azionario.

Le grandi società che accedono ai finanziamenti di private equity possono trovarsi anche nella fase di quotazione o cessione delle quote. Oppure nella fase di ristrutturazione aziendale o della compagine dei soci

Non sempre i fondi di private equity hanno come obiettivo la crescita e la prosperità dell’impresa target. I cosiddetti fondi avvoltoio, ad esempio, puntano le aziende in difficoltà, con l’obiettivo di modificare la gestione operativa o smantellare l’impresa per guadagnare dalla vendita dei suoi asset.

Quali sono i rischi?

In prospettiva, la valutazione preliminare di fattibilità del piano finanziato acquista qui un maggior valore pregnante rispetto all’investimento in un fondo di Private Equity .

Potrebbe profilarsi, infatti, un rischio di rapida obsolescenza o mancato successo commerciale del prodotto (soprattutto se tecnologico), anche per l’ingresso sul mercato di un concorrente.

Altro rischio è un necessario rifinanziamento dell’operazione e di impossibilità di smobilizzo del capitale investito in early stage per mancato raggiungimento di dimensioni di crescita prefissate.

Il venture capitalist gode, infatti, di una serie di strumenti volti a colmare il problema delle asimmetrie informative sia in fase di verifica della validità tecnica e commerciale dell’idea imprenditoriale, sia nella fase di gestione dell’impresa, ma soprattutto una serie di garanzie, ormai invalse nella prassi, contro possibili comportamenti opportunistici o superficiali dell’imprenditore nella conduzione dell’impresa.

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Private Equity nel mondo e il suo trend nel 2022

Le società di private equity nel mondo fanno registrare anno dopo anno una crescita esponenziale sia del capitale investito, sia del numero di operazioni ed investitori. Questa crescita riguarda in modo particolare il settore tecnologico e probabilmente questo trend è destinato a continuare anche nel 2022.

Alcuni fondi di private equity sono dei veri e propri colossi della finanza, come la newyorkese BlackRock, che attraverso la BlackRock Financial Management gestisce 1,03 trilioni di dollari, oppure la Bridgewater Associates fondata da Ray Dalio, che gestisce circa 150 miliardi di dollari.

Vantaggi e svantaggi

Le imprese che riescono ad accedere ai finanziamenti di private equity hanno dei grandi vantaggi, perché possono contare sull’esperienza e sui capitali degli investitori, senza passare attraverso i tradizionali canali di finanziamento, spesso più onerosi.

Gli investimenti di nicchia tipici del private equity offrono opportunità di grandi guadagni per gli investitori, che sfruttano la loro esperienza per individuale le occasioni migliori. Sebbene gli investimenti possano essere molto profittevoli, rappresentano anche un rischio piuttosto elevato, che potrebbe portare alla perdita dei capitali investiti.

Uno svantaggio del private equity è la difficoltà nella liquidazione delle partecipazioni sociali. Visto che si tratta di investimenti che si muovono al di fuori dei mercati regolamentati, sia l’acquisto che la vendita delle azioni avviene attraverso trattative private e questo può comportare delle difficoltà nella ricerca di venditori e acquirenti.

Conclusioni

Abbiamo visto che il private equity è una forma d’investimento molto specializzata che presenta delle barriere all’entrata molto alte. Il piccolo investitore può contribuire con i propri capitali sono attraverso dei fondi comuni, che in Italia sono gestiti da SGR o gruppi bancari.

Molti non sanno che è possibile sfruttare allo stesso tempo i vantaggi di private equity ed ETF, perché alcuni ETF investono proprio sulle società di private equity. Fonte: Money farm

 Ricordiamo che la regola aurea quando si tratta di investimenti è la diversificazione, così da ammortizzare i bruschi movimenti mercato.

E prima di lasciarti voglio condividere con te alcuni dei nostri obiettivi ottenuti con le nostre aziende clienti: Ogni 10.000,00 Eur investiti con noi, i nostri clienti hanno ottenuto 74.000 euro a fondo perduto.

Dopo il primo anno di percorso fatto insieme a noi “l’incremento medio di fatturato delle aziende nostre clienti che hanno seguito il metodo AlzaRating, è stato del 88%.

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Dopo un primo confronto valuteremo la soluzione più adatta per farti ottenere i migliori investimenti e altri servizi complementari per far decollare il tuo business.

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Reddito operativo: cos’è e perchè è importante? https://blog.alzarating.com/reddito-operativo-cose-e-perche-e-importante/ https://blog.alzarating.com/reddito-operativo-cose-e-perche-e-importante/#respond Fri, 04 Nov 2022 11:20:47 +0000 https://www.alzarating.com/?p=4484 Il reddito operativo è un importante parametro di misurazione dell’utile e riflette la performance operativa dell’azienda. Non prende in considerazione i guadagni o le perdite non operative subite dalle imprese, l’impatto della leva finanziaria e i fattori fiscali. Viene calcolato come differenza tra profitto lordo e costi operativi dell’azienda. In breve, è il reddito/profitto guadagnato dopo tutte…

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Il reddito operativo è un importante parametro di misurazione dell’utile e riflette la performance operativa dell’azienda.

Non prende in considerazione i guadagni o le perdite non operative subite dalle imprese, l’impatto della leva finanziaria e i fattori fiscali.

Viene calcolato come differenza tra profitto lordo e costi operativi dell’azienda. In breve, è il reddito/profitto guadagnato dopo tutte le spese ad eccezione del costo finanziario rettificato.

Tale reddito o meglio subtotale o reddito intermedio ci indica la reddittività della gestione caratteristica del business ovvero la capacità della gestione caratteristica di coprire tutti i costi sostenuti per ottenere quanto evidenziato nella macro-classe A) del conto economico.

La positività di questo “indicatore” rappresenta condizione necessaria per un equilibrio economico e finanziario a valere nel tempo. Un reddito operativo positivo è presupposto necessario per la continuità aziendale.

Cosa vuol dire avere un reddito operativo positivo?

Un reddito operativo positivo garantisce il rinnovo parco macchine, il pagamento dei debiti futuri certi o probabili ed infine la copertura delle eventuali perdite di valore delle attività patrimoniali. La positività, comunque, di questo indicatore, potrebbe risultare insufficiente ai fini della solvibilità di breve termine della società ovvero quella a 6 mesi in quanto potrebbe darci dei falsi segnali sotto l’aspetto della liquidità che si è generata dalla gestione tipica del business.

Infatti, all’interno della macro-classe A) troviamo la produzione ottenuta, venduta e incassata; la produzione ottenuta, venduta e non incassata; la produzione ottenuta non venduta e quindi non incassata. Nella macro-classe B) del conto economico, a sua volta, potremo trovare dei costi non monetari quali a titolo esemplificativo: quota Tfr, ammortamenti, accantonamenti rischi e oneri, svalutazioni.

In altri termini, la differenza (A-B) non ci potrà mai indicare quanta liquidità si è effettivamente generata dalla gestione caratteristica e quindi tale indicatore non può essere preso a riferimento

Tale indicatore, infatti, ci indica l’esistenza di un equilibrio economico che si manifesta quando il valore della produzione supera i costi sostenuti per realizzarla.

Vuoi sapere com’è possibile avere un reddito operativo positivo e non correre rischi? Allora clicca qui sotto e

Cosa succede se il reddito operativo è negativo?

Se il reddito operativo è negativo abbiamo detto che l’equilibrio economico e finanziario di medio e lungo termine potrebbe essere compromesso mentre la solvibilità di breve termine potrebbe essere “apparentemente” salvaguardata. Questo grazie all’utilizzo di liquidità che erano state precedentemente accantonate per fronteggiare sia gli impegni già previsti dall’imprenditore che quelli imposti dal medesimo legislatore quali ad esempio l’indennità di fine rapporto (art. 2120 c.c.).    

La liquidità che sarà messa a disposizione della solvibilità di breve termine viene però sottratta alle necessità di:

  • rinnovare il parco macchine;
  • pagare le indennità di fine rapporto;
  • fronteggiare i debiti certi e/o probabili che erano stati sul piano della ragionevolezza economica contabilizzati e che poi successivamente si sono effettivamente verificati;
  • recuperare/ripianare la perdita di valore delle attività immobilizzate e non immobilizzate.

Ai sensi degli artt. 2433 e 2478bis c.c. l’imprenditore può distribuirsi solo gli utili effettivamente realizzati.

Ma qual è la differenza tra reddito operativo e utile netto?

La differenza fondamentale tra reddito operativo e utile netto è che i redditi operativi si riferiscono ai redditi percepiti da un’organizzazione aziendale durante il periodo in esame dalle sue principali attività generatrici di entrate. Di conseguenza non considerano i proventi non operativi e i costi non operativi.

L’utile netto invece si riferisce al reddito dell’impresa che si guadagna durante il periodo successivo alla considerazione di tutte le spese sostenute dalla società durante tale periodo.

Entrambi sono metriche essenziali nei rendiconti finanziari. Il reddito operativo è il reddito generato dalle operazioni quotidiane o, in altri termini, dalle attività principali di un’azienda. Viene calcolato dopo aver dedotto il costo delle operazioni dalle vendite totali.

Matematicamente, può essere espresso come:

Reddito operativo = Reddito lordo – Costi operativi – Ammortamenti

L’utile netto è il risultato finale. È l’utile finale disponibile per gli azionisti dopo aver dedotto le spese per interessi, eventuali entrate o spese straordinarie e le imposte.

Matematicamente, può essere espresso come:

Utile netto = Reddito operativo + Altri proventi – Interessi passivi + Utile straordinario una volta – Spese straordinarie una volta – Imposte

L’equazione precedente ci aiuta a identificare il rapporto tra reddito operativo e reddito netto. Il reddito operativo, da un lato, identifica i proventi generati dalle attività operative dell’azienda. L’utile netto, d’altra parte, quantifica qualsiasi reddito generato dall’azienda sia da operazioni che da interessi guadagnati da investimenti o persino da un reddito generato dalla liquidazione di un attivo.

Il reddito è un sottoinsieme di un ombrello più grande chiamato utile netto.

Il reddito operativo si occupa solo dei ricavi generati e del costo delle operazioni. L’utile netto si occupa non solo di entrate, costi, spese, ma anche spese pagate una volta sola all’anno, tasse e supplementi.

Pertanto, a volte potresti vedere un numero elevato nella sezione dei redditi operativi dello stato patrimoniale, che viene completamente cancellato nella riga finale di bilancio. Poiché l’utile netto denota la redditività dell’impresa, viene utilizzato nel calcolo di parametri come rendimento del capitale proprio e rendimento degli attivi.

Gli azionisti sono principalmente interessati a questi rapporti, in quanto determineranno solo se i loro investimenti sono stati utili.

Il reddito delle imprese

Dopo aver esaminato il reddito operativo ed averlo comparato con l’utile netto una cosa è ben chiara: nell’impresa è il REDDITO OPERATIVO che comanda, il resto non conta.

Lo dicono tutti all’imprenditore. I clienti, i fornitori e soprattutto le banche.

Quante volte sarà capitato che portando i propri bilanci in banca, vi dicono: mi dispiace, ma il suo reddito operativo è praticamente inesistente o comunque insufficiente a ripagare anche gli interessi passivi!

In effetti in banca si chiedono ma come fa questo imprenditore che non ha un reddito operativo a ripagarci gli interessi passivi e restituirci il capitale? Per intenderci, il REDDITO OPERATIVO è una grandezza economica di fondamentale importanza per valutare la bontà delle scelte gestionali dell’impresa, e rappresenta quanto in termini economici rende il capitale investito nell’impresa.

Nella finanza d’impresa, il reddito operativo si denomina EBIT, e cioè il risultato prima degli interessi passivi e delle tasse.

Come avrai capito da quest’ultimo paragrafo e il reddito operativo che comanda nella tua impresa! Che ne dici di ottimizzarlo affidandoti ad un team di esperti finanziari? Clicca qui sotto e

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Calcolare il reddito operativo ti aiuta a gestire il flusso di cassa?

Quando hai bisogno di conoscere i livelli di liquidità disponibili in azienda, il reddito operativo rappresenta un buon punto di partenza. Il flusso di cassa operativo, infatti, si calcola a partire dall’EBIT.

A questo valore si aggiungono poi le imposte sul reddito d’esercizio e gli oneri finanziari.

Calcolare il reddito operativo può farti conoscere i livelli di liquidità, ma per gestire il cash flow nel migliore dei modi servono strumenti diversi. Molte aziende si affidano quindi a software su misura, che danno accesso al cash flow a partire dai movimenti di cassa.

Il valore del reddito operativo è certamente importante per capire se il tuo business è solido. Il flusso di cassa operativo però ha una funzione ancora più pratica, perché ti guida nelle decisioni aziendali e ti aiuta a gestire con rigore debiti e spese.

Cos’è il flusso di cassa?

Per l’azienda il cash flow è uno degli indicatori più importanti perché fornisce informazioni dettagliate su entrate ed uscite, consentendo di determinare la solidità e la liquidità del business.

Queste informazioni sono conservate dal contabile finanziario e la loro importanza risiede nel controllo del rendiconto finanziario. Questo a sua volta consente di valutare la capacità di un’azienda di generare ricchezza e aiuta a prendere decisioni strategiche sul finanziamento dell’attività.

Potremmo quindi definirla come l’informazione sulle risorse che un’impresa genera, sia in termini di entrate che di spese, in un determinato periodo di tempo, utilizzata per indicare l’accumulo netto di patrimonio durante un determinato periodo”

In sintesi, il significato di flusso di cassa si riferisce alla differenza tra incassi e pagamenti in un determinato periodo di tempo. In altre parole, il flusso riflette il reddito netto.

Pertanto, la differenza tra entrate e uscite, ovvero il risultato della sottrazione delle spese sostenute dalle entrate dell’azienda, è nota come flusso di cassa netto. 

Quali vantaggi porta all’impresa?

Ecco i vantaggi che un’azienda può ottenere grazie ad un corretto calcolo del reddito operativo:

  • Si utilizza per misurare l’efficienza operativa dell’azienda e, calcolando il margine di reddito operativo di diverse attività, è possibile confrontare l’efficienza operativa.
  • Il calcolo è semplice e per lo più standardizzato, il che porta a un facile confronto anche tra le aziende.
  • È strettamente collegato e monitorato da banche e istituzioni finanziarie, che fornisce prestiti all’impresa. Vari coefficienti importanti, ad esempio il Rapporto copertura interessi, derivano solo dai proventi operativi.

Conclusione

Il reddito operativo è un parametro importante che evidenzia l’efficienza operativa dell’azienda e la buona gestione nel trasformare i loro sforzi in profitti. Aiuta i potenziali investitori e finanziatori dell’azienda a valutare quanto sia redditizia l’attività in cui intendono investire / prestare in quanto mostra il reddito core business della società ed esclude tutti i proventi non operativi dal suo ambito di competenza.

Inoltre, aiuta a misurare il successo operativo dell’azienda e non è influenzato dalla leva finanziaria e dal fattore fiscale.

Il successo di un’azienda si determina in base a come si gestisce.

Questo aiuta a soddisfare questi criteri in quanto evidenzia chiaramente la domanda per il prodotto e i servizi aziendali prendendo in considerazione le vendite e anche il costo sostenuto dall’azienda nell’adempimento di tali vendite prendendo tutte le spese operative.

Sai valutare e calcolare il tuo reddito operativo? Ti piacerebbe ottimizzarlo insieme agli altri parametri menzionati nell’articolo ottimizzare il tuo business?

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Il piano aziendale è un documento che delinea la tua visione d’impresa, come funziona e quali obiettivi si vogliono perseguire.

Quali sono gli obiettivi di un piano aziendale

Il piano aziendale ha come obiettivi quello di:

  • pianificare il lancio della tua attività. Una volta che hai raccolto le tue idee e le tue ricerche in un documento, inizierai a vedere domande che hanno necessità di risposte. Ricerche che dovrai effettuare e schemi che ti aiuteranno a costruire delle forti fondamenta commerciali.
  • informare i potenziali investitori sulla tua attività. Queste sono le persone e le società che speri possano investire nella tua attività. Persone che vorranno verificare i tuoi piani e le tue finanze, in modo da poter giudicare quante possibilità di successo ha la tua azienda. Un efficace piano aziendale può rafforzare le tue probabilità di mantenere gli investitori.

Quando ben fatto, il piano aziendale è un percorso verso la tua definizione di successo. Può aiutarti a prepararti al meglio ad eventuali sfide inaspettate, evidenziare eventuali difetti ed individuare opportunità prima di aprire le porte al pubblico. 

Naturalmente il piano aziendale varia in base al tipo di azienda, che sia una startup o azienda già avviata.

Piano aziendale per startup

Nel caso delle startup, un piano aziendale aiuta i fondatori a delineare le proiezioni future, il budget, gli obiettivi e le attività da svolgere. 

In questo caso quindi il business plan si concentra sugli aspetti più generali dell’azienda. Su come e quando questa raggiungerà i suoi obiettivi, e perché i fondatori sono le persone adatte per questo lavoro. Infine, stabilirà un quantitativo di denaro necessario per lanciare il business e arrivare, potenzialmente, a dei guadagni.

Queste ovviamente sono informazioni generali: se vuoi sapere come fare un business plan per una startup, quali informazioni deve contenere e come strutturare un piano aziendale strategico e di successo clicca qui sotto è

Piano aziendale per un’azienda già avviata

Anche le aziende già ben avviate e presenti sul mercato da tempo devono gestire e guidare il loro business in maniera strategica per approfittare di nuove opportunità.

Le aziende utilizzano il piano aziendale per rinforzare una strategia, stabilire delle linee d’azione, gestire responsabilità e obiettivi, tenere traccia dei risultati e pianificare l’utilizzo delle risorse in base a entrate e uscite.

Per le aziende esistenti, redigere un business plan può comportare un notevole vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza, che porta di conseguenza a una crescita più rapida e a una maggiore innovazione.

Perché è importante farlo?

Le potenzialità di un piano aziendale permettono al management della società di comprendere quali possono essere i risultati positivi dell’attività programmata e le modalità considerate migliori per il raggiungimento degli stessi.

Inoltre, garantiscono una corretta informativa ai lettori di riferimento.

Risulta quindi evidente come, a seconda delle specifiche caratteristiche della società, il piano aziendale debba essere strutturato considerando i soggetti cui è indirizzato.

Si pensi, ad esempio, ad una start up per la quale il piano aziendale rappresenta la modalità attraverso cui presentare l’idea imprenditoriale ai potenziali investitori, ovvero a coloro interessati all’attività svolta dalla neocostituita.

Le finalità possono quindi coerentemente suddividersi tra quelle interne ed esterne. Le prime attengono alla possibilità di analizzare le conseguenze delle scelte strategiche imprenditoriali. Quelle esterne rappresentano invece l’opportunità di presentare un progetto a soggetti terzi. L’Obiettivo è quello di reperire mezzi finanziari da potenziali nuovi investitori, ovvero trattenere nella propria compagine sociale i soggetti già presenti.

Quali sono i suoi vantaggi?

Il vantaggio fondamentale derivante dalla predisposizione di un business plan permette di ottenere una visione integrata della propria realtà aziendale ovvero del proprio progetto imprenditoriale.

Questo permette di pensare in modo sistematico e definire coerenti strategie imprenditoriali che tengano conto sia dei risultati cui si aspira sia delle disponibilità e circostanze economico-finanziarie attuali.

In secondo luogo, l’analisi approfondita dei flussi derivanti da una determinata attività permette di comprendere i punti deboli della propria impresa. In questo modo si può prevedere le conseguenze e le modalità attraverso cui risolvere le problematiche principali.

Così sarà possibile formulare una strategia mirata ed efficace.

Alla base di un simile piano vi è pertanto un’analisi di mercato e di settore indirizzata all’individuazione dei principali competitors, delle opportunità all’interno delle dinamiche concorrenziali e temporali. 

Tale benchmark permette anche di determinare le tempistiche adeguate rispetto ai propri obiettivi e alla propria posizione nel mercato.

Quando un piano aziendale diventa strategico

Sebbene i due termini siano spesso utilizzati in modo intercambiabile, un business plan e un business plan strategico non sono gli stessi. Un business plan di solito stabilisce obiettivi a breve termine e descrive i passi necessari per realizzarli.

In alternativa, un piano strategico definisce tipicamente gli obiettivi a medio e lungo termine e descrive in dettaglio le strategie necessarie per raggiungerli. Praticamente combina gli obiettivi aziendali con le esigenze di mercato.

I componenti del business plan, come il riepilogo esecutivo e l’analisi del piano di marketing, sono inclusi all’interno di un business plan strategico.

Tuttavia, un piano aziendale strategico farà un passo avanti rispetto a un business plan tradizionale indicando in modo specifico come un’azienda raggiungerà gli obiettivi stabiliti.

Un fattore di differenziazione significativo tra un business plan e un piano strategico è l’utilizzo di obiettivi di medio e lungo termine stabiliti per sfruttare tutte le opportunità di business disponibili. Un altro importante fattore di differenziazione del piano aziendale e del piano strategico e l’ampia analisi intrapresa.

L’analisi durante la pianificazione strategica aziendale studia sia l’ambiente aziendale più ampio che i punti di forza, le debolezze, le opportunità e le minacce specifiche dell’azienda.

Vengono inoltre analizzati i punti di forza, le debolezze, le opportunità e le minacce di una specifica organizzazione. Questo tipo di processo viene chiamato analisi Swat.

Piano strategico aziendale: come elaborarlo

I punti chiave per formulare una strategia

Per elaborare il piano strategico aziendale, una PMI dovrebbe, con periodicità di ogni 3-5 anni, analizzare i punti fondamentali del proprio business, ossia:

  • Gli attuali trend del mercato
  • I movimenti della concorrenza e degli altri attori sul mercato
  • Le nuove opportunità e minacce all’orizzonte
  • Gli “assi nella manica” che l’azienda usa/può usare per avere una posizione competitiva
  • Le aspettative di crescita aziendale che ha l’imprenditore
  • La volontà o meno di investire risorse per far sì che l’azienda rimanga competitiva

Elaborare il piano aziendale

Da queste riflessioni nasce un piano aziendale che include le iniziative di cambiamento da intraprendere negli anni a venire e in particolare:

  • obiettivi (non solo economici) da perseguire
  • L’arco di tempo necessario per raggiungerli
  • uso di nuovi modelli organizzativi e commerciali
  • risorse umane da impiegare e le eventuali nuove competenze da assumere
  • L’adozione di nuove tecnologie digitali
  • L’espansione territoriale
  • creazione o dismissione di linee di business
  • La crescita del livello di managerialità della direzione
  • I tempi e le scadenze su cui misurare l’andamento del piano industriale


Piano strategico: vantaggi e 5 buoni motivi per farlo     

Attraverso la preparazione del piano strategico si ottiene una visione integrata della propria azienda o del proprio progetto imprenditoriale. In un unico documento, infatti, devono essere raccolte tutte le informazioni fondamentali di un’impresa o di un progetto imprenditoriale: la strategia, i prodotti, la tecnologia, il mercato, i concorrenti, le risorse umane e gli aspetti economico-finanziari.

Se correttamente concepito e predisposto, quindi, il piano strategico diventa il documento fondamentale per valutare e gestire un’impresa o un progetto imprenditoriale, in quanto costringe a pensare in modo sistematico e a fornire una sintesi completa degli obiettivi fissati, delle azioni da intraprendere, degli aspetti economici e finanziari e delle risorse necessarie.

Pianificazione

Una buona fase di pianificazione sta alla base del successo di ogni attività imprenditoriale; fissare degli obiettivi di medio lungo periodo e stabilire dei budget sono solo alcune tra le attività di un piano strategico.

Visione integrale

In un unico documento è possibile riassumere tutte le informazioni fondamentali per un’impresa, come la strategia, le risorse economico-finanziarie, le risorse umane e le diverse analisi sul mercato di riferimento.

Bussola per l’azienda

In un mondo in continuo cambiamento, un’attenta attività di progettazione e programmazione permette di non perdere di vista gli obiettivi ed è di supporto alle decisioni strategiche del management.

Disponibilità di risorse

Le risorse sono il carburante più prezioso per l’azienda; grazie ad un piano strategico bilanciato si è sempre consapevoli della quantità di risorse utilizzabili per ciascun progetto e come.

Fruibilità dei dati

Per elaborare un buon piano strategico è necessario raggruppare al suo interno dati in tabelle, grafici e diagrammi per una facile ed affidabile consultazione degli stessi.

La strategia è il motore del cambiamento e dello sviluppo aziendale. È il documento che guida le decisioni e gli investimenti facendo avanzare l’impresa in una direzione ben precisa. E dal momento in cui le decisioni vengono prese, con consapevolezza e con uno scopo chiaro in mente, il cambiamento inizia a prendere forza e forma.

Una PMI non può permettersi di avere una strategia all’interno del proprio business per avere uno sviluppo aziendale efficace e strutturato.

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Dopo un primo confronto, con analisi dei bisogni e obiettivi da sviluppare andremo a visionare il tuo attuale piano aziendale per capire quali sono le leve da potenziare ed eventuali criticità da migliorare in modo tale da ottimizzare il tuo business.

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