Il fallimento: il peggior incubo di ogni imprenditore

A proposito di Halloween……quale potrebbe essere il peggior incubo di ogni imprenditore? Ebbene si proprio il fallimento della sua azienda.

Dall’imprenditore che ha creato la sua azienda anni fa e non riesce a stare al passo con i tempi.

A quello che decide di  diventare imprenditore lasciando un lavoro dipendente per mettersi in proprio e avviare un’ attività.  Scelta decisamente coraggiosa ma… Ma quali sono i 5 errori da non commettere per evitare il fallimento della tua attività?

Come evitare il fallimento? Te lo racconto attraverso questa storia. 

“Mauro e Annalisa, sposati da 8 anni: entrambi con un posto sicuro, due splendidi figli e tra matrimonio e fidanzamento, 15 anni di amore”.

Rappresentavano la classica “famiglia del Mulino Bianco”. Ma la loro ambizione, la loro voglia di indipendenza e di migliorare la situazione lavorativa li porto a fare un passo che avrebbe cambiato totalmente la loro vita.

Un giorno ebbero l’illuminazione.

Aprire un’attività in proprio in modo da smettere di essere dipendenti di qualcun’altro, gestendo al meglio il loro tempo e guadagnando più soldi.

Un sogno, che poteva finalmente realizzarsi grazie ai soldi risparmiati da entrambi in anni di duro lavoro. Mauro ed Annalisa erano giovani, fiduciosi del fatto che avrebbero potuto farcela.

Passarono mesi a decidere quale attività aprire, non analizzando il mercato, ma solamente provando a trasformare una passione di lei (la cucina) in un lavoro.

Decisero di buttarsi aprendo una piccola trattoria nella periferia di Roma, solo perchè lei era un ottima cuoca.

Diciamocelo tra di noi, sono andati allo sbaraglio. Avevano dei soldi da spendere ed hanno aperto la prima attività che è venuta loro in mente senza comportarsi da imprenditori.

Questo li ha portati a commettere i seguenti errori:

  1. il fatto che si siano licenziati senza nemmeno sapere a cosa sarebbero andati incontro. Si sono buttati in un’avventura che ritenevano emozionante, ma senza avere nessuna base di gestione aziendale, contabilità e marketing;
  2. un investimento di circa 120 mila euro, dilapidando completamente i loro risparmi e in parte anche una parte di soldi prestati dai genitori di Annalisa senza farsi prima due conti con un piano ben preciso. Altro errore è stato quello di voler aprire zona a loro più comoda invece di fare un’analisi di mercato per capire dove fosse meglio aprire la loro trattoria;
  3.  ad aggravare il tutto si aggiunge la scelta del commercialista più economico ma al tempo stesso privo di competenza, amico del loro migliore amico;
  4.  per non parlare dell’acquisto di attrezzature di seconda mano pagandole in contanti, nella speranza di risparmiare ma prive di garanzia. Acquistando  invece le attrezzature nuove oltre ad avere una garanzia avrebbero potuto sfruttare la possibilità di avvalersi di alcuna dilazione e agevolazioni fiscali;
  5. l’apertura di una ditta individuale trascurando per esempio che esistevano forme più adatte come l’impresa coniugale o familiare.

Sono riusciti finalmente ad inaugurare la loro bellissima trattoria nel novembre del 2012 ad un mese da Natale.

La speranza era che i turisti, in arrivo nella capitale durante le feste avrebbero gustato i piatti deliziosi cucinati da Annalisa e Giulia sua sorella, entrambe appassionate di cucina. Inizio un periodo di duro lavoro nella speranza che arrivassero più clienti possibili.

Ecco un altro errore che può portare al fallimento.

Quali clienti? Quante persone sapevano dell’esistenza di quella trattoria?

Uno dei problemi che avevano trascurato era proprio quello di portare clienti alla loro attività attuando una corretta strategia di marketing.

Ovviamente passò a trovarli “l’agente degli elenchi telefonici” e per la modica cifra di 1700 euro annui li convinse a fare il sito.

Ma i risultati furono in ogni caso disastrosi: pochissimi clienti, gestione approssimativa, esperienza o supporto nel marketing inesistente.

Risultato: fatturati praticamente pari a zero. In ogni caso provarono a tirare avanti la baracca per altri 6 mesi lavorando nella speranza che prima o poi qualcosa potesse cambiare:

“Chissà magari ci vuole tempo col passaparola le cose potrebbero migliorare. E se provassimo ad abbassare ancora i prezzi?  In fondo la qualità dei nostri prodotti e molto alta. Ce la faremo – diceva Mauro – è solo una questione di tempo. Nessuno è mai decollato da un giorno all’altro”.

Passarono i 6 mesi e oltre: ma le cose peggioravano drasticamente. Spendevano più soldi di quanti ne entrassero senza capire veramente quanto costasse tenere ogni giorno la serranda aperta.

Quanto avrebbero dovuto incassare per coprire interamente le spese e guadagnare anche qualcosa?

Purtroppo quel terribile giorno non tardo ad arrivare. Il loro “commercialista” li convocò comunicando che la situazione era così negativa al punto da dover chiudere se non volevano rischiare di perdere tutti i soldi investiti.

Fu così che dovettero dichiarare FALLIMENTO. Quali furono i risultati di questa tragica avventura?

In un anno riuscirono a dilapidare più di 100.000 euro, persero ovviamente il posto di lavoratori dipendenti e tutt’ora non si spiegano il motivo del loro fallimento.

Vediamo quali sono i motivi che li hanno spinti verso il fallimento

Purtroppo per loro hanno commesso troppi errori che li hanno portati dritti alla chiusura della loro attività.

  • Pensavano da dipendenti. Per gestire un business è necessario pensare come un imprenditore, non come un dipendente. Non basta lavorare o saper fare il prodotto meglio degli altri;
  • Non avevano alcuna nozione di gestione aziendale. Prima di iniziare un qualsiasi business è necessario conoscere qualche concetto amministrazione, contabilità e fisco. Le scelte che farai all’inizio condizioneranno tutta la vita dell’impresa;
  • Hanno scelto i collaboratori e le attrezzature più economiche. Scegliere i collaboratori giusti, soprattutto il commercialista, è necessario per avere un confronto e consigli utili per gestire ogni impresa. A questo proposito potresti avere consigli anche sull’acquisto delle attrezzature e sulle agevolazioni fiscali a tuo favore.
  • Non hanno mai fatto i conti. Non sono mai riusciti ad avere un’idea precisa di quanto spendessero mensilmente per tenere in piedi la baracca;
  • Hanno fatto un marketing inutile e quasi inesistente.  Si sono affidati al sito fatto da quello degli elenchi telefonici (che non ha la più pallida idea di cosa sia una strategia di marketing) e ai giornali locali (che se utilizzati in modo appropriato possono invece essere un mezzo potente).

Purtroppo, per gestire una qualsiasi attività non basta saper lavorare, non basta essere più bravi del concorrente che magari ha lo stesso negozio a due km dal tuo.

È  necessario saper fare gli imprenditori, saper condurre al meglio la tua impresa, il tuo negozio, il tuo business.

Bisogna sapere come muoversi fin da quando si decide di aprire, scegliere i giusti collaboratori, informarsi e documentarsi.

Immagina se loro avessero:

  • Pensato da imprenditori e non da lavoratori. Avrebbero potuto prediligere quelle attività che sarebbero servite a riempire la loro trattoria, come ad esempio il marketing che invece avevano completamente trascurato per dedicarsi al solo lavoro.
  • Studiato qualche concetto minimo di gestione ed amministrazione non avrebbero commesso molti errori e fatto le scelte che li hanno condotti al FALLIMENTO.
  • Capito quanto EFFETTIVAMENTE costasse, tenere aperto il negozio ogni mese avrebbero potuto valutare, fin da subito, che qualcosa andava fatto per portare più clienti. Invece se ne sono resi conto dopo più di 6 mesi sommersi tra l’altro dalle tasse da pagare.
  • Contattato e si fossero affidati a dei professionisti, li avrebbero aiutati a 360°. Sarebbero partiti dal marketing, dal brand. Avrebbero seguito le linee guida su come posizionarsi, fatte di ricerche di mercato in modo da individuare il posto strategico dove aprire la loro trattoria.
Ma soprattutto avrebbero evitato le disavventure che li hanno portati al fallimento.

Il sogno di ogni lavoratore dipendente, specie se si ritrova con un capitale minimo da poter investire è da sempre quello di aprire un’attività propria.

Sogno che però troppo spesso, come nel caso di Mauro e Annalisa, si è ben presto trasformato in un incubo, perchè pensare da imprenditore non è come fare il dipendente. Il percorso è decisamente più lungo. Naturalmente imprenditori non si nasce ma, farsi guidare e supportare da professionisti che conoscono il settore, ci aiuta a sviluppare una mentalità imprenditoriale.

La differenza tra la mente di un dipendente e quella di un imprenditore è notevole

Il dipendente deve solamente fare al meglio il proprio lavoro o prodotto e poi al resto ci pensano gli altri.

L’imprenditore deve gestire ogni aspetto della propria impresa, come la gestione, il marketing, la contabilità.

L’imprenditore deve fare delle scelte che condizioneranno la vita della sua impresa o negozio e, prima di scegliere, deve sapere a cosa va incontro prendendo una strada piuttosto che l’altra.

Il vero imprenditore deve imparare in primo luogo a fare l’imprenditore, a delegare e non ad essere dipendente della propria impresa.

Deve imparare a fare il giusto marketing per portare clienti alla propria impresa o negozio.

Deve conoscere i punti di criticità della propria attività cercando di prevenire e all’occorrenza correggere non di certo sperando che migliorino da sole.

L’ imprenditore deve sempre sapere se la propria impresa lavora in attivo oppure in perdita, non può affidarsi al solo rendiconto annuale del commercialista.

Questi problemi io li conosco molto bene perché anche io ci sono passato ed ho commesso gli stessi errori, ma attraverso l’esperienza ho capito i segreti per gestire al meglio un impresa.

Successivamente ho deciso di trasmetterli ad altri imprenditori con l’obiettivo di guidarli verso un percorso che non li porti a vivere la stessa brutta avventura di Mauro e Annalisa: l’incubo del fallimento.

Tranquillo anche se oggi è Halloween e questa storia fa realmente paura a chi decide di mettersi in proprio ci sono modi per evitare di vivere questo incubo e avviare un’attività stabile e sicura.

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