FINANZA E RATING Archivi - Blog Alzarating https://blog.alzarating.com/Categoria/finanza_rating/ Incrementa il Valore della Tua Impresa Sat, 21 Oct 2023 07:16:31 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.2 https://blog.alzarating.com/wp-content/uploads/2023/07/AR.webp FINANZA E RATING Archivi - Blog Alzarating https://blog.alzarating.com/Categoria/finanza_rating/ 32 32 223527228 Credit scoring: come prevenire i rischi grazie all’ AI https://blog.alzarating.com/credit-scoring-come-prevenire-i-rischi-grazie-all-ai/ https://blog.alzarating.com/credit-scoring-come-prevenire-i-rischi-grazie-all-ai/#respond Thu, 06 Apr 2023 16:53:57 +0000 https://www.alzarating.com/?p=4762 Il credit scoring è un metodo statistico che consente di valutare l’affidabilità creditizia e la solvibilità di una determinata persona. È sostanzialmente un’attività di valutazione del rischio di credito, sulla base del profilo di una persona, che nasconde però molti rischi di discriminazione. Come funziona il credit scoring Quando l’istituto di credito riceve una richiesta di finanziamento di…

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Il credit scoring è un metodo statistico che consente di valutare l’affidabilità creditizia e la solvibilità di una determinata persona.

È sostanzialmente un’attività di valutazione del rischio di credito, sulla base del profilo di una persona, che nasconde però molti rischi di discriminazione.

Come funziona il credit scoring

Quando l’istituto di credito riceve una richiesta di finanziamento di qualsiasi tipo, procede preliminarmente ad acquisire una gran quantità di dati personali del cliente presso diverse banche dati, che possono essere pubbliche, come il Registro dei Protesti, o il sistema pubblico di Prevenzione, o private.

I dati acquisiti riguardano principalmente due categorie di informazioni:

  • di tipo positivo, come informazioni sulla regolarità dei pagamenti di bollette o rate;
  • di tipo negativo, come morosità, debiti, o mutui attivi.

Oltre a queste informazioni, il sistema acquisisce qualsiasi altro dato personale rilevante per procedere all’analisi tipica del credit scoring. Dati anagrafici e identificativi di vario tipo, attività economiche, dati patrimoniali, dati demografici, sesso, età, e molto altro.

Una volta ottenuti tutti i dati necessari si procede con la vera e propria attività di credit scoring. Molto spesso consiste in un’attività di profilazione a cui segue un processo decisionale automatizzato.

Il credit scoring è quindi un processo trifasico:

  • acquisizione dei dati;
  • creazione del profilo utente;
  • decisione automatizzata.

La decisione dipende in gran parte dal profilo di rischio dell’utente. Questo viene valutato in modo automatico da software specifici, sulla base dei dati disponibili.

Spesso, il risultato di questa complessa analisi arriva agli schermi degli operatori dell’istituto di credito sotto forma di semplici valutazioni qualitative.

Credit scoring e Data driven

I modelli per il calcolo del credit scoring sono sempre stati data driven, con questo passaggio lo diventano ancora di più. Questo perché possono attingere a enormi quantità di dati di diversa tipologia rispetto ai precedenti.

Dati più attuali e funzionali allo sviluppo di ipotesi sul futuro maggiormente fondate, anche nel post Pandemia dove tutto sembra poco prevedibile.

In questa trasformazione del credit scoring non cambia solo il set informativo. Cambiano anche le logiche sottostanti e le metodologie utilizzate.

Metodologie che sfruttano il machine learning e l’intelligenza artificiale per cogliere pienamente il valore delle nuove informazioni raccolte e introdotte nei modelli.

Un ulteriore elemento di novità è stato introdotto negli ultimi anni, meno imprevisto della pandemia, ma che ha provocato una vera e propria rivoluzione nel mondo bancario: la PSD2.

Tale direttiva obbliga le banche a condividere le proprie API e i dati dei propri clienti, previo loro consenso, dando vita al fenomeno dell’open banking che rende il settore più aperto, competitivo, sicuro e data driven.

In tal senso, ad esempio, grazie all’opzione di account aggregation, le banche, in particolar modo, possono avere accesso alle informazioni su ciò che i loro clienti fanno su tutti i loro conto correnti anche se di diversi istituti bancari.

Questo significa passare da una visione parziale a una completa. Un vantaggio notevole soprattutto per realtà come le fintech o le banche on line spesso detentrici di conti secondari, che grazie all’open banking si trovano in possesso di una ben maggiore quantità di dati rispetto a prima. Questo gli permette di tracciare profili e classificare i propri clienti.

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Vantaggi della gestione del rischio data driven

Al di là della dimensione del proprio business, il fatto di poter contare su un credit scoring attendibile e preciso porta innumerevoli vantaggi che giustificano lo sforzo tecnologico e organizzativo richiesto per sposare la via dell’innovazione, abbandonando vecchi modelli che da tempo ci hanno accompagnato.

Ecco i principali.

  • Riduzione del time-to-market. Grazie a un processo più snello ed efficiente la “nuova” gestione del rischio permette di fornire risposte in tempi brevi al cliente. Ossia colui che richiede una valutazione legata all’erogazione del credito. Sarà quindi possibile far avanzare le procedure più celermente.
  • Migliore valutazione della controparte. Utilizzando un set informativo più ampio e ricco con dei dati “freschi”, si ottiene una segmentazione dei profili di rischio molto più precisa. Un vantaggio sia per la banca che per il cliente stesso.
  • Ampliamento del business. Basandosi su questi modelli innovativi, possono essere sviluppati nuovi e specifici prodotti come instant lending, peer to peer lending, etc.
  • Risparmio sui costi di data providing. Questa valutazione con modelli innovativi avanzati serve per identificare subito i soggetti “best” e “worst”. Serve inoltre per investire in data-providing solo per quelli che richiedono davvero un approfondimento.

Il ruolo di AI nel modello data-driven

Nel percorso verso una finanza guidata dai dati, l’Intelligenza Artificiale ha un ruolo da protagonista.

La sua capacità nativa di elaborare immense quantità di dati rilevando pattern invisibili alle osservazioni manuali e anticipando comportamenti futuri ha un valore inestimabile in questo settore, che infatti sta adottando metodologie di AI in diversi ambiti. 

Asset & Investment Management 

L’AI può indirizzare le decisioni di investimento attraverso l’analisi e la correlazione di grandi volumi e varietà di dati, migliorando gli esiti di tutte le operazioni. 

Automazione dei processi di back office 

L’AI consente agli operatori finanziari di andare oltre l’automazione dei processi ripetitivi e rule-based. Grazie a tecnologie come IPA (Intelligent Process Automation) o approcci di Hyperautomation, l’azienda può fare un passo avanti enorme verso l’automazione smart.  

Soluzioni antifrode

L’analisi in tempo reale di svariate fonti permette agli algoritmi di AI di rilevare pattern, comportamenti e segnali sospetti, anche sconosciuti fino a quel momento.

Questo è alla base dei sistemi antifrode moderni, che oltre a una maggior precisione sono in grado di ridurre progressivamente la quota di falsi positivi, principale criticità dei sistemi rule-based. L’obiettivo è coniugare la sicurezza dell’operatore (e del cliente) con la migliore customer experience possibile.

Conversational Banking e Robo Advisor

L’ecosistema finanziario è stato uno dei primi a utilizzare i virtual agent per la relazione con il cliente (caso di rilevanza mondiale fu Erica, il Virtual Financial Assistant di Bank of America).

Oggi, tecnologie di Conversational AI (NLP, NLU, Machine Learning) sono adottate da quasi tutti gli operatori al fine di ottimizzare l’efficienza dei processi, ridurre i tempi di attesa e migliorare l’esperienza complessiva.

La capacità dell’Intelligenza Artificiale di migliorare progressivamente le performance e di fornire un servizio personalizzato sono alla base di un’adozione in costante crescita. Oggi, i bot si spingono fino a raccomandazioni personalizzate sugli investimenti (Robo Advisor), in funzione degli obiettivi e della propensione al rischio soggettiva.  

Credit scoring innovativo 

Grazie all’intelligenza artificiale, le banche e gli altri operatori possono adottare un nuovo approccio al credit scoring e, più in generale, al risk management.

Rispetto a un tempo, non aumentano solo la quantità e la varietà di informazioni, ma anche le logiche decisionali, che si basano sui segnali evidenziati dall’AI.   

Credit scoring e intelligenza Artificiale: come prevenire il rischio di credito

L’intelligenza artificiale è una delle forme più avanzate del progresso scientifico oggi. Può essere un valido aiuto per il sistema finanziario, accostandosi a pieno titolo all’intelligenza umana.

In che modo? Aiutando le imprese a sviluppare processi di credit policy che garantiscano efficienza nella tutela della liquidità aziendale. E sia dal lato delle banche, sia da quello delle imprese.

Governare l’intero processo di prevenzione del rischio richiede d’altronde una tecnologia avanzata, processi complessi e una miriade di dati non sempre facili da assemblare. E l’Intelligenza Artificiale è proprio lo strumento che può sopperire a tali necessità.

Dall’altra parte banche e istituti di credito hanno quotidianamente bisogno di un’analisi del rischio finanziario sempre più accurata e valida.

Analisi integrata alle informazioni aziendali ed implementata all’interno dei sistemi gestionali, per percepire i potenziali rischi di un cliente e per aprire nuove opportunità attraverso l’individuazione di nuovi target di mercato.

Credit Scoring e AI: vantaggi

A fronte di un iniziale investimento economico e formativo, l’integrazione del machine learning all’interno dei processi aziendali offre molteplici vantaggi: 

  • velocità dell’elaborazione, efficacia degli algoritmi;
  • scalabilità dei processi;
  • affidabilità dei dati, capacità adattive;
  • tempestività nel captare in anticipo le situazioni di rischio potenziale. 

Insomma, l’Intelligenza Artificiale può dare una mano nel processo decisionale e nella gestione del rischio fornendo tutta una serie di dati rilevanti e aggiornati in tempo reale.

In alcuni casi individuando anche dei segnali deboli che sono la prima avvisaglia di qualche cambiamento.

Il Codice della Crisi e dell’Insolvenza ha introdotto sistemi di allerta in grado di cogliere i segnali anticipatori della crisi, per affidare tempestivamente l’impresa alle cure di esperti oppure per conoscere per tempo i rischi di un partner.

In questo modo il regolatore indica la strada nello sviluppo di indicatori e nell’adozione di adeguati assetti organizzativi. 

Imprenditori, amministratori e organi di controllo aziendali, quindi, si devono dotare per tempo degli strumenti predittivi in grado di cogliere quei segnali.

In altre parole, esercitare il credit management per capire con un certo anticipo se, per esempio, un certo cliente pagherà e sarà in grado di assolvere ai propri impegni.

Si parla quindi di software sofisticati, che possono arrivare a prevedere il default delle imprese con l’utilizzo di Intelligenza Artificiale e modelli, per l’appunto, di machine learning in cui un software impara sempre di più a prevenire la possibile insolvenza.

Conclusioni

La robotica alimentata dall’Intelligenza Artificiale si rivela davvero efficiente quando si tratta di automatizzare attività a basso valore aggiunto (come per esempio quelle relative all’immissione dei dati nei sistemi di elaborazione).

Non solo! Genera sostanziali benefici anche sul piano qualitativo, rendendo più efficaci, più precise e più rapide pure le operazioni di analisi del rischio, oltre che quelle di mero data entry.

Questo grazie alla capacità delle soluzioni di machine learning di auto-apprendere pattern e identificare ricorrenze ed eccezioni durante l’esecuzione stessa di ciascun compito, affinando la selezione delle informazioni più rilevanti ai fini del risk assessment e promuovendo le procedure che riducono i tempi di raccolta, lavorazione e condivisione delle informazioni.

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Dopo un primo confronto ed una prima analisi potremo costruire un percorso in grado di:

  • valutare la tua affidabilità creditizia ma nel caso fosse necessario, implementare un percorso di innalzamento del rating;
  • prevenire rischi di credito e rischi della gestione d’impresa grazie all’implementazione dell’intelligenza artificiale.

Grazie a questi percorsi, le aziende che si sono affidate a noi:

  • Hanno avuto un miglioramento medio di incremento dello scoring del 15,26% (tre steps nella scala di 22 steps della Valutazione MOREscoring Modefinance);
  • Hanno ottenuto un miglioramento degli utili negli ultimi 3 anni del 25,6%;
  • Dopo il percorso di miglioramento di rating, Ogni 10.000,00 Eur investiti con noi, i nostri clienti hanno ottenuto 74.000 euro a fondo perduto;
  • Negli anni 2019-2021 (2020 anno del Covid), tutte le aziende seguite da noi hanno incrementato il fatturato mediamente del 26,28%.

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Il conto economico: qual è la sua funzione principale? https://blog.alzarating.com/il-conto-economico-qual-e-la-sua-funzione-principale/ https://blog.alzarating.com/il-conto-economico-qual-e-la-sua-funzione-principale/#respond Tue, 04 Oct 2022 09:30:00 +0000 https://www.alzarating.com/?p=4411 Il conto economico di un’azienda ha come funzione principale quella di mostrare le entrate derivanti dalla vendita di prodotti o servizi, le spese derivanti dalla vendita di prodotti o servizi e il profitto netto che rimane dopo le spese sostenute. L’obiettivo del conto economico è quello di rappresentare il risultato annuale di una collettività conformemente alla realtà dei…

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Il conto economico di un’azienda ha come funzione principale quella di mostrare le entrate derivanti dalla vendita di prodotti o servizi, le spese derivanti dalla vendita di prodotti o servizi e il profitto netto che rimane dopo le spese sostenute.

L’obiettivo del conto economico è quello di rappresentare il risultato annuale di una collettività conformemente alla realtà dei fatti.

Capire come funziona il conto economico è di vitale importanza per un’impresa. È composto da diverse parti, come le entrate, il costo del venduto, l’utile lordo, le spese operative, il reddito operativo, gli elementi non operativi, l’EBT (Utile prima delle imposte), l’utile netto, e ognuna ha una sua specifica funzione.

Nel conto economico, i costi vengono confrontati con i ricavi. La differenza (saldo) di questo confronto indica se l’azienda ha realizzato un profitto o una perdita. Il conto economico mostra quindi il successo dell’azienda in un determinato periodo di tempo (solitamente un esercizio).

Com’è strutturato il conto economico?

La struttura del conto economico possiamo dire sia formata da 3 sezioni fondamentali per l’imprenditore:

  • Ricavi: risultato prodotto dall’azienda nel corso di un esercizio;
  • Costi di Produzione: costi direttamente proporzionali ai ricavi necessari per produrre prodotti e servizi;
  • Costi Produttivi: costi fissi non proporzionali ai ricavi che l’azienda deve sostenere per operare a prescindere dagli stessi.

Poi abbiamo:

  • Proventi e oneri finanziari: componenti di reddito fuori dalla gestione ordinaria e frutto di operazioni finanziarie compiute nell’esercizio;
  • Rettifiche di valore di attività finanziarie: rivalutazioni e svalutazioni di titoli, immobilizzazioni e partecipazioni in altre società;
  • Proventi e oneri straordinari: avvenimenti che nulla hanno a che fare con il ciclo produttivo dell’azienda, ma che creano un movimento nel Conto Economico.

Troppe voci e troppi numeri che non tutti gli imprenditori sono in grado di leggere e interpretare.

Ti piacerebbe essere seguito in questo percorso da un team di esperti di settore? Allora prenota subito la tua consulenza gratuita e ti spiegheremo come gestire un Conto Economico in modo semplice e snello  

Quanti tipi di conto economico possiamo avere?

Analisi dettagliata di un conto economico

I modelli di calcolo del conto economico basati su più livelli servono a mettere in evidenza quale settore di un’impresa migliorare. Infatti, grazie a questa tipologia di calcolo, avrete sempre ben identificati i risultati intermedi, che vi aiuteranno a capire il livello di performance della vostra attività economica.

Inoltre, attraverso questa metodologia gli stakeholders e i clienti interessati avranno una visione chiara del rendimento dell’attività. Ciò significa che sarà più facile valutare se investire dei capitali o no nell’impresa.

Infine, questo approccio è maggiormente apprezzato dall’agenzia delle entrate, che predilige dei registri contabili ordinati in cui ogni elemento è associato al giusto codice. Nel caso di revisioni esterne, una tale ripartizione eviterà che l’ufficio tributario decida di riesaminare nuovamente la contabilità.

Conto economico: quali indicazioni sono importanti?

Per fare in modo che il bilancio di fine anno venga riconosciuto nella sua interezza dai revisori dei conti per il conto economico a più stadi ci sono delle indicazioni chiare che devono venir rispettate.

È fondamentale prestare attenzione a quale forma sia la più adatta, in modo che non sorgano incomprensioni dal punto di vista dell’interpretazione dei risultati/profitti

Per fare in modo che tutti i calcoli siano riconoscibili a colpo d’occhio, l’accertamento dei relativi numeri di riferimento deve venir effettuato nel modo giusto, marcando chiaramente le posizioni intermedie. Per far questo può per esempio venir utilizzato un trattino doppio oppure una marcatura a colori, che evidenzi le singole postazioni e le renda visibili.

In particolare, nel caso di revisioni esterne per una verifica annuale del bilancio è molto importante essere particolarmente ordinati, in modo che l’ufficio delle finanze non decida di esaminare nuovamente la contabilità.

Vuoi evitare dei rischi in caso di revisione annuale e partire con il piede giusto nella redazione del tuo Conto Economico? Affidati ad un team di esperti che ti possono rendere il percorso privo di rischi. Prenota subito la tua consulenza gratuita!

Il conto economico a più stadi

Presentato sotto forma di tabella (o di lista), il conto economico può essere ripartito in diversi livelli o stadi, con un risultato intermedio per ciascuna di queste parti.

Il conto economico a due stadi, ad esempio, è quello usato più di frequente dalle imprese, benché non sia richiesto dalla legge. Esso separa le poste e le transazioni dette “aziendali” dalle poste dette “neutrali”.

Il primo stadio presenta i costi e i ricavi variabili, legati alle merci (quali i costi di merce, i costi del personale, i costi degli affitti, gli ammortamenti, contrapposti ai ricavi di merce e ai ricavi da interessi). Questa parte della tabella si conclude con un saldo intermedio chiamato “utile d’esercizio”.

Il secondo stadio comprende i costi e gli utili neutrali (quali i costi immobiliari, i costi straordinari, le imposte dirette, contrapposti ai ricavi straordinari). Quest’ultima parte della tabella si conclude con l’”utile d’impresa”.

Possono anche essere inseriti altri stadi, aggiungendo diversi livelli di complessità, ma anche informazioni supplementari (quali il risultato ante oneri finanziari).

Un esempio di conto economico con informazioni complementari può essere il seguente.

A tre stadi

Questo metodo di calcolo del conto economico è composto da tre livelli:

  • il settore aziendale
  • il settore neutro
  • il settore commerciale

Livello 1

Il livello 1 corrisponde al settore commerciale, ovvero la differenza tra i ricavi e i costi delle merci. Il risultato di questa sottrazione fornisce il margine commerciale. Questo indicatore ci permette di valutare l’operato manageriale dell’azienda, in quanto si basa solo sulle performance di produzione, non essendo influenzato da altre costanti.

Livello 2

Nel secondo livello, al margine commerciale vengono aggiunte tutte quelle voci che abbiamo citato nel livello 1 del modello di calcolo a due livelli. Alla fine di questo stadio, avremo un risultato indicante il profitto o la perdita della società

Livello 3

Il terzo livello è rappresentato dal settore neutrale, in cui vengono calcolati gli elementi che abbiamo esaminato nel livello 2 del modello di conto economico a due livelli.

Il risultato che otterremo sarà il risultato finale, al netto di tutti gli elementi facenti parte del registro contabile.

Quali sono le differenze tra il conto economico e lo stato patrimoniale?

Lo stato patrimoniale presenta la situazione finanziaria dell’impresa alla fine di un anno fiscale.

È una “fotografia” della situazione finanziaria dell’impresa in una determinata data.

Lo stato patrimoniale registra ciò che una società deve (passivo) e ciò che possiede (attivo) in un certo momento.

Il conto economico, invece, analizza i cambiamenti che si sono verificati tra lo stato patrimoniale dell’anno N-1 e dell’anno N, evidenziando un utile d’esercizio positivo o negativo in base all’andamento dell’impresa nel corso dell’anno.

A differenza dello stato patrimoniale, è diviso in due categorie: i ricavi, ovvero le entrate della società, e i costi di produzione, ovvero le uscite che l’impresa ha sostenuto durante l’anno per produrre del plusvalore.

Il conto economico è un rendiconto finanziario degli incrementi di valore di attività finanziarie.

E se vuoi capire la reale differenza tra margini e profitti?

Conto economico a valore aggiunto

Il conto economico a valore aggiunto mira a evidenziare il valore che l’azienda crea, ossia se produce ricchezza reddituale. Il valore aggiunto rappresenta il maggior valore imputabile a fattori quali remunerazione del capitale finanziario di terzi e proprio, imposte dirette, costo
del lavoro, consumo dei beni capitali (e.g. macchinari).

Il valore aggiunto esprime, quindi, la differenza tra il valore della produzione e i costi esterni, consente così di coprire i costi interni e altri oneri derivanti da altre
gestioni aziendali.

Il valore aggiunto indica la quantità di ricchezza da ripartire tra i vari stakeholder: personale dipendente (retribuzioni), Stato (tasse e imposte), soci conferenti capitale di rischio (dividendi), finanziatori (interessi passivi) e autofinanziamento all’impresa. Il metodo a valore aggiunto è il metodo più diffuso, poiché le informazioni contenute nel bilancio d’esercizio sono sufficienti, per l’analista esterno, a eseguire la riclassificazione.

Si parte dai ricavi operativi netti e a essi si sommano o sottraggono le variazioni del magazzino di prodotti finiti o semilavorati.

L’insieme dei ricavi per la vendita di beni e servizi (gestione caratteristica), insieme a variazioni del magazzino, variazioni dei lavori in corso di ordinazione, variazioni immobilizzazioni prodotte internamente e ad altri proventi della gestione caratteristica, danno come risultato il “valore della produzione tipica”.

Ad essa vanno sottratti i costi della gestione caratteristica, ossia i costi per l’acquisto di materie prime, sussidiarie e di consumo, costi per servizi, costi per godimento beni di terzi, variazioni delle materie prime, sussidiarie e di consumo, infine gli altri oneri della gestione tipica.
L’insieme di questi costi prende il nome di “costi esterni”.

Cos’è il Valore Aggiunto?

Il valore aggiunto è il valore creato dal surplus tra costi e ricavi, ossia il risultato tra
Valore della produzione tipica – costi esterni = valore aggiunto.

Una volta trovato il valore che l’impresa riesce a creare con la sola attività caratteristica, si sottrae allo stesso il costo dei prestatori di attività lavorativa: così facendo si ottiene il “margine operativo lordo” (MOL) o EBITDA ossia il margine prima del calcolo di ammortamenti, svalutazioni, accantonamenti e delle altre gestioni complementari a quella caratteristica.

Il MOL è il risultato della differenza tra ricavi e costi monetari collegati alla sequenza “acquisto-trasformazione-vendita”. Il MOL rappresenta l’indicatore reddituale più assimilabile a una grandezza finanziaria poiché, rispetto all’EBIT, esso risulta influenzato solo da componenti di reddito “monetari”.

Il successivo passo consiste nel sottrarre all’EBITDA gli ammortamenti (ossia il valore di consumo dei beni capitali), le svalutazioni e gli accantonamenti. Si ottiene così il valore EBIT (“Earnings Before Interests and Taxes”), detto anche “reddito operativo” (o risultato operativo).

Sottraendo dal MOL gli ammortamenti si ottiene il Risultato Operativo, corrispondente alla quota di risultato che la gestione operativa rende disponibile per la remunerazione del capitale finanziario, proprio (dividendi) o di credito (interessi passivi).

Aggiungendo o sottraendo i vari risultati della gestione patrimoniale e straordinaria si giunge al “risultato prima delle imposte” (EBT).

Come trovare il reddito netto

Per trovare il “reddito netto” è, a questo punto, sufficiente sottrarre le imposte dovute.
La distinzione tra costi interni ed esterni del conto economico a valore aggiunto è basata su una finzione. Si suppone che nel momento dell’inizio dei cicli produttivi l’azienda abbia predisposto le strutture tecniche rappresentate dagli impianti, e le strutture organizzative, rappresentate dal personale dipendente.

Questi due tipi di fattori, pertanto sono considerati fattori preesistenti rispetto alla produzione, ovvero fattori interni. Detto questo, per iniziare i cicli di produzione l’azienda ha necessità di approvvigionarsi di tutti gli altri fattori complementari: le materie prime e tutti gli altri servizi operativi.

Questi due tipi di fattori sono considerati fattori esterni poiché acquisiti dall’esterno della combinazione aziendale.

Se sei arrivato fino a qui vuol dire che hai trovato interessante sapere quanto è importante una corretta redazione di un Conto Economico e quanti tipi di Conto Economico ci possono essere per avere maggiori informazioni sullo stato di salute della tua azienda.

Ma come ti ripeto è fondamentale, insieme al bilancio una corretta redazione di questo documento.

Potresti affidarti a dei professionisti prenotando la tua consulenza gratuita. Non solo ti eviteremo rischi e inutili perdite di tempo ma con un’analisi completa sulla tua azienda ottimizzeremo le tue leve aziendali e sistemeremo eventuali criticità perché la nostra mission aziendale è quella di TRASFORMARE I TUOI OBIETTIVI IN RISULTATI CONCRETI.   

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Cessione del credito: tipologie, differenze e vantaggi https://blog.alzarating.com/cessione-del-credito-tipologie-differenze-e-vantaggi/ https://blog.alzarating.com/cessione-del-credito-tipologie-differenze-e-vantaggi/#respond Tue, 29 Mar 2022 09:39:53 +0000 https://www.alzarating.com/?p=3679 La cessione del credito è un accordo contrattuale attraverso il quale si trasferisce il diritto di credito di un soggetto (definito cedente) ad un acquirente terzo (il cessionario). Quest’ultimo lo acquista ad un determinato prezzo, per poi procedere alla riscossione nei confronti del debitore (il ceduto). Cessione dei Crediti deteriorati I crediti deteriorati delle imprese derivano da obbligazioni contrattuali precedentemente assunte dai debitori (es. fornitori e clienti). Imprese che…

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La cessione del credito è un accordo contrattuale attraverso il quale si trasferisce il diritto di credito di un soggetto (definito cedente) ad un acquirente terzo (il cessionario). Quest’ultimo lo acquista ad un determinato prezzo, per poi procedere alla riscossione nei confronti del debitore (il ceduto).

Cessione dei Crediti deteriorati

I crediti deteriorati delle imprese derivano da obbligazioni contrattuali precedentemente assunte dai debitori (es. fornitori e clienti).

Imprese che a causa di un peggioramento della loro situazione economica e finanziaria, non sono più in grado di adempiere.

Tali crediti vengono detti anche non performanti (oppure crediti in sofferenza) proprio perché difficilmente riescono ad essere incassati.

Questi crediti sono, in gran parte, il risultato dell’eccezionale fase recessiva che ha colpito l’economia italiana negli ultimi anni e dei lunghi tempi delle procedure di recupero dei crediti. Si considerano deteriorati quei crediti scaduti da oltre 90 giorni.

Le imprese possono ripulire i propri bilanci e liberarsi dei grandi costi che comporta il recupero dei crediti deteriorati semplicemente effettuando una cessione di questi ultimi ad un’altra azienda, in ciò specializzata.

Cessione del Credito pro-soluto e pro-solvendo: quali sono le differenze?

Quando si parla di cessione del credito è necessario precisare se si intende cessione del credito pro soluto oppure pro solvendo. Questo perché c’è una grande differenza tra queste due “formule”. Sono entrambe valide per assicurarsi un cash flow continuo. In base alla tipologia della cessione scelta, cambiano però le dinamiche e gli obblighi che intercorrono tra le parti. 

Pur avendo entrambe lo stesso meccanismo alla base, la cessione del credito pro soluto e pro solvendo rappresentano due soluzioni molto diverse.

Nel caso si scelga l’opzione pro-soluto, il cedente si libera in un sol colpo non solo del credito ma anche di tutte le responsabilità legate all’adempimento da parte del debitore. 

Deve solo provare che il credito sia certo liquido ed esigibile, che sia cedibile e che non esistano cause di annullamento in corso. Appena stipulato, l’accordo di cessione il rischio dell’inadempimento è integralmente a carico del cessionario.   

Non funziona così quando si opta per la cessione crediti pro-solvendo. In questo caso, il rischio dell’inadempimento resta totalmente a carico del cedente.

Costui, oltre ad assicurare che il credito esiste ed è cedibile, deve anche garantire che verrà ripagato. Se ciò non accade, il cessionario si rivolgerà proprio al cedente che, a sua volta, sarà obbligato a estinguere il debito mettendo mano al proprio portafogli. 

È evidente che la cessione crediti pro soluto presenta enormi vantaggi lato impresa cedente perché comporta una vera e propria “liberazione” sia dal punto di vista della liquidità, subito garantita, sia dal punto di vista dell’effort che un debito da riscuotere solitamente comporta, dal punto di vista amministrativo, burocratico e normativo. 

A chi conviene la cessione del credito pro-soluto?

Secondo quanto prevede il Testo Unico delle imposte sui redditi (TUIR – art.101, comma 5) ogni qualvolta il contribuente dimostra l’infruttuosità dell’attività di recupero del credito è possibile beneficiare della deducibilità delle perdite sui crediti inesigibili attraverso la cessione del credito pro-soluto. 

Si tratta di uno strumento molto utile, che apre alla possibilità di defiscalizzare gli importi non recuperabili attraverso la detrazione del credito dall’incidenza delle imposte.

In sostanza, dimostrando l’impossibilità di recuperare un credito è possibile pagare meno tasse.

La cessione del credito pro-soluto è una prassi molto utilizzata in ambito commerciale perché considerata particolarmente conveniente. I principali benefici sono:

  • Si accelerano i tempi di riscossione: molto spesso alcuni crediti richiedono risorse e tempo per riuscire ad essere riscossi. La cessione del credito pro-soluto è in grado di accelerare questa procedura.
  • Efficientamento nella gestione del bilancio: grazie alla cessione pro-soluto è possibile eliminare i costi la gestione del credito defiscalizzando le perdite.
  • Liquidità immediata: le aziende che investono del denaro possono sfruttare la cessione del credito per riuscire ad ottenere liquidità immediata.

I vantaggi della cessione del credito

La cessione dei crediti è un’importante occasione per le imprese poiché garantisce alla società cedente una serie di vantaggi che influiscono sul bilancio aziendale, sul rating e sul rapporto con le banche, sui costi e sull’aspetto fiscale e finanziario dell’azienda.

Più nello specifico, l’impresa cedente otterrà:

  • immediatamente un beneficio economico/finanziario, consistente nel corrispettivo economico della cessione crediti che avviene a titolo oneroso;
  • un bilancio pulito secondo le norme del Codice Civile che impone alle imprese di tenere un bilancio corretto e veritiero in base alla reale situazione patrimoniale e finanziaria della società;
  • un miglioramento del rating, che permette di instaurare un buon rapporto con le banche, facilitando l’accesso al credito, ai finanziamenti e ai vari servizi finanziari;
  • una riduzione dei costi di gestione relativi al recupero di crediti inesigibili (a titolo esemplificativo si citano i costi per le spese legali);
  • in ultimo, ma non per importanza, un beneficio fiscale (L. 147/2013) che consiste nella deducibilità fiscale delle perdite su crediti derivanti dalla loro cessione (a seconda della forma giuridica l’impresa può recuperare almeno il 24% delle imposte dei redditi relativi ai crediti ceduti).

Cessione del Credito e Factoring: come si differenziano?

La cessione del credito può essere svolta da chiunque applicando due sistemi differenti: il contratto di cessione del credito pro solvendo e pro soluto.

Nel caso di una realtà, imprenditoriale, non è possibile eseguire il tradizionale contratto di cessione del credito. In questo caso è necessario stipulare un contratto di factoring, appositamente ideato per la cessione del credito commerciale.

Il contratto di factoring ha l’obiettivo di agevolare l’attività produttiva delle imprese, permettendo la completa concentrazione delle risorse.

Tramite questo strumento, un’azienda cede completamente i suoi crediti, presenti e futuri, a una società. Quest’ultima si assume le responsabilità di gestione e fornitura di servizi all’azienda cedente.

Alcuni dei servizi più comuni sono: la garanzia di copertura in caso di insolvenza da parte di un terzo debitore, la riscossione dei crediti pendenti e della contabilizzazione e così via.

Il meccanismo di questo contratto, a differenza della normale cessione del credito, è molto complesso. Vediamo come funziona.

Come funziona il Factoring?

Attraverso la stipula di un contratto di factoring, le aziende cedono i propri crediti a terzi ricevendo il loro valore nominale al netto dei costi di compravendita e gestione.

Le strutture incaricate all’acquisto dei crediti guadagnano con commissioni relative ad ogni singola operazione. Il factoring rappresenta, quindi, una forma complementare al credito bancario e in genere viene adottata da tutte le realtà imprenditoriali che fanno fatica ad incassare regolarmente dei crediti.

Il principale vantaggio offerto dal factoring, che rappresenta una forma di finanziamento incentrata sulla cessione del credito, consiste nei maggiori vantaggi offerti dai contratti dei factor, rispetto ai classici prestiti bancari.

I contratti di factoring sono molto convenienti sia in termini di tassi di interesse, sia riguardo agli indici di rischio. Esistono tre diverse tipologie di contratto di factoring:

  • Il full factoring: una tipologia di contratto attraverso cui l’azienda cede tutti i suoi crediti presenti e si impegna a cedere anche quelli futuri. Si tratta di una soluzione molto utilizzata dalle piccole e medie imprese che vogliono concentrare tutte le risorse sulla produzione, delegando le attività amministrative e finanziarie alla società di factor, che a sua volta diventa l’interlocutore dell’azienda riguardo alla gestione del credito e all’amministrazione commerciale dell’attività.
  • Il Factoring Maturity: una tipologia di contratto attraverso cui la società di factor si impegna a consegnare all’azienda cedente il corrispettivo del valore dei suoi crediti. La consegna del corrispettivo avviene solo alla scadenza naturale dei crediti, senza possibilità di anticipo.
  • Il contratto di International Factoring: indispensabile per un’azienda cedente che opera su mercati esteri. La società di factor, in questo caso, si occupa di riscuotere i crediti secondo le normative vigenti nei singoli Paesi. 

Factoring digitale: come funziona e quali sono i vantaggi

La digitalizzazione ha certamente trasformato il factoring in uno strumento di funding per le imprese veloce, sicuro, pratico e ancora più ricco di vantaggi, ma non ha modificato il meccanismo che ne sta alla base e che vede tre attori coinvolti: il cedente, il ceduto e il cessionario(investitore).  

Perché scegliere il digital factoring? 

Esistono validi motivi per scegliere di cedere le proprie fatture attraverso il factoring e altrettante per optare per questa soluzione in “formato digitale”. Partiamo dai primi.

I principali vantaggi di questo meccanismo di finanziamento stanno nella possibilità di ottimizzare la programmazione degli incassi e di risparmiare nei costi da sostenere per la gestione dei crediti di fornitura.

Questo grazie all’esternalizzazione delle relative attività di valutazione, amministrazione e controllo. È inoltre un servizio che permette un elevato grado di personalizzazione, a seconda delle caratteristiche di un’impresa e delle sue esigenze. 

Passando al factoring digitale si mantengono tutti questi benefici e si guadagna in velocità, trasparenza, flessibilità e semplicità. 

Le piattaforme on line che erogano questo servizio, infatti, presentano sempre una intuitiva e una rassicurante chiarezza nell’illustrare i costi per operazione.

Nella quasi totalità dei casi non vi è necessità cedere tutto il portafoglio crediti riferiti ad un determinato cliente, presenti e futuri, ma ogni azienda può sottoporre la richiesta solo per quelli che ritiene opportuno sperimentando di persona la forte riduzione tempi di erogazione dell’anticipo e l’immediatezza delle comunicazioni tra tutte le parti coinvolte nelle transazioni tipica delle soluzioni fintech.

Spero che questo articolo ti abbia chiarito le idee su Cessione del Credito, Factoring e su quali possono essere i vantaggi a favore della tua azienda.

Vorresti sfruttare questa opportunità supportato da un team di esperti in materia? Allora clicca qui e prenota la tua consulenza gratuita! Costruiremo per te un percorso su misura per godere di questi vantaggi. Grazie all’implementazione dei nostri servizi potrai scoprire come ottenere fondi e agevolazioni e ottenere maggiore liquidità.

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Strumenti di sostenibilità aziendale: quanto sono importanti? https://blog.alzarating.com/strumenti-di-sostenibilita-aziendale-quanto-sono-importanti/ https://blog.alzarating.com/strumenti-di-sostenibilita-aziendale-quanto-sono-importanti/#respond Thu, 24 Mar 2022 10:54:35 +0000 https://www.alzarating.com/?p=3674 Strumenti di sostenibilità aziendale: si possono definire così tutti quegli strumenti ufficiali, riconosciuti e concreti. Strumenti che quantificano le potenzialità delle strategie e delle azioni di sostenibilità. Quali sono questi strumenti di sostenibilità che supportano le PMI nelle scelte strategiche orientate a modelli di business sostenibili e circolari? Partiamo prima dal fatto che questi strumenti di sostenibilità…

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Strumenti di sostenibilità aziendale: si possono definire così tutti quegli strumenti ufficiali, riconosciuti e concreti. Strumenti che quantificano le potenzialità delle strategie e delle azioni di sostenibilità.

Quali sono questi strumenti di sostenibilità che supportano le PMI nelle scelte strategiche orientate a modelli di business sostenibili e circolari?

Partiamo prima dal fatto che questi strumenti di sostenibilità ti permetteranno di:

  • avere sempre sotto controllo il percorso strategico di medio-lungo termine e i risultati di business circolare che si vogliono raggiungere;
  • valutare le potenzialità strategiche di un percorso circolarità e delle sue specifiche tappe;
  • dare evidenza ai propri stakeholder del percorso verso un modello di business circolare e sostenibile intrapreso.

Detto questo andiamo ora a descriverli nello specifico.

Strumenti di sostenibilità di natura sistematica

Gli strumenti di natura sistemica per “quantificare” la sostenibilità aziendale rivestono un ruolo importante soprattutto per un’altra ragione. 

Perché permettono di integrare un modello organizzativo in grado di avere sotto controllo parametri, processi e figure che si occuperanno dello sviluppo dei processi circolari stessi.

Un modello organizzativo interno che permette però di avere un fondamentale sguardo rivolto anche verso l’esterno. Ovvero, verso ciò che stanno facendo stakeholder e partner lungo la filiera produttiva, verso ciò che la tua azienda sta facendo a monte e a valle del processo produttivo.

Un secondo beneficio portato da questi strumenti di natura sistemica, è quello di aiutare a delineare una strategia di medio-lungo periodo. Questo serve a raggiungere obiettivi che sono in linea con la politica definita dalla direzione aziendale.

In ultimo, standard e sistemi di gestione ambientale sono essenziali per avere una consapevolezza di ciò che si sta facendo all’interno e all’esterno della tua azienda.

In definitiva si può dire che questo tipo di strumenti di sostenibilità permettono alla tua azienda di:

  • avviare e garantire un forte coinvolgimento del management aziendale. Una condizione essenziale al fine di avviare una strategia di circolarità robusta e solida;
  • avviare un coinvolgimento integrato di tutti gli attori lungo la filiera (a monte e a valle). Avere questa visione ti permette di implementare una strategia di circolarità del prodotto finito. Ti permette anche di stipulare con stakeholder a valle del processo produttivo delle partnership per recuperare parte del prodotto a fine vita;
  • avere obiettivi e tempi ben definiti. Questo consente di allocare tempo e risorse a un team o a figure strategiche aziendali che potranno sviluppare le tematiche di economia circolare all’interno dell’organizzazione;

Strumenti e indicatori per misurare la sostenibilità aziendale

Gli strumenti e relativi indicatori per effettuare analisi e valutazioni di questo tipo sono numerosi.
L’elenco e la scelta su quali adottare varia in base al focus di sostenibilità che l’azienda intende perseguire: che sia quindi di natura sociale, ambientale o economica.

Strumenti di misurazione e miglioramento di impatto SOCIALE:

  • S LCA – Social Life Cycle Assessment
  • Social Footprint – Product Social Identity
  • KPI specifici su aspetti sociali

Strumenti di misurazione e miglioramento di impatto AMBIENTALE:

  • Analisi dei flussi di massa – Material Flow Analysis
  • Analisi LCA – Life Cycle Assessment
  • KPI specifici di natura ambientale (es. carbon e water footprint)

Strumenti di misurazione e miglioramento di impatto ECONOMICO:

  • Analisi dei costi sul ciclo di vita – Life Cycle Costing
  • KPI specifici di natura economica.

Quali sono le caratteristiche fondamentali per misurare la sostenibilità aziendale?

La caratteristica che la rende uno strumento potente è la sua versatilità e flessibilità per indagare una strategia di sostenibilità.

Versatile perché, infatti, l’analisi LCA permette di spostare l’attenzione delle misurazioni:

  • a livello di intero sistema. Applicarla cioè all’intera organizzazione nel complesso, su tutti i suoi beni. Fare valutazioni ex ante ed ex post rispetto all’adozione di una strategia di circolarità;
  • a livello di parte del sistema. Applicarla cioè su una specifica linea di prodotto o su una singola componente di prodotto (early design stage).

Flessibile, invece, poiché permette di concentrare l’attenzione su diverse fasi di prodotto/processo:

  • a monte del processo di sviluppo e produttivo (cosiddette di upstream): ad esempio, se la tua azienda progetta di introdurre materiali con un quantitativo di rinnovabilità. In questo modo valuta così i diversi impatti delle due tipologie di materiali già in una fase di early stage.
  • fasi di utilizzo e consumo del prodotto/servizio (cosiddette core). Ad esempio, se l’azienda progetta di implementare processi di circolarità sistemici del recupero di sfridi all’interno del mio processo produttivo, confrontando i dati con la situazione precedente;
  • a valle del processo produttivo (cosiddette di downstream). Ad esempio, se le modifiche progettate in ottica di eco-design dall’azienda determinano una fase di fine vita – in termini di potenziali impatti ambientali – diversa, e quindi se il passaggio da un prodotto “standard” a un prodotto as a service SAAS è effettivamente vantaggioso.

Strumenti di sostenibilità relativi alla comunicazione

Come può essere condotta la fase di comunicazione? Utilizzando certamente i canali propri della tua azienda, online o offline che siano, ma adottando anche canali più standardizzati, come le dichiarazioni di carattere non finanziario o i bilanci di sostenibilità integrati.

Utilizzarli potrebbe essere una scelta strategica utile, in quanto risorse che spesso possono essere richieste dal gruppo di cui la tua azienda fa parte, oppure da stakeholder e clienti.
Infatti, proprio questi due documenti sono stati resi obbligatori dal D.lgs. 254/2016, che recepisce la direttiva UE 2014/95. ( Fonte: Nier)

Quali sono i principali label e certificazioni che possiamo menzionare e che ti possono essere utili?

All’interno della matrice degli standard UNI ISO e programmi ufficiali, in particolare: le ISO 14064 e ISO 14067. Certificazioni incentrate rispettivamente sull’inventario delle emissioni dirette e indirette di gas ad effetto serra (GHGs) a livello di organizzazione, e sulla quantificazione dell’Impronta di Carbonio (carbon footprint) di beni e servizi;

Inoltre, l’azienda potrebbe decidere di richiedere il marchio riconosciuto di carbon footprint mediante l’iscrizione al Program Operator italiano Carbon Footprint Italy, per il rilascio di un marchio riconosciuto.

L’iscrizione a tali portali nasce proprio con l’obiettivo di trasmettere solidità e credibilità verso chi lo recepisce, bypassando così il rischio di veicolare informazioni non veritiere e scadere nel greenwashing. L’ISO 14025 è una certificazione importante se l’azienda decide di voler sviluppare una vera e propria dichiarazione ambientale di prodotto. 
Si tratta di un tipo di certificazione basata su analisi LCA di un’infrastruttura, un prodotto o servizio aziendale, all’interno della quale è possibile inserire indicazioni relative agli aspetti di circolarità aziendali.

Quali possono essere altri strumenti di sostenibilità aziendale?

Rating ESG

Un altro strumento fondamentale all’interno dell’azienda che misura la sostenibilità aziendale è il Rating ESG ossia la valutazione complessiva che certifica l’attendibilità di un’azienda, di un fondo o di un titolo sotto il profilo ambientale, sociale e di governance.

È di fatto un indice complementare al tradizionale rating, che si basa su parametri finanziari, fornendo ulteriori informazioni extra finanziarie sull’attività economica, in modo da dare un quadro completo nelle scelte di investimento.

I soggetti che elaborano la valutazione finale sono le agenzie e i centri di ricerca specializzati nell’analisi dei dati relativi alla sostenibilità di un’impresa. Ma non esiste una regolamentazione specifica né un’autorità regolatrice, come invece avviene per le agenzie che emettono i rating finanziari.

Sono le aziende stesse che decidono di aderire al rating ESG, in quanto questo rappresenta un fattore di competitività sul mercato e di attrazione per gli investimenti.

Tra i parametri usati per valutare le imprese dal punto di vista della sostenibilità ambientale, ci sono la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, la riduzione degli sprechi di risorse naturali e l’efficienza energetica.

Sul fronte dell’impatto sociale, si tiene invece conto della qualità e della sicurezza dell’ambiente di lavoro, del rispetto dei diritti umani e della diversità, delle relazioni sindacali e dei controlli sulle catene di fornitori.

 Infine, per valutare la governance, aspetti tenuti in considerazione sono la presenza di consiglieri indipendenti e l’attenzione alla diversità di genere nei consigli d’amministrazione, oltre che le policy adottate in merito alla sostenibilità, anche in relazione alla remunerazione dei componenti del board.

KPI sostenibilità ambientale

Lo scopo dei Key Performance Indicators è quello di facilitare la misurazione e l’interpretazione delle azioni del business in termini di impatto economico, sociale e ambientale.

Secondo lo studio, ogni azienda deve essere in grado di analizzare gli elementi che compongono la strategia e riconoscere come questi impattano sulla sostenibilità.

Per definire una policy aziendale, infatti, “si deve partire da una mappatura degli aspetti potenziali e attuali legati alla sostenibilità”, una volta individuati i quali si può procedere alla definizione degli obiettivi.

Come scegliere gli indicatori per monitorare le prestazioni?

  • Conformità. Contiene tutti gli indicatori relativi alla conformità dell’azienda alle normative locali, nazionali e internazionali e gli standard di settore.
  • Effetti. Il livello relativo agli impatti dell’azienda sull’ambiente naturale e umano.
  • Uso dei materiali e performance. Si riferisce ai risultati dell’azienda in termini energetici e idrici, rifiuti ed emissioni.
  • Supply chain. In questo livello rientrano gli aspetti che vanno oltre i confini aziendali e che includono la supply chain, la distribuzione, l’uso e lo smaltimento del prodotto. Qualche esempio: la riciclabilità del prodotto, l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile dei fornitori a monte e le emissioni di CO2 derivanti dal trasporto.
  • Sistema sostenibile. Tutti gli indicatori che misurano la performance in termini di impatto sulla qualità di vita, uso delle risorse idriche in base al grado di rigenerazione del territorio. Questi KPI sono difficilmente individuabili a livello aziendale ed è per questo che sono emanati a livello nazionale o internazionale.

La tua è un’azienda sostenibile? Ritieni di utilizzare gli strumenti che ti ho elencato o vorresti un supporto da parte di un team di esperti per capire come implementare ed ottimizzare gli strumenti di sostenibilità all’interno della tua azienda? Allora clicca qui e prenota la tua consulenza gratuita! Dopo un primo confronto valuteremo il migliore percorso da fare per renderti un azienda sostenibile, innovativa e differenziante!

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Bilancio previsionale: quanto è importante per l’azienda https://blog.alzarating.com/bilancio-previsionale-quanto-e-importante-per-lazienda/ https://blog.alzarating.com/bilancio-previsionale-quanto-e-importante-per-lazienda/#comments Thu, 27 Jan 2022 10:30:00 +0000 https://www.alzarating.com/?p=3594 Il bilancio previsionale presenta la situazione patrimoniale ad un periodo futuro. È uno strumento importante per seguire la conduzione aziendale che permette di verificare come sarà la struttura di capitale dell’impresa, lo stato degli attivi, quello dei passivi e del capitale proprio. I valori inseriti in questo rapporto sono delle cifre stimate, che porterebbero al…

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Il bilancio previsionale presenta la situazione patrimoniale ad un periodo futuro. È uno strumento importante per seguire la conduzione aziendale che permette di verificare come sarà la struttura di capitale dell’impresa, lo stato degli attivi, quello dei passivi e del capitale proprio.

I valori inseriti in questo rapporto sono delle cifre stimate, che porterebbero al raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Il bilancio previsionale aziendale è uno strumento di cui si dota l’imprenditore per avere contezza del suo andamento rispetto a quanto ha immaginato.

Il bilancio previsionale ha una parte operativa che anticipa il conto economico effettivo e una parte finanziaria che prevede le operazioni finanziarie derivanti da previsioni di investimenti e incassi.

La parte operativa rappresenta il conto economico preventivo. In questa parte del budget saranno valutati gli obiettivi relativi alle voci tipiche del conto economico (costi / ricavi) dell’azienda:

  • valore del venduto (fatturato relativo a prodotti e/o servizi)
  • materie prime (da scorte o acquistate nell’esercizio)
  • stima del costo del lavoro, costi generali, ecc.

la parte finanziaria rappresenta i flussi finanziari attesi, derivanti dalle previsioni economiche, dagli investimenti previsti e dai movimenti di cassa.

In pratica è composto dal prospetto fonti-impieghi che è suddiviso in:

  • autofinanziamento da gestione reddituale, aumenti di debiti a breve e medio-lungo termine, disinvestimenti di capitale fisso e circolante;
  •  investimenti in immobilizzazioni;
  • aumenti di crediti e scorte;
  • rimborsi di debiti;
  • pagamento di dividendi e rimborsi di capitale proprio);
  • dal budget di cassa o di tesoreria.

Il bilancio previsionale è uno strumento strategico per la azienda in quanto:

  • permette agli amministratori di correggere eventuali deviazioni in corsa
  • consente di prevedere e prevenire l’effetto negativo di eventuali problemi che potrebbero presentarsi.

Il bilancio previsionale e le sue componenti

Come per il bilancio di esercizio, le componenti per fare una buona previsione di bilancio sono:

  • conto economico di previsione,
  • stato patrimoniale previsionale,
  • rendiconto finanziario,
  • relazione di accompagnamento.

In questo caso si potrebbe fare a meno della nota integrativa, i cui elementi vanno esplicitati all’interno della relazione.

Bisognerà quindi costruire un vero e proprio bilancio che sarà redatto sulla base di ipotesi verosimili legate, tra gli altri, a:

  • mercato di sbocco e di approvvigionamento,
  • andamento della macro (economia nazionale e internazionale) e della microeconomia (settore e territorio di appartenenza),
  • costo ed evoluzioni delle dinamiche del lavoro,
  • tassi di interesse e rischi finanziari,
  • evoluzione della fiscalità e degli interventi normativi a supporto delle imprese (si pensi agli importanti contributi che in questi anni sono stati studiati dai crediti d’imposta agli investimenti).

Redatti i prospetti e definiti i principi di redazione del bilancio di previsione, sarà importante fare l’analisi per indici del bilancio di previsione.

Per esempio, sarà strategico operare la scomposizione del ROE!

Come preparare il bilancio previsionale?

Di solito il bilancio viene preparato una volta all’anno ma alcune imprese preferiscono aggiornarlo trimestralmente.

L’iniziatore del processo è il comitato di bilancio che dopo aver definito i punti principali, li comunica all’amministratore delegato che incarica i diversi dipartimenti di preparare i piani delle singole unità.

Si parte dal piano di previsione dei guadagni per poi andare alle unità, da quelle più periferiche fino al centro dell’azienda.

Ognuno di questi piani deve essere poi rivisto e contrattato per assicurare una giusta divisione delle risorse senza sprechi. Una volta completate queste operazioni, il bilancio previsionale deve essere approvato e reso operativo.

Come creare un bilancio previsionale?

Per costruire il bilancio previsionale dell’azienda, è necessario distinguere bene l’attivo dal passivo per la contabilizzazione del rispettivo ammontare.

Si noti che alla fine il totale dell’attivo dovrebbe essere identico al totale del passivo, il che permetterà di identificare rapidamente gli errori di inserimento dati una volta finito di inserire i valori in questione.

Gli errori da evitare e le buone pratiche da seguire per costruire il bilancio previsionale sono:

  • Stare attenti che il totale dell’attivo sia uguale al passivo. È un buon modo per identificare rapidamente eventuali errori di inserimento dati.
  • Classificare le categorie in ordine crescente di liquidità. È una convenzione che si rivelerà utile in seguito nell’interpretazione di dati.
  • Per il calcolo dell’IVA, notare che al passivo figurano due righe distinte relative all’IVA. Da una parte l’IVA da pagare e da un’altra parte l’ammontare dell’IVA riscossa in attesa di versamento all’Erario. Attenzione a questa distinzione!

Primo step: contabilizzare l’attivo del bilancio previsionale

Queste sono le principali categorie da far figurare nell’attivo del bilancio previsionale (in ordine crescente di liquidità):

  • Le immobilizzazioni ossia i beni che appartengono all’azienda, destinati a servire durevolmente alla sua attività. Si distinguono immobilizzazioni di tre tipi: immateriali (licenze, brevetti, contratti, marchi, diritto all’affitto, avviamento), materiali (materiali industriali, macchinari/attrezzature, flotta, mobilio, materiali informatici) e finanziari (depositi a garanzia versati, cauzioni, prestiti, azioni, titoli…).
  • I crediti verso clienti: sono le somme di denaro dovute all’azienda dai clienti, relative a fatture emesse ma non incassate. Il loro ammontare dipende dai tempi di saldo medio da parte dei clienti.
  • Il magazzino costituito delle materie prime, dai prodotti in corso di lavorazione, dai prodotti finiti non ancora venduti e dei materiali di consumo.
  • La cassa e gli equivalenti di cassa che costituiscono la liquidità disponibile dell’azienda.

Secondo step: contabilizzare il passivo

Ecco le categorie che dovrebbero figurare nel passivo del bilancio previsionale.

Il capitale sociale ossia le somme di denaro apportate al capitale aziendale dai soci, con un risultato contabile corrispondente a un beneficio o a una perdita.

Attenzione, se i benefici sono distribuiti sotto forma di dividendi non figureranno nei capitali propri.

I debiti finanziari che corrispondono ai mutui presi in prestito presso degli istituti di credito e agli apporti in conto corrente. Per finanziare la propria attività, i dirigenti fanno infatti ricorso a diversi mezzi di finanziamento, tra cui l’indebitamento.

I debiti verso fornitori che raggruppano l’acquisto di beni o prestazioni di servizi da fornitori, con tempi di pagamento più o meno lunghi.

Da notare che l’utilizzo di dilazioni di pagamento relativamente lunghe è anch’esso considerato come un mezzo di finanziamento.

I debiti fiscali e sociali che corrispondono a tutti i debiti dell’azienda connessi all’esecuzione dell’attività, tranne i debiti verso fornitori.

In concreto, si tratta dell’IVA dovuta, delle imposte societarie da pagare, di qualsiasi altra imposta (contributi fondiari aziendali, per esempio), dei debiti verso il personale (salari netti da pagare) o dei debiti nei confronti di organismi sociali (INPS, polo impiego, casse di previdenza) e dei debiti verso collaboratori non stipendiati.

Gli scoperti bancari che consentono un finanziamento a breve termine e figurano in bilancio nelle ultime righe del passivo.

Terzo step: interpretare un budget previsionale

Grazie alla sua costruzione, il bilancio previsionale permette di visualizzare il livello di liquidità delle risorse aziendali.

Il bilancio previsionale permette di calcolare il capitale circolante, il fabbisogno di capitale circolante e la tesoreria netta. Ecco qui i calcoli indispensabili nella realizzazione del previsionale finanziario aziendale.

Il capitale circolante

Il capitale circolante è l’insieme delle risorse disponibili per l’azienda su un periodo molto lungo (medio e lungo termine) fornite dai soci, dagli organismi di finanziamento, dagli investitori o create a seguito dell’attività svolta. Tali risorse sono soprattutto destinate a finanziare gli investimenti in beni durevoli. Per calcolarne il valore, basta eseguire il calcolo che segue:

Capitale circolante = (capitale sociale + capitali in prestito a medio e lungo termine) – attivo immobilizzato

Il fabbisogno di capitale circolante

Il fabbisogno di capitale circolante è l’indicatore che permette di misurare lo scarto tra tutto ciò che l’azienda deve pagare e tutto il denaro che deve recuperare grazie alla propria attività.

Qui il calcolo per ottenere il fabbisogno di capitole circolante dell’azienda:

fabbisogno di capitale circolante = (magazzino + crediti clienti + altri crediti) – debiti fornitori, fiscali e sociali

La tesoreria netta

infine, la tesoreria netta può essere dedotta dai due indicatori precedenti:

Tesoreria netta = capitale circolante – fabbisogno di capitale circolante

Il segno positivo o negativo della tesoreria netta informa allora rapidamente sullo stato delle risorse disponibili a breve:

  • una tesoreria netta positiva vuol dire che il conto bancario è in positivo e che si possiedono pertanto delle risorse utilizzabili all’istante;
  • una tesoreria netta negativa vuol dire invece che si è fatto ricorso a uno scoperto o a un prestito a breve termine.

Riassumendo, il bilancio previsionale consente di valutare i saldi di bilancio per grandi elementi: il capitale circolante, il fabbisogno di capitale circolante e la tesoreria netta. (Fonte Agicap)

Perché il bilancio previsionale è così importante?

Il bilancio di previsione è importante perché sulla base degli obiettivi prefissati, si va a costruire una linea guida previsionale che poi l’imprenditore si propone di seguire per l’anno di riferimento.

È evidente che ci sarà bisogno di modifiche, cambi di passo, stravolgimenti (ove necessario) ma l’imprenditore, adottando questo strumento, avrà comunque un sentiero, una direzione.

Bilancio previsionale: programmazione e controllo

Il bilancio previsionale è importante perché sostanzialmente ha due duplici funzioni: quella di programmazione e di controllo.

Nella fase di programmazione l’imprenditore va a definire le priorità aziendali e a distribuire le risorse in maniera logica e ragionata.

Nella fase di controllo, avere un bilancio previsionale permette, mediante l’analisi degli scostamenti nel corso dell’anno, di verificare i dati a consuntivo e valutare gli scostamenti rispetto a quanto previsto.

La Programmazione e il Controllo sono due fasi davvero fondamentali perché guidano il processo di miglioramento continuo che caratterizza le imprese orientate all’innovazione.

Il bilancio previsionale è insomma uno strumento utilissimo per migliorare la gestione dell’azienda, perché permette all’imprenditore di:

  • pianificare le attività dell’esercizio successivo partendo da una base dati precisa
  • destinare le risorse disponibili nelle diverse funzioni aziendali
  • verificare se l’azienda è in linea rispetto ai programmi.

Grazie bilancio previsionale l’imprenditore può seguire una rotta ben definita, potendo così valutare periodicamente il tragitto percorso. 

Si configura dunque come un navigatore per l’azienda, che permette di definire un percorso da seguire, controlla che non ci siano deviazioni al percorso prefissato e coordina le attività al fine di raggiungere gli obiettivi stabiliti.

Deduco che in vista del nuovo anno tu abbia fatto un bilancio previsionale ma questo post potrebbe servirti per visionarlo ed eventualmente modificarlo se ci sono degli errori o criticità.

Se hai bisogno di un supporto da parte di un team di esperti non solo in materia di bilancio ma anche in materia di Fondi e Agevolazioni che potrebbero supportare i tuoi obiettivi prefissati sei nel posto giusto!

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Rating di sostenibilità: cos’è e come gestirlo nel 2021 https://blog.alzarating.com/rating-di-sostenibilita-cose-e-come-gestirlo-nel-2021/ https://blog.alzarating.com/rating-di-sostenibilita-cose-e-come-gestirlo-nel-2021/#respond Tue, 17 Aug 2021 10:53:05 +0000 https://www.alzarating.com/?p=3334 Il rating di sostenibilità rappresenta un giudizio finale sulla solidità di un’azienda, un fondo o un’organizzazione. Un giudizio che nasce da un’attenta analisi che tiene conto dell’aspetto sociale, ambientale e governance. Stiamo parlando dei famosi criteri ESG.   I Criteri ESG sono parametri utilizzati in ambito economico finanziario per esaminare un investimento sotto la lente…

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Il rating di sostenibilità rappresenta un giudizio finale sulla solidità di un’azienda, un fondo o un’organizzazione.

Un giudizio che nasce da un’attenta analisi che tiene conto dell’aspetto sociale, ambientale e governance. Stiamo parlando dei famosi criteri ESG.  

I Criteri ESG sono parametri utilizzati in ambito economico finanziario per esaminare un investimento sotto la lente della sostenibilità.

Si tratta di valutare il rischio o il rendimento di tale investimento. In che modo? Valutando nello specifico sia gli aspetti economico finanziari ma soprattutto quelli che riguardano il lato sociale ambientale e di governance.

Ecco perché avere al giorno d’oggi un buon rating di sostenibilità può essere una leva a favore di un’azienda.

Rating di sostenibilità: è possibile misurarlo all’interno di un’azienda?

Per misurare il rating di sostenibilità esistono degli indicatori chiamati KPI della sostenibilità suddivisi in 5 livelli di valutazione.

Nello specifico sono:

  • Conformità: questo livello contiene tutti gli indicatori relativi alla conformità dell’azienda alla normativa locale, nazionale e internazionale e agli standard d settore.
  • Effetti: un livello che serve per valutare gli effetti relativi all’impatto che un’azienda ha sull’ambiente naturale e umano.
  • Materiali e performance: questo livello si riferisce a quegli indicatori capaci di definire i risultati dell’azienda in termini energetici, idrici di rifiuti ed emissioni.
  • Supply chain: in questo livello rientrano tutti quei fattori che sono esterni all’azienda e che includono la supply chain, la distribuzione, l’uso e lo smaltimento dei prodotti.
  • Sistema sostenibile: questolivello include tutti gli indicatori che misurano la performance aziendale in termini di impatto sulla qualità della vita, l’uso delle risorse idriche in base al grado di rigenerazione del territorio.

Le aziende che decidono di migliorare il loro rating di sostenibilità scelgono di essere parte attiva del progetto agenda 2030. Questo vuol dire essere capaci di contribuire al raggiungimento degli obiettivi fissati dalle Nazioni Unite.

Migliorare le proprie performance ESG vuol dire per un’azienda attirare l’attenzione sia di investitori che di stakeholder coinvolti. Inclusi fornitori e consumatori.

Le PMI possono davvero fare qualcosa di concreto per fare in modo che le agenzie di rating diano una buona valutazione nel misurare i criteri di sostenibilità di un’azienda.

Come migliorare il rating di sostenibilità di un’azienda?

Bisogna prima di tutto definire una policy di sostenibilità aziendale partendo dalla mappatura di tutti gli aspetti potenziali legati alla sostenibilità.

Successivamente devono essere definiti gli obiettivi di miglioramento da perseguire che sono volti alla minimizzazione delle risorse e alla massimizzazione del valore.

A questo segue l’applicazione di tutti gli interventi utili per raggiungere gli obiettivi prefissati.

In uno step successivo sarà poi possibile monitorare le prestazioni secondo l’osservazione degli indicatori di sostenibilità. In questo modo sarà possibile rendere pubbliche le policy aziendali ed i risultati conseguiti al fine di supportare le attività delle agenzie di Rating ESG.

Sostenibilità e la creazione di valore all’interno di un’azienda

L’impegno delle aziende per la sostenibilità non è più soltanto un’attività di imprenditori illuminati. Non è nemmeno soltanto una fredda variabile necessaria al calcolo dei rating da parte di banche e altre istituzioni finanziarie.

Sotto l’acronimo ESG, che declina la sostenibilità nelle sue tre anime ambientale, sociale e di governance, si cela oggi un vero e proprio mondo e una precisa strategia in grado di incidere anche sulle performance e sulla competitività dell’impresa.

Lo hanno ben compreso molte aziende italiane, anche in ambito manifatturiero. Imprese che stanno investendo risorse per mettere a punto politiche e report di sostenibilità, da cui trarre valore per l’azienda.

Possiamo citare come esempio Streparava, azienda che produce soluzioni per il settore automotive. Una “famiglia dal 1951”, come la definisce Paolo Streparava, erede dell’impegno di tre generazioni.

Dal 2016 Streparava pubblica il suo dettagliato Report di Sostenibilità, che è “un momento di sintesi del nostro operato oltre che uno strumento molto importante. Uno strumento che certifica il nostro profilo etico e legittima il ruolo che intendiamo svolgere nei confronti della comunità in cui siamo inseriti. Questo non solo in termini economici, ma soprattutto morali”.

In Streparava infatti, accanto alle dimensioni ‘classiche’ ambientale e sociale, la sostenibilità viene declinata anche nei suoi aspetti etici ed economici. (fonte Innovation post)

Nel report l’azienda si racconta all’insegna della trasparenza nella convinzione che la sostenibilità sia il driver di un processo di miglioramento continuo. Un processo che garantisce risultati nel tempo e il rafforzamento della propria performance economica, reputazione e salute e sicurezza dei suoi lavoratori. Questo gli consente di raggiungere i suoi obiettivi in ambito ambientale, sociale e di governance.

Quali sono i benefici che comporta l’adozione di una strategia ESG?

L’implementazione di leve strategiche non finanziarie (o di sostenibilità) a medio-lungo termine permette di generare benefici operativi in grado di produrre impatti finanziari positivi”, spiega ancora Amelio.

Sono diverse le dimensioni su cui una strategia ESG va a impattare: capitale umano, relazione con i clienti, società, ambiente, innovazione e corporate governance. Tutti ambiti per quali esistono precisi parametri che permettono alle aziende di misurarne l’impatto.

Dal punto di vista finanziario i beneficiari sono: valore del brand, efficienza operativa, costo del capitale e gestione del rischio.

Crescono le imprese che investono in sostenibilità

Le imprese che quest’anno investiranno in sostenibilità sono in crescita di 11 punti percentuali. Se nel 2020, infatti, questo tipo di investimenti aveva riguardato il 29% dell’industria varesina, nel 2021 tale quota crescerà fino ad arrivare al 40%.

Nel 65% dei casi le risorse verranno stanziate in processi produttivi green, nel 43% in nuove tipologie di prodotti compatibili con l’ambiente. Costante l’attenzione per le politiche sostenibili nelle grandi aziende che coinvolge il 73% dei siti produttivi varesini. Ma il fenomeno riguarda sempre di più e trasversalmente le aziende di qualsiasi taglia.

Nelle medie imprese nel corso del 2021 si assisterà ad una crescita delle realtà coinvolte di 8 punti percentuali, mentre nelle piccole tale aumento toccherà i 13 punti percentuali.

La sostenibilità ormai è una non scelta, una via obbligata di sviluppo per qualsiasi impresa e per qualsiasi istituto di credito o finanziario.

Dal sistema bancario ci si aspetta sollecitazioni e iniziative affinché gli investimenti sostenibili possano tradursi in un più fluido percorso di concessione del credito. Questo a condizioni più favorevoli e con un conseguente miglioramento del merito creditizio aziendale e, perché no, del rating.

Rating di sostenibilità e novità introdotte dalla UE: quale impatto avranno sulle PMI?

Molte aziende del territorio stanno già oggi sperimentando come i temi e le strategie ESG (Environment, Social, Governance) abbiano ormai un impatto rilevante sui modelli di business.

Un’accelerazione che richiede, per difendere le proprie capacità di stare sul mercato e di presidiare le supply chain. Richiede di adeguarsi alla transizione in atto con un arco temporale di mesi, non certo di anni. Contemporaneamente, sulla spinta regolatoria della Banca Centrale Europea,  il mondo finanziario sta velocemente implementando ‘kit’ di sostenibilità per le aziende.

PMI che dovranno adeguarsi cogliendo le opportunità nel breve e gestendo il rischio di maggiori difficoltà di finanziamento nel medio periodo.

Queste novità impatteranno su ogni azienda. Anche su quelle che si collocheranno sotto i limiti dimensionali previste dalle nuove normative, in quanto parte delle catene del valore e delle filiere produttive.

Ciò impone a qualsiasi impresa di impostare strategie di sostenibilità. Una sostenibilità, però, vera e misurabile.

Il green-washing, ovvero la finta sostenibilità o la sostenibilità di facciata, sarà sempre più difficile da presentare.

Oltre che essere pericolosa per la credibilità dell’azienda e l’imprenditore nei confronti non solo del mondo bancario ma anche verso i propri clienti.

La sostenibilità è per le imprese una opportunità per guadagnare posizioni di competitività e capacità di innovazione.

L’evoluzione delle esigenze informative degli investitori, le spinte normative e la crescente attenzione degli stakeholder verso i temi della sostenibilità, rendono necessaria per le aziende l’integrazione dei temi ESG nelle proprie strategie di business e nel modus operandi, fornendo al tempo stesso una comunicazione adeguata agli stakeholder sulle relative performance di rispetto delle tematiche sociali e ambientali.

Perché la sostenibilità è rilevante per le PMI

Rendicontare la sostenibilità è una leva di crescita per le PMI. Non solo per accedere più facilmente a prestiti e finanziamenti, ma anche per individuare e misurare quelle dinamiche che permettono loro di stare sul mercato, estraendone flussi di cassa, e adottando comportamenti virtuosi che possono massimizzare profitti e impatti positivi. 

Le banche e gli investitori possono essere per le PMI degli importanti facilitatori. Promuovendo l’adozione di strumenti di rendicontazione socio-ambientale, portano questi temi all’attenzione di realtà che spesso, per loro natura, sono già allineate a obiettivi di sostenibilità, ma che non sono portate a esplicitare il proprio impegno e le proprie performance.

Mostrando i vantaggi connessi all’uso di questi strumenti, le aiutano inoltre a prepararsi alla prossima transizione, che nel giro di pochi anni renderà la misurazione e valutazione degli impatti un requisito essenziale per tutte le aziende.

La tua azienda è allineata con i criteri di valutazione relativi al rating di sostenibilità?

Se così non fosse ti piacerebbe essere supportato da un team di esperti in materia che ti guiderebbe in un percorso di miglioramento di rating di sostenibilità godendone i vantaggi sopraelencati?

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Liquidità aziendale una necessità vera e propria in un periodo dove spesso e volentieri le aziende hanno vissuto nell’incertezza, vedendo diminuire i fatturati, ritardi nei pagamenti e di conseguenza problemi finanziari.

Quando si manifestano problemi di liquidità che siano temporanei o prolungati nel tempo, tutte le attenzioni e gli sforzi dell’imprenditore e degli azionisti si orientano solitamente alla ricerca di nuova liquidità.

Potrebbe trattarsi di un comportamento logico, se non fosse che la liquidità non è mai la causa di un momento di difficoltà aziendale. Ne è semmai un effetto.

Per questo è fondamentale anche per le piccole e medie imprese monitorare con continuità ed attenzione i flussi di cassa (o cash flow, nella forma inglese ormai di uso comune) per avere una visione sempre aggiornata dei movimenti di liquidità, quindi di denaro, che entrano ed escono dall’impresa.

I flussi di cassa (che generalmente si misurano su base mensile, trimestrale o annuale) sono i principali indicatori della liquidità e quindi dello stato di salute di un’impresa. Sono determinanti, più del dato del fatturato e dell’utile, per la continuità aziendale.

Con un controllo di gestione efficace e tempestivo, l’azienda non sarà colta impreparata e potrà prevedere ed eventualmente gestire le crisi di liquidità in maniera adeguata.

Per valutare la liquidità aziendale e garantire l’operatività dell’impresa nel breve termine, si deve necessariamente valorizzare il cosiddetto capitale operativo. Il capitale operativo non è altro che l’ammontare delle risorse che compongono e finanziano l’attività operativa di un’impresa. 

Viene calcolato come differenza tra le attività a breve termine (cassa, scorte di magazzino, crediti verso clienti) e le passività a breve termine (debiti verso fornitori, debiti verso dipendenti, debiti correnti verso erario).

Come si determina la mancanza di liquidità?

Ricollegandoci al discorso di calcolo del capitale operativo se risulta negativo significa che è riscontrabile un problema di liquidità. In pratica l’azienda non riesce con i propri incassi a far fronte alle passività correnti (pensiamo ad esempio, semplificando, di dover pagare i fornitori a 30 giorni mentre incassiamo a 60 o 90 giorni).

Diciamo subito che questa situazione, cioè una mancanza temporanea di liquidità, è riscontrabile nella maggior parte delle aziende operative. La cosa importante come detto è prevenire e gestire la situazione in modo tale che non diventi patologica.

A questo punto una domanda sorge spontanea.

Su quali fattori devi intervenire per aumentare la tua liquidità aziendale?

Riduci i tempi di riscossione dei crediti

Le tecniche per ridurre ed anticipare e tempi di incasso, e quindi migliorare la componente attiva del capitale operativo, possono essere diverse. Tutte però dovranno tendere a favorire un tempo di incasso ragionevole o, ancora meglio, a garantirne la continuità nel tempo.

Teniamo presente che la vendita non è altro che un prestito fino a quando i clienti non pagano! Dunque sarà opportuno ridurre i tempi di fatturazione.

Se l’azienda è abituata a fatturare a fine mese potrebbe valutare invece una emissione fatture alla fine di ogni decade del mese oppure non appena il bene e servizio viene ceduto (fatturazione immediata).

Una regola importante da non dimenticare per generare liquidità: prima si fattura prima si incassa.

Nel caso di ordini importanti o clienti nuovi sui quali l’azienda non ha possibilità di verifica preventiva, potranno essere proposti pagamenti frazionati in fatture progressive. Un esempio può essere quello di chiedere un primo acconto seguito da altre tranche di pagamento a determinate scadenze.

Altra tecnica per anticipare gli incassi e quindi migliorare la liquidità può essere quella di offrire una scontistica, seppur contenuta, ai clienti che pagano in anticipo (sconto 2% pagamento 10 gg data fattura).

Impara a gestire i finanziamenti a breve e quelli a lungo termine

Una forma di finanziamento a breve termine può essere ad esempio una linea di credito. Questo tipo di finanziamento può consentire all’azienda la liquidità di sostegno necessaria per superare un momentaneo gap tra i pagamenti che deve effettuare (passività a breve) e quelli che deve riscuotere (attività a breve).

Un fido o uno scoperto di conto sono generalmente le formule più utilizzate. Attento però a non ricorrere a queste modalità in modo sistematico. Questo perché così facendo il tuo problema risulta più radicato e deve essere affrontato intervenendo anche sugli altri fattori in argomento.

Talvolta l’azienda ha bisogno di effettuare investimenti particolarmente importanti in termini di costo, come l’acquisto di nuovi macchinari, di nuovi locali o immobili.

In questi casi possono rendersi necessari dei finanziamenti a lungo termine, che hanno il pregio di non intaccare il capitale operativo.

Questo tipo di finanziamento consente all’azienda di dilazionare ingenti spese in rate più o meno piccole a seconda dei termini del prestito.

In questi casi dovranno essere attentamente valutati il peso degli interessi e le spese ma potrà essere preservato il working capital dell’azienda.

Come gestisci il tuo magazzino? Anche quello influisce sulla liquidità aziendale

Gestire il magazzino è difficile, specialmente nelle piccole e medie imprese. Richiede un equilibrio davvero delicato. Un magazzino troppo ristretto può influenzare negativamente le operazioni e creare ritardi negli ordini. Un livello delle scorte troppo elevato, d’altra parte, causa problemi di inutilizzo e di obsolescenza.

Avere eccedenze di rimanenze è costoso e quindi può effettivamente creare problemi di liquidità. Infatti “fare” magazzino ha un costo.

I consulenti di match advisory ripetono sempre agli imprenditori di vedere nel magazzino non i prodotti stoccati ma pile di banconote!

Quindi se non gestito bene può causare uno squilibrio, anche prolungato nel tempo, nel capitale operativo.

Le aziende possono risolvere questo problema gestendo il livello delle scorte più attentamente, assicurandosi di avere abbastanza materiale per servire i clienti, ma non molto di più.

Le tecniche per l’ottimizzazione del magazzino sono molteplici. In generale occorre tendere ad efficientarlo il più possibile, per far fronte ad ogni richiesta di vendita in maniera celere, senza avere eccessive quantità di prodotti.

Posticipa i pagamenti dove è possibile farlo

Può essere utile rivedere le condizioni di pagamento praticate dai nostri fornitori per allinearle il più possibile ai tempi di incasso dell’azienda.

In condizioni di buona liquidità aziendale è preferibile pagare anticipatamente i fornitori, a fronte di sconti concordati. Questo grazie agli attuali tassi d’interesse applicati dalle banche sui conti correnti.

L’esame dei flussi di cassa è in ogni caso necessario per anticipare l’impatto che può avere la diversa modalità di pagamento sul capitale operativo. Praticamente devi capire se anticipando il pagamento sarai in grado di mantenere la liquidità necessaria per i pagamenti ordinari (stipendi, affitti, materie prime, debiti correnti, imposte correnti).

Dopo averti illustrato come poter gestire il tuo capitale operativo e di conseguenza le tue liquidità voglio svelarti un modo per ottenere liquidità immediata.

Hai mai sentito parlare di cessione del credito?

Un’impresa che incassa subito quanto fatturato è un’impresa che dispone di liquidità immediata per supportare la propria crescita giorno per giorno.

Non solo: è anche un’organizzazione in grado di garantire a sé stessa e ai propri stakeholder un equilibrio finanziario tale da poter disegnare con maggiore sicurezza strategie di medio e lungo termine.

La capacità di mettere in moto un meccanismo che genera entrate regolari innesca in altre parole un circolo virtuoso che si ripercuote positivamente su tutto il business.

Questo consente alla tua impresa di assumere un atteggiamento proattivo nel momento in cui si presentano nuove opportunità da cogliere. Specialmente per le PMI e per gli studi professionali, il tema è estremamente rilevante.

Ma cosa devi fare per assicurarti in tempi brevi o per lo meno con cadenza regolare questa liquidità? L’ideale, naturalmente, sarebbe circondarsi di clienti e committenti solidi dal punto di vista finanziario e puntuali nei pagamenti.

Occorrono però tempo, esperienza e qualche inevitabile scottatura prima di riuscire a selezionare i partner migliori sotto questo profilo. L’alternativa, soprattutto per le giovani imprese, è ricorrere a strumenti di gestione della liquidità. Uno di questi strumenti è appunto la cessione del credito.

Un’impresa che cede il credito è un’impresa che ottiene liquidità immediata

Grazie a una serie di novità introdotte nella regolamentazione di questi servizi e soprattutto attraverso l’apporto delle tecnologie digitali, oggi è infatti possibile fare leva su soluzioni che consentono di cedere definitivamente il proprio credito a soggetti terzi. 

Parliamo di attori come banche, società di gestione fondi e, sempre più spesso, realtà fintech.

Realtà che si assumono i rischi connessi ai tempi di pagamento delle fatture emesse e non ancora saldate, erogando nel giro di poche ore la liquidità alle aziende emettitrici, che quindi incassano subito.

Il vantaggio insito negli accordi di cessione del credito è evidente. Con un’unica mossa Riesci a costruire quell’ecosistema basato sulla fiducia, sulla stabilità finanziaria e sulla certezza delle entrate. Al contrario, come tutti gli imprenditori sanno, impiegheresti anni per ottenere quanto ti ho appena detto.

Come funziona la cessione del credito e quali differenze con l’anticipo fatture

Più nello specifico, la cessione del credito viene classificata come uno strumento che permette all’impresa di ricevere immediatamente dal partner una parte o l’intero valore del credito vantato su fatture con scadenza futura sotto forma di liquidità immediata. Questo a fronte della cessione, o vendita, del credito vantato grazie a quella fattura. 

La differenza tra la Cessione del Credito e l’Anticipo Fatture standard è che nel primo caso l’azienda si libera da impegni futuri in caso di mancata solvenza del debitore. Nell’anticipo fatture standard invece l’azienda matura a propria volta un debito con il partner che dovrà essere ripagato in caso di problematiche relative al debitore.

Il tutto avviene all’interno di un sistema di garanzie che tutela ciascuna delle parti coinvolte nel processo, stabilendo equi tassi di interesse per ogni tipologia di operazione.

Solitamente questo servizio viene offerto da operatori specializzati, che offrono i loro servizi direttamente online (es., le c.d. “Fintech”) o attraverso i centri direzionali degli operatori finanziari localizzati in tutta Italia.

La cessione del credito

Esistono infine anche altre due modalità con cui si può accedere a strumenti di gestione della liquidità:

  • il mandato all’incasso, che prevede che sia l’azienda incaricata a occuparsi della riscossione del credito. L’importo verrà quindi pagato sul conto corrente dell’azienda creditrice a valle dell’effettiva riscossione;
  • il factoring, che rientra nella fattispecie di accordi quadro di respiro ancora più ampio, attraverso cui un’azienda può cedere tutti i propri crediti a una terza parte, di solito un’azienda specializzata. Tale azienda in cambio di una Fee sul fatturato eroga una suite completa di servizi, spaziando dalla contabilità ai processi di gestione e riscossione del credito. Naturalmente questi servizi sono più complessi e costosi della semplice Cessione del Credito, che può riguardare anche una sola fattura ed è preferito dalle PMI. Il factoring comprende accordi di portafoglio e Fee continuative che tipicamente vengono stipulati dalle imprese di dimensioni più grandi.

Anche noi di Alzarating trattiamo i servizi sopracitati che ti permettono di ottenere liquidità immediata. Con noi puoi avere anche avere la possibilità di intraprendere un percorso di ricerca e innovazione che ti porterà a recuperare soldi investiti con la certificazione del Credito d’Imposta Ricerca & Sviluppo.

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Credit Score: quanto è importante per un’azienda? https://blog.alzarating.com/credit-score-quanto-e-importante-per-unazienda/ https://blog.alzarating.com/credit-score-quanto-e-importante-per-unazienda/#respond Thu, 22 Apr 2021 09:30:00 +0000 https://www.alzarating.com/?p=3105 Il Credit Score è un modello che si basa su punteggio che delinea l’affidabilità creditizia di un’azienda. Viene calcolato attraverso l’applicazione di un algoritmo o di un modello statistico prefissato.  Aiuta banche e finanziatori a determinare la quantità di credito, se presente, da darti e che tipo di tasso di interesse pagherai.  Un punteggio di credito si basa…

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Il Credit Score è un modello che si basa su punteggio che delinea l’affidabilità creditizia di un’azienda. Viene calcolato attraverso l’applicazione di un algoritmo o di un modello statistico prefissato. 

Aiuta banche e finanziatori a determinare la quantità di credito, se presente, da darti e che tipo di tasso di interesse pagherai. 

Un punteggio di credito si basa sulle informazioni contenute nel rapporto di credito. 

Un punteggio di 850 è perfetto, ma qualsiasi valore superiore a 740 ti mette in una posizione vantaggiosa per linee di credito con tassi di interesse inferiori.

Il Credit Score tiene tener conto solo di variabili quantificabili matematicamente. Qui si va ad escludere qualunque tipo di considerazione su quei fattori qualitativi per i quali si rendono invece necessarie le competenze e l’esperienza di un analista finanziario. 

Il Credit Score si basa principalmente sull’analisi dei dati di bilancio dell’azienda, confrontando i valori di ciascun indice con i valori medi risultanti dal confronto settoriale.

Il rating invece estende l’analisi anche a fattori esterni, valutando tutto ciò che può influenzare l’andamento dell’azienda.

Quali sono le differenze tra Credit Score e Rating?

Andando a riprendere il concetto di scoring dal momento che è un punteggio calcolato grazie ad un algoritmo, le informazioni che concorrono a questo calcolo sono di natura oggettiva.

I suoi vantaggi sono dovuti al fatto che:

  • Si può avere una valutazione immediata sull’affidabilità creditizia di clienti e partners.
  • È possibile accedere in qualunque momento alle informazioni economico finanziarie dell’azienda.
  • Hanno un costo decisamente più contenuto.

Il rating di credito è un parere sulla capacità di un’azienda di generare le risorse necessarie a far fronte agli impegni finanziari contratti.

Da qui possiamo dedurre che il rating assegnato ad una società non dipende dalla sua grandezza o dal suo fatturato. Anche una piccola azienda può ottenere una valutazione più alta di una multinazionale.

Nell’analisi preliminare all’emissione del rating rientrano tutti i fattori che determinano lo stato di salute di un’azienda, non solo le caratteristiche economico-finanziarie come l’analisi della redditività, della liquidità, della solvibilità a via dicendo.

Nell’emissione del rating rientrano anche parametri qualitativi, come le capacità dimostrate dal management nella gestione dell’impresa e la stabilità del Paese in cui opera.

Un rating di credito è fondamentale per avere più facile accesso a forme di finanziamento e collaborazione. Risulta una forma di garanzia per le imprese che vogliano attestare la propria affidabilità creditizia verso la controparte (fornitori, clienti, gare d’appalto, partner). Serve inoltre per valutare la situazione economico-finanziaria di un soggetto terzo, ad esempio nel caso di un’acquisizione. 

I suoi vantaggi sono:

  • Certificazione dell’affidabilità creditizia di un’azienda.
  • Accesso più facile a forme di finanziamento e credito.
  • Risultando maggiormente solvibile agli occhi di banche e finanziatori ci sono maggiori opportunità di partnership.
  • Tale certificazione ha un valore legale di conseguenza da maggiore sicurezza sulla valutazione dell’azienda.

Dopo aver spiegato sia Credit Score che rating è importante sottolineare che fare entrambe le valutazioni da a banche e finanziatori una visione più completa e sicura dell’azienda che vuole richiedere un finanziamento.

Ora però torniamo a parlare di Credit Scoring  

Perché il Credit Score può essere d’aiuto all’imprenditore?

Perché le tecniche di scoring permettono di capire come l’azienda venga mediamente vista e valutata dagli operatori finanziari. Il loro obiettivo è quello di stimare il rischio associato alla concessione di un prestito. Includendo i sistemi di scoring nella propria reportistica periodica, l’impresa riuscirebbe, quindi, a dotarsi di uno strumento di verifica della gestione raccordato con gli schemi obbligatori di bilancio.

L’utilizzo di questa metodologia di autodiagnosi diventa particolarmente importante per le aziende che operano sui mercati globali, dove l’applicazione dei sistemi di scoring, validati a livello internazionale, è ormai una prassi consolidata.

Uno dei maggiori problemi per l’imprenditore e il management è rappresentato dalla valutazione dei risultati aziendali con modalità compatibili con una verifica periodica esterna.

In particolare, molte PMI e microimprese sono dotate di sistemi più o meno evoluti di verifica dei risultati, ma spesso tali sistemi:

  • sono orientati alla verifica della performance economica, senza prestare la debita attenzione agli aspetti patrimoniali e finanziari della gestione;
  • vengono effettivamente utilizzati solo in occasione della predisposizione del bilancio d’esercizio;
  • sono strutturati in una modalità interna. Nel senso che sono predisposti sulla base di schemi gestionali interni non raccordati con gli schemi obbligatori previsti dal Codice Civile per lo stato patrimoniale e il conto economico.

La situazione sopra delineata comporta una serie di difficoltà connesse alla completezza della verifica dei risultati, alla celerità con la quale avviene tale verifica e all’estrema difficoltà per lo stakeholder esterno (in particolare, la banca, ma anche i fornitori, i clienti ed i partner potenziali, in generale) di verificare e comparare i risultati.

Perché applicare sistemi di Credit Score?

Il pregio principale dei sistemi di scoring rispetto ad altri approcci di analisi di tipo “soggettivo” (come, ad esempio, l’analisi di bilancio) è rappresentato dal fatto che nei sistemi di tipo soggettivo la scelta delle variabili e dei pesi dipende da valutazioni strettamente personali del singolo analista.

I modelli di tipo statistico si basano invece sull’utilizzo di procedimenti quantitativi, fondati a loro volta su dati e non su considerazioni personali.
Includendo i sistemi di scoring nella reportistica, l’azienda riuscirebbe a dotarsi con cadenza periodica infra-annuale di uno strumento di verifica della gestione.

Il tutto raccordato con gli schemi obbligatori previsti di bilancio, ed applicando approcci statistici validati dalla letteratura e dalla prassi internazionale.

Procedendo per gradi e senza pretendere di implementare fin dall’inizio sistemi di reporting integrato, un siffatto sistema agevolerebbe notevolmente la circolazione delle informazioni all’intero e all’esterno dell’azienda.

Quando utilizzare le tecniche di scoring

Con gli scoring è possibile apprezzare l’andamento passato della gestione e ottenere utili informazioni relativamente all’andamento futuro.

In tale ambito, risulta di particolare interesse applicare uno o più scoring anche all’output del piano econonomico-finanziario predisposto dall’azienda.

Questo consente di verificare preventivamente come si posizionerebbe l’azienda stessa se la gestione futura generasse effettivamente i risultati evidenziati dai numeri contenuti nel piano.

In altre parole, grazie all’applicazione degli scoring è possibile associare un punteggio ad ogni versione del piano, con particolare riferimento al base-case, al best-case e al worst-case.

È importante che le aziende considerino il Credit Score uno strumento utile anche ai fini delle analisi interne e non solo strumenti utilizzati dagli analisti esterni.

In effetti, se adeguatamente implementati all’interno di un sistema di pianificazione e controllo, gli scoring permettono di capire come l’azienda venga mediamente “vista e valutata” dagli operatori finanziari per quanto riguarda gli aspetti numerico-quantitativi.

Suggerimenti per migliorare il tuo Credit Score

Vale la pena dedicare tempo e risorse per migliorare il tuo Credit Score per una miriade di motivi. 

Con un migliore Credit Score si ottengono migliori opportunità di finanziamento, approvazioni di prestiti e tassi di interesse. 

Migliorare il tuo Credit Score può richiedere del tempo, quindi è meglio iniziare il processo il prima possibile, anche se non hai piani immediati per aprire una linea di credito o richiedere un prestito.

Ottieni una copia del tuo Credit Score e dei punteggi di credito

Hai diritto a un rapporto di credito gratuito da ogni ufficio una volta all’anno. Tale rapporto mostrerà la tua intera storia creditizia comprese le informazioni personali come prestiti, richieste di credito o fallimento. 

È importante verificare l’accuratezza di queste informazioni poiché influiscono sul tuo Credit Score ed eventuali errori devono essere segnalati all’ufficio di competenza. 

Riduci l’utilizzo del credito e mantieni una storia creditizia

Questo è il secondo fattore più importante e rappresenta il 30% del tuo punteggio. Alle banche o agli istituti di credito non piace vederti raggiungere il limite massimo o avvicinarti al massimo per tutte le linee di credito. 

Questo è un segno che sei a rischio di inadempienza su un prestito. Una buona regola pratica è mantenere un utilizzo del credito del 30% o meno. 

Una lunga storia creditizia: anche se si è tentati di chiudere immediatamente i conti delle carte di credito dopo aver saldato i debiti, potrebbe essere meglio lasciare la linea di credito aperta per mantenere la cronologia. 

Tuttavia, se stai lottando con la modifica del comportamento quando si tratta di utilizzo del credito e hai paura di ricadere in uno schema di utilizzo elevato del credito, sarebbe più vantaggioso chiudere l’account ed evitare di estenderti di nuovo.

Mantieni un mix di crediti

Anche se questo rappresenta solo il 10% del punteggio, può essere lo step che porta il tuo numero nella gamma “eccellente”. Avere e fare pagamenti coerenti e puntuali a diversi tipi di credito dimostra che sei in grado di gestire i tuoi soldi. 

Di conseguenza, meno rischi per gli istituti di credito. Tuttavia, non aprire inutilmente più linee di credito in un breve periodo di tempo. 

Questo può portare a troppe richieste di credito “difficili”, che possono avere un impatto negativo sul tuo punteggio.

Costruisci il tuo Credit Score

 Questo vale per gli individui con poca o nessuna storia creditizia. Puoi iniziare richiedendo una linea di credito e utilizzandola in modo responsabile per costruire la tua storia creditizia. 

Sfortunatamente, a volte il problema è che non puoi ottenere l’approvazione per una linea di credito senza una storia creditizia. Se questo è il caso, inizia aprendo una carta di credito protetta . Ciò comporta in genere un deposito in contanti come forma di garanzia, ma consente comunque di costruire la cronologia del credito. 

Un’altra opzione è quella di inviare attivamente la tua storia creditizia, come i pagamenti delle bollette, il tuo conto corrente e i pagamenti degli affitti a un programma che riporta queste informazioni alle agenzie di credito. 

Ecco perché il Credit Score è cosi importante e completa l’analisi di Rating

Lo scoring ha il pregio della sinteticità di presentazione dei risultati, e di (relativa) facilità di applicazione (oltreché di vasta applicazione tanto nella letteratura quando nella prassi, anche in ambito internazionale).
Questo ancor più per le imprese operanti sui mercati globali dove l’applicazione di sistemi di scoring, validati a livello internazionale, è prassi consolidata (e, quindi, è di massima utilità l’autodiagnosi).

I modelli di scoring finiscono così per assumere la valenza di veri e propri sistemi di autovalutazione.

Saper gestire questo tipo di valutazione è fondamentale per un’azienda che vuole rendersi solvibile agli occhi di banche e finanziatori. Se ci si affida a persone competenti ed esperte nel settore si crea un percorso completo che sposa entrambi gli strumenti di valutazione (Credit Score e Rating).

Non solo! Se ci fossero delle criticità che influenzano in modo negativo il Credit Score e il rating si studia un percorso per eliminarle e attraverso l’implementazione di prodotti studiati su misura si va ad aumentare anche il fatturato e a differenziare l’azienda rispetto ai suoi competitor.

Questo perché AlzaRating ha studiato un percorso che analizza l’azienda a 360° per correggere le criticità e potenziare il valore dell’azienda.

Se vuoi ottenere tutto questo ti consiglio di compilare il form qu sotto e prenotare la tua consulenza gratuita. Il Team di AlzaRating sarà felice di aiutarti!

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Il Fondo Nuove Competenze promuove la produttività delle imprese attraverso la formazione del personale e favorisce il mantenimento occupazionale dei lavoratori.

Un Fondo che nasce per contrastare gli effetti economici dell’epidemia da Covid-19 e mette a disposizione 730 milioni di euro per la formazione dei lavoratori in azienda.

Destinatarie sono le imprese che, a seguito di questa emergenza hanno necessità di ridurre temporaneamente l’orario di lavoro dei propri dipendenti, per fare fronte a mutate esigenze organizzative e produttive.

Le ore di lavoro dedicate alla formazione saranno totalmente a carico dello Stato. Il lavoratore potrà beneficiare di ore di formazione (fino a 250) per aggiornare le proprie competenze legate alle attività aziendali.

Questo senza rinunciare a parte della contribuzione (come accade invece per la cassa integrazione).

In poche parole, l’obiettivo è quello di permettere alle imprese di realizzare modifiche all’orario di lavoro del dipendente, affinché quest’ultimo possa seguire un percorso formativo.

Quindi, il Fondo Nuove Competenze copre gli oneri relativi alle ore di formazione, comprensivi dei relativi contributi previdenziali e assistenziali.

Tra l’altro è possibile favorire anche la realizzazione di percorsi di ricollocazione dei lavoratori.

Il fondo è compatibile con l’utilizzo di fondi interprofessionali. Non va in conflitto ed è possibile utilizzare entrambe le misure di sostegno alle imprese.

Anche per questo, il fondo rappresenta una preziosa opportunità per le imprese che puntano sulla formazione e riqualificazione delle risorse. Un opportunità che porta grossi benefici sia al datore di lavoro che al lavoratore stesso.

Quanto è importante il Fondo Nuove Competenze per aziende e dipendenti?

Il disallineamento tra le competenze professionali e le richieste del mercato del lavoro ha sempre rappresentato una minaccia per la crescita della produttività nel nostro Paese.

Si tratta, dunque, di un fenomeno già noto in Italia, come in altre parti del globo, che certamente precede l’attuale situazione socioeconomica conseguente all’emergenza sanitaria.

Il mondo del lavoro cambia velocemente.

Le risorse umane hanno competenze che diventano obsolete nel giro di cinque anni e la richiesta di nuove professionalità da parte del mercato del lavoro resta spesso insoddisfatta.

È quanto già evidenziato da un recente studio del Boston Consulting Group, secondo cui la scuola continua a formare giovani che avranno competenze arretrate nel momento in cui si dovranno apprestare ad entrare nel mercato del lavoro.

Questo perché le richieste delle imprese nel frattempo saranno cambiate. Tanto che, entro il 2022, il 27% delle posizioni lavorative disponibili potrebbe essere dedicato a ruoli che al momento non esistono.

I tempi in cui viviamo, e oltremodo questo momento, impongono dunque un grado molto elevato di flessibilità.

Di conseguenza è fondamentale una formazione in continuo aggiornamento per seguire, o meglio anticipare, i cambiamenti tecnologici e le richieste del mercato.

Il Fondo Nuove Competenze consente, infatti, alle imprese di qualunque settore e dimensione, di rimodulare temporaneamente l’orario di lavoro e utilizzare una parte di esso per far svolgere ai dipendenti attività di formazione e riqualificazione, senza alcun onere aggiuntivo.

Questo perché il costo aziendale del personale impegnato nella formazione è totalmente a carico dello Stato.

Come funziona il Fondo Nuove Competenze e quali sono i costi ammissibili?

Prima dell’invio della domanda, è necessaria la sottoscrizione di accordi sindacali preventivi, che devono essere stipulati entro il 30 giugno 2021.

Il requisito essenziale per l’accesso è la sottoscrizione di un accordo collettivo tra le parti coinvolte. Sottoscrizione che dovrà individuare i fabbisogni dei dipendenti in termini di nuove o maggiori competenze.

Questo in ottica dell’introduzione di innovazioni organizzative, tecnologiche, di processo di prodotto o servizi in risposta alle mutate esigenze produttive dell’impresa.

Il Fondo Nuove Competenze può anche essere utilizzato in ottica di ricollocazione o riqualificazione dei lavoratori. Copre gli oneri relativi alle ore di formazione, comprensivi dei relativi contributi previdenziali e assistenziali e può essere utilizzato anche per favorire la realizzazione di percorsi di ricollocazione dei lavoratori.

A chi sono destinati i contributi del Fondo Nuove Competenze?  

I contributi del Fondo sono destinati ai datori di lavoro privati con CCNL sottoscritti a livello aziendale o territoriale da associazioni di categoria e sindacati. Riguardano i lavoratori dipendenti o in somministrazione per i quali è ridotto l’orario di lavoro a fronte della partecipazione a percorsi di sviluppo delle competenze, previsti dall’accordo collettivo.

La domanda di finanziamento può riguardare la singola azienda o essere cumulativa. Deve essere accompagnata dal progetto per lo sviluppo delle competenze e dall’accordo collettivo di rimodulazione dell’orario di lavoro sottoscritto con i sindacati. 

L’accordo deve specificare il numero di lavoratori coinvolti nei percorsi formativi e le ore dell’orario di lavoro convertite in formazione. Il limite massimo è di 250 ore per ciascun dipendente. 

Nella prima versione della misura gli accordi dovevano individuare i fabbisogni del datore di lavoro in termini di nuove o maggiori competenze collegate all’introduzione di innovazioni organizzative, tecnologiche, di prodotto, di processo o servizi.

Oppure fare riferimento allo sviluppo di competenze finalizzate ad incrementare l’occupabilità del lavoratore, anche al fine di promuovere processi di mobilità o ricollocazione in altre realtà lavorative. 

Con il nuovo decreto interministeriale si aggiunge l’obbligo di allegare una valutazione personalizzata delle competenze del lavoratore, dei suoi bisogni formativi e l’attestazione degli obiettivi conseguiti.

Le domande sono valutate secondo l’ordine cronologico di presentazione dall’ANPAL, che stabilisce anche l’importo del finanziamento da riconoscere al datore di lavoro.

Importo distinto tra il costo delle ore di formazione e i relativi contributi previdenziali e assistenziali. Il contributo viene erogato in due tranche: anticipazione del 70% e saldo.

Entro 90 giorni dall’approvazione dell’istanza da parte dell’ANPAL i datori di lavoro devono concludere i percorsi formativi. Il limite temporale si allunga a 120 giorni se sono coinvolti anche Fondi interprofessionali.

La nuova procedura per l’invio delle istanze all’ANPAL

A partire dal 18 gennaio imprese e datori di lavoro devono trasmettere le istanze di contributo attraverso il servizio Fondo nuove competenze, che consentirà di presentare online le domande e sostituirà il precedente invio tramite pec, che non darà più accesso alla procedura di valutazione. 

Il servizio sarà raggiungibile accedendo a MyANPAL, con le credenziali Spid, dal menu “Servizi attivi”.

Sempre dal 18 gennaio, l’Agenzia ha avviato l’erogazione dei contributi alle imprese già ammesse al sostegno del Fondo, in tutto 125, localizzate da Nord a Sud.

Attive nei settori più diversi, dalle telecomunicazioni alle infrastrutture, della meccatronica al manifatturiero, passando per agroalimentare, cultura e turismo.

In base a quanto anticipato dall’ANPAL, riceveranno i primi 70 milioni di euro, corrispondenti all’anticipazione del 70% del costo del lavoro del personale coinvolto nei percorsi di sviluppo delle competenze stabiliti in accordo con le associazioni sindacali.

Si tratta di 53mila lavoratori, per un numero complessivo di ore di formazione di oltre 5 milioni.

Proroga fino al 30 giugno per accordi collettivi e domande

Il nuovo decreto approvato dal Ministero del Lavoro di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha spostato il termine al 30 giugno 2021, sia per la sottoscrizione degli accordi che per la presentazione delle domande all’ANPAL.

Termine confermato dal decreto direttoriale ANPAL del 17 febbraio 2021, che modifica anche i termini per la fase istruttoria e per la fase di richiesta del saldo.

In particolare, per le domande presentate successivamente al 17 febbraio:

  • il termine, previsto dall’art. 4 dell’avviso (Istruttoria delle istanze), entro il quale i datori di lavoro devono presentare integrazioni e/o chiarimenti alle istanze presentate è fissato in 7 giorni di calendario dalla data di richiesta di integrazioni e/o chiarimenti da parte di ANPAL;
  • il termine, previsto dall’art. 6.2 dell’avviso (Richiesta di saldo), entro il quale deve essere presentata la richiesta di saldo è individuato in 20 giorni di calendario dalla conclusione dei percorsi di sviluppo delle competenze;
  • il termine, previsto dall’art. 6.3 (Quantificazione del saldo) dell’avviso, entro il quale i datori di lavoro sono tenuti a presentare integrazioni e/o chiarimenti alla richiesta di saldo è fissato in 10 giorni di calendario dalla data di richiesta di integrazioni e/o chiarimenti da parte di ANPAL.

I percorsi formativi possono protrarsi oltre il 31 dicembre 2021 a patto che la domanda sia stata presentata nel rispetto della scadenza prefissata.

Quali sono le finalità del Fondo Nuove Competenze?

  1. aggiornamento e mantenimento delle competenze;
  2. adozione di nuovi modelli di gestione aziendale (risorse umane, qualità, tecniche di produzione) e amministrazione;
  3. sviluppo delle abilità personali;
  4. introduzione di elementi di innovazione tecnologica;
  5. incremento della conoscenza del contesto lavorativo;
  6. incremento della conoscenza e delle competenze linguistiche;
  7. supporto all’internazionalizzazione;
  8. green economy.

Fondo Nuove Competenze: quali sono i vantaggi per l’azienda?

Grazie a questo fondo l’azienda può:

  • consentire ai propri dipendenti di partecipare a percorsi di formazione e aggiornamento, senza dover sostenere costi aggiuntivi;
  • usufruire di una riduzione del costo del lavoro per ogni lavoratore interessato dalla misura;
  • limitare il ricorso alla Cassa Integrazione a beneficio del lavoratore;
  • contribuire attraverso la formazione al miglioramento del clima organizzativo o clima aziendale in un momento segnato dall’incertezza.

Quali sono i vantaggi per i lavoratori?

  • Lo sviluppo di nuove competenze professionali.
  • La riqualificazione professionale in periodo di crisi economica.
  • Il rilascio dell’attestazione di certificazione delle competenze senza riduzione dello stipendio e dell’orario di lavoro

Come possiamo supportarti in questo percorso?

  • Analizziamo il fabbisogno formativo dell’impresa mediante incontri preliminari con i referenti della stessa, al fine di individuare i percorsi più idonei per il personale dipendente;
  • Definiamo, in accordo con l’impresa, il progetto o i progetti formativi, eventualmente differenziati per categorie di lavoratori e mansioni ricoperte dagli stessi;
  • Raccogliamo la documentazione necessaria per l’elaborazione del progetto formativo;
  • Assistiamo il Cliente nella fase di presentazione della domanda;
  • Assistiamo il Cliente nella fase di monitoraggio dell’istruttoria pratica, nell’istanza per l’erogazione dei pagamenti e nel deposito delle eventuali integrazioni documentali che dovessero essere richieste da A.N.P.A.L.

Detto questo se anche tu vuoi approfittare di questa opportunità e godere dei vantaggi di questo Fondo sia come impresa che per i tuoi dipendenti non perdere questa occasione.

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Lo Stato Patrimoniale: scopri come monitorare la tua azienda https://blog.alzarating.com/lo-stato-patrimoniale-scopri-come-monitorare-la-tua-azienda/ https://blog.alzarating.com/lo-stato-patrimoniale-scopri-come-monitorare-la-tua-azienda/#respond Tue, 23 Feb 2021 11:33:19 +0000 https://www.alzarating.com/?p=2820 Lo Stato Patrimoniale è un pilastro fondamentale del bilancio aziendale che serve per scrivere un Business plan convincente. Questo perché all’interno sono sintetizzati tutti gli investimenti che occorre effettuare e tutti i finanziamenti che è necessario reperire per acquistare gli investimenti. Ogni volta che ci si trova di fronte all’avvio di una nuova attività se…

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Lo Stato Patrimoniale è un pilastro fondamentale del bilancio aziendale che serve per scrivere un Business plan convincente.

Questo perché all’interno sono sintetizzati tutti gli investimenti che occorre effettuare e tutti i finanziamenti che è necessario reperire per acquistare gli investimenti.

Ogni volta che ci si trova di fronte all’avvio di una nuova attività se si vuole partire con il piede giusto, è necessario mettere in piedi l’intero processo produttivo.

Quindi, occorre dotarsi di una struttura produttiva, possibilmente organizzata in base a criteri di efficienza.

Quando si deve allestire la struttura produttiva occorre dotare l’azienda degli investimenti necessari alla produzione del prodotto (o all’erogazione del servizio). Questo significa che i vari investimenti che devono essere messi “a preventivo”, riguardano:

terreniscorte di materie prime
fabbricatiscorte di prodotti finiti
macchinariscorte di semilavorati
attrezzaturescorte di merci
impianticrediti concessi ai clienti
Mobili e arredidisponibilità su conto corrente
Macchine d’ufficiocassa
automezzi

Tutti i valori di questi investimenti, al 31 dicembre di ogni anno, vengono inseriti nella sezione delle attività dello Stato Patrimoniale.

Ciò significa che quando devi fare lo stato patrimoniale, le cosiddette “attività” non sono altro che gli investimenti fatti dall’imprenditore e, come tali, rappresentano le modalità in cui vengono utilizzati i capitali di cui l’azienda dispone. Per poter far fronte agli investimenti, l’azienda quindi deve disporre di capitali, che si procura attingendo alle varie fonti di finanziamento.

I valori di queste fonti di finanziamento, al 31 dicembre di ogni anno, vengono riportati nella sezione delle passività dello Stato Patrimoniale.

Come si fa uno Stato Patrimoniale?

Lo Stato Patrimoniale è praticamente la descrizione sintetica di tutte le attività e di tutte le passività che sono presenti in azienda in un dato momento (ad esempio, al 31 Dicembre di ogni anno) e mette in evidenza il patrimonio netto.

Lo Stato Patrimoniale si compone di due parti:

  • da un lato, le sue attività, cioè ciò che possiede;
  • d’altra parte, le sue passività, in altre parole ciò che deve, e il capitale quindi tutte le fonti con cui copre le attività.

Le due parti (attivo e passivo) devono essere sostanzialmente in equilibrio, perché ciò accada i due totali devono essere uguali.

Perché? Che si tratti di un profitto o di una perdita, i due importi da segnalare devono essere identici: uno trascrive l’origine del denaro in entrata e l’altro indica dove viene destinato il denaro.

Se il saldo delle passività supera quello delle attività, la società è inadempiente.

Se prendiamo il caso di un’azienda che realizza un profitto: il livello del suo patrimonio aumenta perché ne possiede di più e, allo stesso tempo, aumenta il livello delle sue passività.

Infatti, l’utile diventa un una sorta di debito verso i suoi azionisti, di conseguenza i debiti aumentano.

Analogamente, a seguito di un finanziamento bancario a breve termine la società di avrà maggiori attività correnti (sotto forma di liquidità disponibile).

Al tempo stesso il medesimo importo è incluso anche nella categoria dei debiti, in quanto la società sarà tenuta a rimborsarlo. Ora andiamo a vedere le attività e le passività nello specifico.

Attività (sezione a sinistra)

Per quanto riguarda la sezione inerente alle attività, che si trova nella parte destra del documento, gli elementi da tenere in considerazione sono:

  • Crediti verso soci (somme di partecipazione a breve, medio e lungo termine)
  • Immobilizzazioni (beni e risorse con durata oltre un anno) Possono essere materiali, immateriali, finanziari.
  • Attivo circolante (risorse a breve termine) Possono essere rimanenze e risorse liquide
  • Ratei e risconti attivi (entrate di competenza di esercizi seguenti)

Passività (sezione a destra)

  • La parte sinistra del documento di tipo contabile che stiamo analizzando si articola in diverse parti, ognuna delle quali ha una specifica funzione. All’interno troviamo:
  • Patrimonio netto (contributi, riserve, perdite e guadagni)
  • Fondi per rischi (risparmi per sopperire a uscite improvvise)
  • TFR per termine impiego dei lavoratori
  • Debiti vari ed eventuali
  • Ratei e risconti passivi (costi di esercizi successivi)

Lo stato patrimoniale è un documento di notevole importanza nella valutazione dello stato di salute aziendale.

In modo da poter pervenire all’elaborazione di specifici indici di bilancio, lo stato patrimoniale viene riclassificato in base a particolari criteri di natura finanziaria che consentono di valutare attività e passività in base alla loro potenziale trasformazione in denaro.

Mediante la riclassificazione, lo stato patrimoniale consente di effettuare valutazioni circa la solvibilità aziendale.

Elementi chiave e Indicatori di bilancio per monitorare la salute della tua azienda

Gli elementi chiave e gli indicatori del bilancio contabile possono essere utilizzati per analizzare la situazione finanziaria dell’azienda. L’idea è di finanziare passività correnti con attività correnti e passività a lungo termine con attività a lungo termine.

In questo modo non solo viene raggiunto l’equilibrio finanziario, ma appunto non sarà necessario liquidare delle immobilizzazioni per saldare passività correnti. Vedendo la cosa da un altro punto di vista, se si finanziassero le immobilizzazioni con passività correnti essere dovrebbero essere saldate prima ancora che l’investimento diventi redditizio minando una sostenibilità di lungo periodo.

Gli indicatori chiave sono:

  1. WCR: capitale circolante netto, attività correnti – passività correnti che serve a misurare il contante e le attività liquide disponibili per finanziare le operazioni quotidiane di un’impresa. Avere queste informazioni può aiutarti a gestire l’azienda e prendere buone decisioni in fatto di investimenti. Calcolando il capitale circolante, puoi determinare se e per quanto tempo un business sarà in grado di far fronte ai suoi obblighi attuali. 
  2. MT: margine di tesoreria è un indicatore finanziario della liquidità dell’Impresa. In particolare indica la capacità dell’impresa a “soddisfare” i debiti a breve e medio termine mediante la liquidità disponibile (cassa e banche) o con i crediti a breve e medio termine. È la differenza tra (Liquidità Correnti più Crediti a BT) e (Debiti Finanziari più Debiti a BT). Se il suo valore è positivo siamo di fronte a una buona situazione finanziaria. Se è negativo, la situazione finanziaria è squilibrata.

Un indicatore di bilancio importante da analizzare all’interno di un bilancio contabile è il leverage.

Il leverage è una voce dello stato patrimoniale che, insieme al capitale proprio, costituisce la struttura finanziaria di un’azienda. Esso identifica il rapporto tra il capitale proprio dell’azienda e il capitale di rischio, ossia quello di terzi.

 Il suo obiettivo è quello di verificare il livello di rischio legato alla dipendenza da fonti di finanziamento esterni. Tali fonti di finanziamento esterni sono effettivamente dei debiti che un imprenditore può avere nei confronti di diverse categorie di enti: istituti di credito (banche), fornitori, finanziarie, etc.

Per poter calcolare l’indice di indebitamento di un’azienda si fa riferimento ad una formula specifica basata per l’appunto sul leverage. Tale formula ci fornisce il rapporto tra indebitamento e capitale proprio.

Questo rapporto può assumere diversi valori; se ad esempio l’indice di indebitamento di un’azienda è pari a 1 starà ad indicare che l’azienda copre le esigenze finanziarie utilizzando il proprio capitale, senza aver quindi la necessità di indebitarsi con istituti di credito o altre forme di finanziamento. 

Nel caso in cui il leverage abbia un valore compreso tra uno e due, l’azienda avrà un capitale proprio maggiore dell’indebitamento (situazione usuale).

Se dal rapporto venisse un valore maggiore di due, si starebbe indicando che i debiti sono maggiori del capitale proprio dell’azienda. 

Tale rapporto tuttavia non è da intendersi come unico elemento di analisi della situazione finanziaria di un’azienda, esso dipende non solo dal rapporto tra capitale proprio e indice di indebitamento.

Infatti esso è certamente importante nell’ottica di un’analisi finanziaria, tuttavia è necessario valutare diverse variabili come il settore dell’azienda e la sua struttura finanziaria.

Infatti è possibile che azienda con indici di indebitamento maggiori di due riesca comunque ad avere un rendimento tale da non creare problemi finanziari all’assetto patrimoniale.

Lo Stato Patrimoniale come strumento di Analisi

Chi è maggiormente interessato ad analizzare e valutare il Bilancio di un’azienda?

  • il capo di un’azienda o la direzione di un’azienda, per verificare i risultati finanziari;
  • il potenziale acquirente di un’azienda, per farsi un’idea della solidità finanziaria di un’azienda e proiettare una visione del suo futuro;
  • agenzie di finanziamento, per valutare la struttura finanziaria di un’azienda.

L’analisi della solidità patrimoniale e finanziaria di un’impresa è fondamentale per poter valutare lo stato di salute dell’azienda e la sua capacità di accedere al credito.

Le banche, infatti, prestano particolare attenzione a questo aspetto, oltre a quello della redditività, in quanto un’azienda solida da un punto di vista reddituale non è detto lo sia anche da quello finanziario.

Stato Patrimoniale e Rating

Il rating è ciò che le banche attribuiscono alle imprese ai fini della valutazione dell’affidabilità dell’impresa e della determinazione del costo del denaro. Anche il rating è strettamente collegato alla salute dell’azienda che scaturisce dall’analisi dello Stato Patrimoniale che insieme al Conto Economico compongono il Bilancio Aziendale

Ciò significa che una analisi preliminare interna all’azienda consente di predeterminare il rating che la banca attribuirà nonché di individuare quelle eventuali criticità che potrebbero emergere durante una richiesta di rinnovo fidi o concessione di nuove linee di credito.

In questo modo sarà più semplice instaurare un dialogo con gli istituti di credito di riferimento ai fini di ottenere quanto richiesto.

Qualora non vi fosse una esigenza specifica di richiesta o rinnovo di finanziamenti, una analisi finalizzata alla determinazione periodica del rating, al controllo costante della Centrale Rischi della Banca d’Italia, potrebbe consentire di instaurare un dialogo con la banca di riferimento al fine di ridurre il costo, interessi passivi, dell’esposizione finanziaria.

Non sempre, infatti, il rating determinato dalla banca è in linea con l’andamento e i risultati attuali della gestione.

A questo proposito se vuoi affidarti in questo percorso ad un team di esperti in materia di analisi di bilancio e innalzamento del Rating, sei nel posto giusto!

Compila il form qui sotto e richiedi la tua consulenza gratuita: avrai a disposizione uno dei nostri professionisti che, dopo aver fatto un’analisi della tua situazione aziendale ti illustrerà step by step come avere un bilancio che dimostri lo stato ottimale della tua azienda.

Al tempo stesso ti mostrerà grazie anche ai nostri prodotti, quali leve potenziare per essere solvibili e finanziabili agli occhi di banche ed investitori.

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