Il Modello 231 e la normativa sulla legge fallimentare

Il modello 231 perché è così importante per la tua impresa? Partiamo dal fatto che la commissione di un reato da parte di un rappresentante o di un dipendente di un’azienda genera una responsabilità, di tipo amministrativo, in capo all’azienda.

Le sanzioni previste dalla normativa dell’art. 231 sono particolarmente pesanti. Vanno dalla sanzione amministrativa a periodi di interdizione di licenze/autorizzazioni. Dalla possibilità di accedere a finanziamenti pubblici. Dalla confisca alla pubblicazione della sentenza.

L’impresa può sollevarsi da questa responsabilità se ha adottato un “modello di organizzazione e gestione” ai sensi del decreto.

L’adozione del “Modello 231”, peraltro, consente di migliorare sensibilmente il rating di legalità.

Cos’è il modello organizzativo 231?

IL MODELLO 231 ALZARATING 107

Il modello 231 è stato introdotto dopo ben 18 anni nell’ordinamento italiano dall’art. 231/2001. Indica un modello organizzativo adottato da persona giuridica, o associazione priva di personalità giuridica, volto a prevenire la responsabilità penale degli enti.

Cosa vuol dire? Il decreto ha individuato una serie di reati che vanno:

  • dall’omicidio/ lesioni derivanti dall’ infortunio sul lavoro alla truffa ai danni dello Stato.
  • Reati di falso all’assunzione di lavoratori stranieri senza permesso di soggiorno.
  • La concussione a una serie di delitti informatici.

Il decreto prevede che se essi sono commessi da chi rappresenta un’azienda  o da chiunque sia sottoposto alla direzione del primo del reato risponde chi lo ha commesso (perché la responsabilità penale è sempre personale).

In capo all’azienda sorge però una “responsabilità amministrativa” che si suddivide in quattro tipi di sanzioni.

Sanzioni pecuniarie

Vengono applicate per quota. Se l’azienda non è in grado di far fronte subito a tali sanzioni sono collegate al discorso della confisca e sequestro per equivalente. In questo caso viene bloccato immediatamente il conto corrente dell’azienda.

Qualora non fosse abbastanza si parte con il sequestro dei beni. Se anche il patrimonio dell’azienda non arriva a coprire la sanzione allora, a cascata, si passa al patrimonio dei soci. Se anche questo non dovesse bastare si passa alle persone che sono state coinvolte.

Sanzioni interdittive

Sono quelle sanzioni che prevedono l’interdizione dall’esercizio dell’attività: il giudice può disporre la sospensione dell’attività. Pensiamo ad esempio al fermo di un cantiere o al fermo di un reparto produttivo in presenza di incidenti sul lavoro: quanto danno potrebbe arrecare ad un’azienda una cosa  del genere?

La perdita di ore di lavoro, i ritardi nelle consegne o la perdita del materiale stesso nel caso fosse deperibile, la sospensione o la revoca di licenze.

Se ad esempio la mia licenza viene revocata, un fermo attività di 6 mesi danneggerebbe notevolmente l’azienda.

Una revoca poterebbe inoltre l’esclusione da agevolazioni, finanziamenti, contributi ed eventuale revoca di quelli già concessi.

Parlando della legge 662 ci sono le garanzie dirette del Medio Credito Centrale e, tra le revoche della garanzia, ci sono proprio le sanzioni previste dal decreto 231/2001.

Immagina solo se il Medio Credito revoca le garanzie su cui si fondano i finanziamenti della società.

La pubblicazione della sentenza di condanna

L’art. 18 Dlgs. 231/2001 stabilisce che la pubblicazione della sentenza di condanna può essere disposta quando nei confronti dell’ente viene applicata una sanzione interdittiva.

Tale sanzione amministrativa ha un carattere accessorio in quanto la sua applicazione può avvenire solo contestualmente ad una sanzione amministrativa. È  una sanzione discrezionale, in quanto è il giudice a stabilire quando applicarla.

La pubblicazione della sentenza di condanna opera nei casi più gravi come pubblicità denigratoria nei confronti dell’ente.

Le modalità di pubblicazione sono state oggetto di interventi normativi che le hanno ricondotte all’art. 36 c.p..

L’articolo dice che la sentenza di condanna va pubblicata per estratto o per intero, su richiesta del giudice, sul sito internet del Ministero della Giustizia.

La confisca

L’art. 19 Dlgs. 231/2001 stabilisce che nei confronti dell’ente è sempre disposta, con sentenza di condanna, la confisca del prezzo o del profitto del reato. Salvo che per la parte che può essere restituita al danneggiato.

Quando non è possibile eseguire la confisca secondo le condizioni citate, essa può avere come oggetto denaro, beni di valore equivalente al prezzo o al profitto del reato.

La confisca è una sanzione amministrativa che si distingue dalle altre in quanto non ha limiti di valore (sui generis).

La confisca ex art. 19 si differenzia da quella disciplinata ex art. 240 c.p.. Quest’ultima infatti è una misura di sicurezza patrimoniale che consiste nell’espropriazione delle cose che sono servite a commettere il reato o ne rappresentano il prezzo, il profitto o il prodotto.

Requisito fondamentale della confisca ex art. 240 c.p. è quindi la pericolosità oggettiva della cosa soggetta a sequestro, indipendentemente dalla condanna dell’ente.

Chi sono i destinatari del modello 231?

  • Enti dotati e non di personalità giuridica (S.p.A., r.l.,  S.n.c.).
  • Associazioni.
  • Fondazioni.
  • Enti economici sia pubblici che privati

In poche parole tutte le imprese organizzate in forma societaria (es: la parrocchia di Milano ha adottato un modello organizzativo).

Quali sono i reati presupposti del Decreto legislativo 231/2001?

  • Reati commessi nei rapporti con la pubblica amministrazione
  • I Delitti informatici e trattamento illecito di dati
  • Delitti di criminalità organizzata
  • Delitti contro l’industria e il commercio
  • Reati societari
  • Delitti con finalità di terrorismo
  • Delitti contro la personalità individuale
  • Abusi di mercato (riferito alle società quotate)
  • Omicidio colposo e lesioni colpose gravi (incidenti gravi sul lavoro)

NB: i due reati per cui viene maggiormente utilizzato il modello 231 sono appunto gli incidenti sul lavoro e i reati ambientali. Ad esempio le aziende che si occupano di smaltimento di rifiuti e non hanno il modello 231 devono correre ai ripari.

Quali sono i vantaggi del modello 231?

Partiamo dal fatto che il modello 231 ha come obiettivo quello di garantire la continuità aziendale. Grazie a questo modello l’organo non risponde dell’illecito ed il modello stesso testimonia la buona fede dell’imprenditore.

Vantaggi

  • Aumenta il vantaggio competitivo.
  • Aumenta le opportunità di collaborazione con la pubblica amministrazione.
  • Può consentire di accedere a sgravi fiscali dei premi ed a finanziamenti INAIL. L’INAIL considera il modello 231 un documento importante per la sicurezza sui luoghi di lavoro. Per le aziende che hanno il modello l’INAIL concede sconti fino al 30% per le aziende che hanno l’aliquota applicata. L’azienda che ha un numero di dipendenti congruo arriva a pagarsi il modello 231 con i soldi risparmiati grazie agli sconti INAIL.

Modello 231 e normativa sulla legge fallimentare. Quali sono gli strumenti di allerta e gli indici di crisi?

Partiamo dall’ art. 2086 del codice della Crisi D’impresa. Questo articolo prevede che l’imprenditore ha l’obbligo e il dovere di istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato, rispetto a quella che è la natura e le dimensioni dell’impresa.

L’imprenditore ha l’obbligo di organizzare e monitorare là, dove sono già previsti nella norma, degli indicatori  che vedremo nell’articolo 13.

La norma non limita tutti quegli indici che gli organi di controllo, all’interno dell’impresa, devono tenere a bada.

Qualora si presentasse un effettivo stato di crisi, l’imprenditore ha l’obbligo di attivarsi.

In riferimento a tutti quegli indicatori che presentano degli squilibri dell’impresa devono essere rapportati a quelle che sono le caratteristiche della società stessa. Più precisamente la storia, il settore, il contesto competitivo.

L’art. 13 nel comma 2 prevede l’introduzione di indici  più specifici i quali dovrebbero avere la certezza di uno stato di crisi.

Vediamo come sono stati strutturati questi indici.

Gli organi di controllo (sindaci e revisori) devono andare a verificare una serie più ampia di indicatori dove avranno accesso alle informazioni interne della società.

La logica è quella di minimizzare quelle situazioni dove vengono segnalate delle società che poi successivamente non entrano in crisi. I falsi in negativo dovrebbero essere segnalati dai revisori e organi di controllo interni alla società.

Con riferimento agli indici si delinea una struttura gerarchica che si basa sui seguenti parametri.

  1. Prima di tutto la crisi è ipotizzabile in presenza di un patrimonio netto in negativo per effetto delle perdite d’esercizio anche cumulate. A prescindere dalla situazione finanziaria, questa situazione rappresenta un pregiudizio di continuità aziendale fino al ripianamento delle perdite e alla ricostruzione del capitale sociale fino all’importo del limite legale.
  2. Il secondo step consiste nel controllo di un indice più importante ossia il DSCR. Precisamente è il rapporto di copertura del servizio del debito a 6 mesi  e non deve essere minore di 1. Se questo indice fosse minore di 1 l’azienda non sarebbe in grado, nei prossimi mesi, di sostenere pagamenti e far fronte a debiti.  In questo caso è presumibile uno stato di insolvenza.
  3.  Il terzo passaggio avviene soltanto se l’impresa non è in grado di fornire un DSCR. Se l’impresa è in grado invece di avere un DSCR  affidabile, dove l’indice prospettico è maggiore di 1 non sarà necessario arrivare  all’analisi degli indici.
Questi indici devono essere valutati insieme sul rispetto al superamento dei valori soglia sempre indicati dal consiglio nazionale dei commercialisti.

Gli indici sono i seguenti:

  1. Indice di sostenibilità degli oneri finanziari ossia il rapporto tra oneri finanziari e fatturato.
  2. L ‘Indice di adeguatezza patrimoniale ossia il rapporto tra patrimonio netto e debiti totali.
  3. Indice di ritorno liquido dell’attivo come rapporto tra cashflow e attivo.
  4. Indici di liquidità come rapporto a breve termine tra attivo e passivo.
  5. Indice di indebitamento previdenziale e tributario come rapporto tra l’indebitamento previdenziale e l’attivo.

È interessante notare come la componente finanziaria sta assumendo un ruolo sempre più previdente. Non solo il DSCR ha un valore più importante rispetto agli indici ma, soprattutto il terzo, sostituisce il classico ROA (return on asset). Con questo nuovo indice di ritorno liquido dell’attivo c’è quindi, un’attenzione focalizzata ancora una volta sul cashflow, ossia la capacità di produrre cassa.

Il consiglio dei commercialisti ha detto che i valori soglia dovranno essere codificati con il passare del tempo in modo tale che si adeguino a quelli che sono i cambiamenti economici.

La cosa fondamentale per quanto riguarda i valori soglia è che si ha la presunzione dello stato di crisi soltanto se la società supera contemporaneamente i limiti di tutti e 5 gli indici sopra indicati.

Spero vivamente che questo articolo ti sia stato utile nel darti informazioni che risultano davvero importanti per le aziende.

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