Scelta strategica per le imprese: il Made in Italy nel 2020

Una scelta strategica dettata dalla ricerca di nuove opportunità oltre i confini nazionali è l’internazionalizzazione.

Una scelta strategica dettata dalla tenacia di espandere le proprie attività, il valore del proprio brand, ma anche dalla necessità di dare delle prospettive future alla vita aziendale, anticipando o perseguendo le tendenze dei nuovi mercati globali.

Se in passato questa strategia riguardava solo le imprese più strutturate e di grandi dimensioni, ora la situazione è nettamente cambiata, visto che si sta parlando di una realtà con la quale qualsiasi tipo di azienda deve confrontarsi, in certi casi per riuscire a sopravvivere e in altri per godere di benefici che a livello competitivo fanno la differenza.

Questo permette infatti anche alle imprese di dimensioni più contenute di proiettarsi verso delle possibilità di crescita sia della propria immagine sia dei propri profitti, e può essere visto come uno strumento che facilita l’acquisto di nuove conoscenze, competenze o know-how di spessore, determinanti per uno sviluppo continuo.

Indice dei contenuti

I tratti specifici delle strategie dell’internazionalizzazione

L’internazionalizzazione è un chiaro esempio di operazione strategica poiché modella la struttura di fondo dell’azienda, in base ai risultati che si intende raggiungere.

Sarebbe però riduttivo vedere questa espansione spaziale esclusivamente rivolta ai mercati di sbocco.

Infatti si internazionalizza per accedere, anche simultaneamente, a fonti diverse di approvigionamento, di ricerca e sviluppo, di produzione, di vendita, con lo scopo quindi di riuscire a svilupparsi lungo i quattro assi fondamentali che caratterizzano l’assetto strategico d’impresa:

1. quello geografico (bacino di mercato su cui operare);

2. quello dell’offerta produttiva (differenziazione e diversificazione);

3. quello dei segmenti di mercato (concorrenza e quota di mercato);

4. quello delle tecnologie impiegate (sviluppo e innovazione).

Scelta strategica e i cinque orientamenti all’internazionalizzazione.

Le strategie di internazionalizzazione delle imprese di successo possono inoltre essere classificate secondo i seguenti orientamenti che riflettono altrettante strategie di gestione.

Il primo è l’orientamento ai volumi di vendita

Orientamento chedistingue le strategie volte ad ampliare il proprio mercato per conseguire economie di scala, per compensare la saturazione del mercato interno o per entrare in nuovi mercati in crescita avviando importanti iniziative commerciali.

Esse vengono realizzate tramite investimenti diretti, che consentono una miglior integrazione nei Paesi target, soprattutto inseguito all’internazionalizzazione delle attività di marketing e di distribuzione, mantenendo e sfruttando però sempre le proprie competenze chiave di produzione.

Si passa poi all’orientamento all’efficienza.

In questo caso l’internazionalizzazione è qui finalizzata per approfittare di una riduzione dei costi di produzione e di approvvigionamento delle attività a monte della catena di valore, mediante la loro delocalizzazione nei Paesi emergenti e più convenienti dal punto di vista del rapporto qualità/prezzo.

Le competenze richieste sono quelle di supply chain management, fondamentali per le attività di selezione e gestione dei fornitori, di innovazione e di controllo di qualità.

Orientamento relativo alla differenziazione.

È quello cioè che mira ad ampliare geograficamente e a potenziare la nicchia di mercato servita, collegandosi a strategie di focalizzazione in segmenti medio-alti con prodotti fortemente differenziati grazie all’utilizzo di risorse ad hoc (come conoscenze specifiche o nuovi materiali per la lavorazione).

Tutto questo si concretizza soprattutto con canali distributivi internazionali e adeguati investimenti in brand e comunicazione, che possono portare la differenziazione verso nuovi segmenti adiacenti a quelli originali, in modo da sfruttare le proprie competenze anche per diversificare il rischio.

Le finalità relative alla scelta strategica qui sono comunque riconducibili all’assicurarsi delle risorse privilegiate e selezionate sfruttando le peculiarità ambientali o culturali nelle tradizioni produttive dei Paesi diversi.

Accedendo inoltre a risorse eccellenti su scala globale, e alla considerazione specialmente di quei gruppi di clienti sensibili a problematiche emergenti in altri mercati.

Riguardo a questo ultimo punto è importante specificare come esistano imprese che si rivolgono all’estero alla ricerca di segmenti internazionali sensibili alla propria offerta di mercato, e che permettano di riscuotere maggior successo rispetto alla nazione di origine.

Orientamento all’innovazione.

Decisamente il più moderno, che mira prevalentemente all’acquisizione di know-how, allo sviluppo di competenze evolute, alla maggiore integrazione progettuale e operativa con i clienti che operano su scala internazionale.

Le competenze qui richieste sono quelle di ricerca e sviluppo, necessarie per gestire l’innovazione prodotta, molto spesso, mediante le relazioni con i clienti oltre i confini nazionali.

In questi casi il processo di internazionalizzazione rappresenta la fonte stessa dell’innovazione e lo strumento della sua valorizzazione nel mercato.

Orientamento proiettato al raggiungimento del vantaggio competitivo

Esso determina lo sviluppo di opportunità di arbitraggio derivanti dalla diversa condizione economica, competitiva e di mercato delle varie aree geografiche e fornisce all’impresa determinate leve rilevanti nel confronto concorrenziale con gli operatori locali e con quelli internazionali.

Inoltre esso deriva dalla possibilità di svolgere in modo più efficace ed efficiente una determinata attività in una specifica area, rispetto a quanto lo sarebbe nel proprio Paese di origine.

Scelta strategica per il futuro: il Made in Italy

Per quanto riguarda il mercato italiano, l’internazionalizzazione può essere vista come una soluzione dell’attuale situazione critica affetta dal problema del debito pubblico, dalla saturazione della domanda interna, dalla spesa pubblica e dall’elevata competizione presente.

La sfida sarà proprio quella di riuscire a cogliere le opportunità che la globalizzazione offre, al posto di subirne i duri contraccolpi, nonostante si possa constatare come il nostro Paese riesca già attualmente a soddisfare la crescente richiesta della domanda estera.

La risposta di come ciò sia possibile è data dall’importanza e dal valore che da sempre è stato riconosciuto al Made in Italy nel mondo.

Questo perchè è un concept che va oltre al marchio di origine, proponendosi come il simbolo del benessere, dell’eleganza, della creatività radicata nel territorio italiano e ottenuta dall’incontro tra l’ingegno e la manualità della nostra cultura industriale.

Il crollo del PIL e del livello di consumo domestico rende comunque necessaria per le imprese italiane, una riformulazione delle strategie di internazionalizzazione da seguire, valutando una nuova selezione dei mercati su cui operare e delle modalità di entrata più idonee alle proprie esigenze e alle proprie caratteristiche.

Da non sottovalutare è anche la scelta del Paese obiettivo, in base alle sua situazione economica e fiscale.

In questo contesto un’attenzione particolare deve essere rivolta a quelle nazioni che fino a poco tempo fa erano viste come “marginali” nel panorama economico globale, ma che di recente sono diventate i territori più attraenti per insediare le proprie attività e i propri prodotti.

Il motivo di queste scelte strategiche sono spinte dal fatto che un’impresa si proietti verso quelle che sono le esigenze più importanti e significative del suo ambito, ovvero l’aspetto commerciale, quello finanziario e quello produttivo.

Questo consente infatti di capire come l’entrata in un nuovo mercato internazionale deve essere vista come una scelta strategica di crescita dell’impresa stessa.

Una scelta che la porta ad allargare le proprie quote di mercato, ad orientarsi verso nuovi orizzonti.

Per quanto riguarda l’aspetto commerciale, oltre a far fronte al problema della saturazione del mercato interno, l’impresa cerca di allargare il proprio campo d’azione per riuscire a incrementare l’importanza e la notorietà del proprio brand anche in altri Paesi.

In questa maniera, in base alla cultura e agli obiettivi aziendali, si possono praticare dei prezzi sempre più elevati, consentendo una crescita rilevante del fatturato.

Sotto l’aspetto finanziario, invece, l’impresa è interessata a beneficiare soprattutto dei vantaggi fiscali, e questa risulta essere una questione determinante per la scelta del Paese straniero su cui operare.

Infine significativo è ciò che riguarda la produttività, in particolar modo i vantaggi principali che si ottengono dai costi maggiormente inferiori della forza lavoro, oppure dallo sfruttamento e dall’utilizzo di tecnologie, di risorse umane, di competenze e di culture non presenti nel proprio Paese.

Scelta strategica e piano promozione Made in Italy 2020

Credito, fiere, market place e campagna di comunicazione globale sul Made in Italy. Sono questi alcuni dei cardini del nuovo Piano export 2020 da 716 milioni di euro e che mira, anzitutto, a difendere i prodotti italiani sotto attacco all’estero per l’emergenza Coronavirus.

E’ stato presentato alla Farnesina il nuovo Piano straordinario per la promozione del Made in Italy 2020 che potrà contare su una dotazione di 716 milioni di euro. Fondi che il Governo intende spendere fino all’ultimo centesimo. 

Le risorse provengono dai 316 milioni di Fondi ICE, a cui si vanno a sommare i 400 milioni euro in pancia a Sace-Simest per il rifinanziamento del Fondo rotativo 394 per l’internazionalizzazione delle PMI.

Un piano per difendere il Made in Italy dal Coronavirus

scelta-strategica-1-alzarating

Sarà un Piano aperto che, accanto ad alcuni percorsi ben delineati, intende restare flessibile per affrontare di volta in volta le emergenze internazionali che dovessero colpire le nostre esportazioni, a cominciare dal Coronavirus.

È  un Made in Italy sotto attacco, infatti, quello che il Piano straordinario per l’export 2020 mira a sostenere e a tutelare in giro per il mondo. 

L’emergenza COVID-19, infatti, sta danneggiando fortemente alcuni dei principali comparti delle nostre esportazioni, anche a causa di fenomeni di “concorrenza sleale”.

Negli ultimi giorni, infatti, con l’incremento dei contagi in Italia, stanno aumentando anche le richieste di importatori esteri (ma non di governi o agenzie delle dogane stranieri) di una sorta di bollino “virus free” per le nostre espressioni.

Una richiesta inaccettabile, che non ha nessun fondamento scientifico e sulla quale l’Italia ha richiesto l’intervento dell’UE e dell’OMS affinché smentiscano in modo categorico che il COVID-19 possa essere trasmesso anche tramite gli alimenti.

Ma le difficoltà delle imprese italiane causate dal Coronavirus non finiscono qui. Di ora in ora aumentano, infatti, i casi di imprese a cui è negata la possibilità di recarsi all’estero per affari.

Le misure del Piano per la promozione del Made in Italy 2020

Alle misure per affrontare in modo immediato l’emergenza sanitaria, se ne affiancano altre più strutturali. I 716 milioni di euro saranno dunque impiegati nel modo seguente:

  • Sostegno al credito per le imprese che operano sui mercati esteri;
  • Campagna straordinaria di comunicazione in giro per il mondo a sostegno dei prodotti Made in Italy e del turismo italiano. Si tratterà di un piano customizzato paese per paese sui prodotti italiani di punta in quei mercati;
  • Partecipazione gratuita per tutte le imprese, fino a marzo 2021, alle iniziative all’estero di ICE. Si tratta di oltre 200 eventi, in 50 mercati esteri, per un totale di 15 milioni di euro di spese che saranno quindi affrontate dall’ICE e non più dalle imprese;
  • Dal 1 aprile 2020, inoltre, diventano gratuiti i servizi ICE in Italia e all’estero, per le aziende che hanno fino a 100 dipendenti;
  • Rafforzamento della presenza dei prodotti italiani nella Grande distribuzione organizzata (GDO) dei c.d. mercati maturi, quelli più sicuri in questo momento per le nostre esportazioni. Nelle prossime settimane, quindi, l’ICE lavorerà per aumentare gli accordi con le GDO di paesi come gli Stati Uniti e la Germania, ma anche il Giappone o i paesi arabi;
  • 20 milioni di euro per l’aumento della presenza delle imprese italiane sui market place. Un’iniziativa particolarmente utile soprattutto in questo momento in cui, a causa del Coronavirus, a molte imprese è di fatto vietato recarsi all’estero.
Per lo stesso motivo, nelle prossime settimane, sarà aumentato anche il sostegno alla partecipazione alle fiere virtuali che si stanno realizzando dopo l’annullamento di quelle fisiche.
  • Formazione degli influencer del mercato, soprattutto sull’agroalimentare. Su questo fronte, infatti, l’ICE realizzerà progetti di formazione destinati a: manager del settore alberghiero,, importatori, ma anche influencer in senso più ampio sulla qualità dei prodotti italiani. A tal proposito viene confermata anche il 2020 la realizzazione dalla “Settimana della cucina italiana nel mondo”;
  • Riduzione della burocrazia per accedere agli incentivi per l’internazionalizzazione. I primi risultati in tal senso si dovrebbero vedere già nei prossimi decreti sul Coronavirus dove ci sarà un pacchetto del MAECI di semplificazione per l’accesso a finanziamenti;
  • Ulteriori azioni di lotta alla contraffazione del Made in Italy nel mondo che causa 100 miliardi di danni. Per questo nel 2020 l’Italia mira a passare dalla fase sperimentale a quella attuativa e su ampia scala della tecnologia blockchain sui prodotti italiani, che consente ai consumatori di avere certezza sull’italianità della merce acquistata;
  • Prosieguo dell’attività del Fondo di venture capital per le startup innovative che si sta rivelando uno strumento importante di diplomazia economica, dato il crescente numero di adesioni da parte di istituzioni estere.

E infine il lancio di una campagna di comunicazione interna più incisiva verso le aziende italiane, per renderle maggiormente edotte sugli strumenti a disposizione per sostenere l’internazionalizzazione. Per questo sarà presto realizzato un e-book con tutte le misure esistenti.

Questo è il quadro attuale della situazione per quanto riguarda l’internazionalizzazione.

La vera scelta strategica è quella di non fermarsi e a questo proposito è stato preparato questo piano per fare in modo che la tempesta Coronavirus non possa fermare le aziende Italiane che vogliono esportare.

Le aziende che vogliono continuare a far conoscere al mondo la qualità e la genuinità dei nostri prodotti made in Italy di cui siamo orgogliosi.

Se vuoi approfondire questo argomento grazie ad un team di esperti in materia, compila il web form e richiedi la tua consulenza gratuita.

Non lasciare che la tempesta Coronavirus blocchi i tuoi obiettivi e la tua azienda: internazionalizzarsi per essere competitivi è importante.

Non dobbiamo fermarci!

Se hai delle domande o desideri ulteriori informazioni, compila il nostro modulo di contatto.

Questo sito è protetto da reCAPTCHA e si applicano la Privacy Policy di Google e i Terms of Service di Google.