Rating Esg: come valutare la sostenibilità delle PMI

Il rating ESG (o rating di sostenibilità) è un giudizio sintetico che certifica la solidità di un emittente, di un titolo o di un fondo dal punto di vista delle performance ambientali, sociali, e di governance.

È complementare al rating tradizionale, che tiene in considerazione le sole variabili economico-finanziarie.

Lo scopo è aumentare le informazioni disponibili e quindi migliorare le valutazioni e le scelte d’investimento conseguenti.

Oggi risulta infatti evidente come la valutazione della capacità dell’azienda di creare valore, di generare opportunità e di ridurre l’esposizione ai rischi debba tenere conto non solo degli indicatori di carattere economico-finanziario ma anche delle performance ESG (EnvironmentalSocialGovernance).

La premessa della valutazione Esg è simile a quella dei rating sul merito di credito.

Le società, interessate a comunicare la propria qualità attraverso un’analisi indipendente, siglano dei contratti con agenzie.

A loro volta le agenzie si impegnano a valutare le loro informazioni e a elaborare un giudizio sulla sostenibilità dell’azienda secondo i criteri Esg.

Rating Esg e sostenibilità

Il tema della finanza sostenibile è prioritario per la Commissione Europea che, nella sua strategia, sta definendo un nuovo quadro normativo europeo.

Un quadro dove la sostenibilità sarà sempre più al centro del confronto tra intermediari, gestori e investitori.

Oltre che, sempre a Bruxelles, il mondo bancario ha annunciato di puntare a investimenti in sostenibilità ambientale per oltre 1.000 miliardi di euro. Questo con l’appoggio della BEI e già in Italia l’ABI sta sviluppando un’adeguata offerta di prodotti ESG. Conseguentemente, l’adozione di rating ESG per le PMI non solo è un processo auspicabile, ma diventa ineluttabile.

Appare ormai chiaro che i mercati, le Istituzioni e le Banche sosterranno le Aziende che si faranno promotrici di una finanza sostenibile.

Aziende che incarneranno Valori di Responsabilità Sociale.

Ma cosa si intende per impresa sostenibile?

L’impresa sostenibile è attenta a tre parametri:

  • Ambientale (Enviroment): che considera i rischi legati ai cambiamenti climatici. Attenta alla riduzione delle emissioni di CO2, all’efficienza energetica, all’efficienza nell’utilizzo delle risorse naturali (es. acqua). Parametro che adotta politiche contrastanti all’inquinamento dell’aria e dell’acqua e allo spreco delle risorse naturali e alla deforestazione.
  • Sociale (Social): che include politiche qualitative per l’ambiente di lavoro, per le relazioni sindacali, per il controllo della catena di fornitura. Oltre che attenta al genere, agli standard lavorativi, al rispetto dei diritti umani e ad una assunzione di responsabilità sociale a tutto tondo.
  • Di governo societario (Governance): che riguarda presenza di consiglieri indipendenti, politiche di diversità nella composizione dei CdA, collegata a obiettivi di sostenibilità. Oltre che, le procedure di controllo, i comportamenti dei vertici e dell’azienda in termini di rispetto delle leggi e della deontologia.
In generale si può considerare sostenibile un’impresa che è in grado di avere una posizione di business competitiva con ritorni stabili nel tempo. 

Ovvero:

  • crea valore condiviso con tutti gli stakeholder in modo duraturo nel tempo;
  • misura le decisioni di business analizzando tutti gli impatti (economici e non) che esse determinano;
  • comunica gli impatti di sostenibilità delle decisioni per ciascun stakeholder.

Le banche, che rappresentano per le imprese italiane la principale fonte di finanziamento, per la valutazione del merito creditizio.

Oltre ai tradizionali criteri economico-finanziari affiancheranno una valutazione socio-ambientale delle domande di credito. 

Le imprese non virtuose sotto il profilo sociale e ambientale potrebbero avere difficoltà ad accedere al credito.

Le imprese con impatti positivi (opportunamente misurati e rendicontati) potrebbero beneficiare di finanziamenti anche a condizioni privilegiate.

Come promuovere un’economia più sostenibile?

Per promuovere una economia più sostenibile, il quadro normativo europeo in tema di sostenibilità si basa su tre principi:

  • la creazione di un meccanismo di classificazione, c.d Tassonomia, delle attività economiche. Attività che hanno un contributo positivo sull’ambiente e che permetta di qualificare gli investimenti cosiddetti sostenibili;
  • l’introduzione dell’obbligo di disclosure sulle attività ESG in capo a tutti gli operatori del settore finanziario, da investitori istituzionali a Private Banking;
  • l’integrazione dei fattori ESG sia nel processo di selezione degli investimenti che nelle logiche di product governance. Verifica dell’adeguatezza delle preferenze dei propri clienti, coerentemente tra i vari settori.
Rating esg: strategie condivise e performance di mercato

L’attenzione del mercato verso le tematiche ESG è testimoniata dal crescente numero di imprese che pubblicano informazioni aggiuntive correlate a tale ambito.

Nonché dal crescente numero di investitori istituzionali che dichiaratamente si rifanno a questi criteri.

Questo non solo nell’ambito dell’asset management tradizionale, ma anche per gli investimenti alternativi come il private equity. e al momento stesso della raccolta sul mercato primario (si pensi alla crescita del mercato dei green bond).

Crescono anche gli analisti specializzati che hanno introdotto indici aggregati e misure di rating in ambito ESG.

Secondo i dati di alcuni analisti (Bloomberg, Merrill Lynch, Global Sustainable Investment Alliance) nel 2016 lo stock di investimenti allocati secondo criteri ESG era pari a 23.000 miliardi di dollari.

In forte aumento rispetto agli anni precedenti.

In Europa la quota dei nuovi investimenti gestiti con criteri ESG ha ormai superato il 50%

Non esiste una tassonomia ben definita dei criteri di investimento compatibili con il paradigma ESG. È possibile però individuare alcune strategie condivise:
  • SCREENING Consiste nell’esclusione tout court di alcune aree di business dall’asset allocation, considerate non etiche (armi, tabacco, gioco d’azzardo) o non eco-compatibili. Si tratta di un approccio ‘passivo’ facilmente implementabile, ma che non guarda alle differenze fra singole imprese.
  • ESG INTEGRATION Nella fase di stock picking consiste nell’attribuire attivamente alle singole imprese un rating ESG, in funzione di alcuni parametri osservabili o stimabili. Tali fattori vengono poi considerati accanto a quelli tradizionali adottati dagli analisti di tipo economico e finanziario. Si tratta chiaramente di un approccio che richiede la raccolta e l’analisi di numerosi dati. Quindi un investimento significativo in termini di tempo e competenze.
  • BEST-IN-CLASS Consiste nella selezione, all’interno di tutti i settori di business possibili, delle imprese che meglio performano rispetto ai criteri ESG.
  • FOCALIZATION In questo caso si sceglie di focalizzare l’attenzione su un singolo tema di investimento. Questo investimento potrebbe essere l’eco-efficienza, il sourcing, la governance, lo sfruttamento dei lavoratori.
  • ENGAGEMENT La sensibilità del mercato verso le tematiche ESG ha portato gli investitori istituzionali ad essere sempre più attivi. Questo non solo nella fase di analisi delle opportunità di investimento, ma anche ex post attraverso azioni di moral suasion.
Rating Esg e rating di legalità: quali sono i benefici per l’impresa che ottiene il Rating di Legalità?

Un’impresa che voglia approcciare ai temi ESG, senza dubbio può iniziare ottenendo il Rating di Legalità. Questo perché l’investimento richiesto è a costo zero in termini di risorse economiche.

Inoltre approcciando al tema ESG mediante il Rating di Legalità, le vengono riconosciuti benefici previsti dalla legge (Decreto MEF-MISE 57/2014) nei rapporti con le gli Istituti di Credito e con le Pubbliche Amministrazioni. 

Inoltre l’attestazione del Rating di Legalità può essere pubblicizzata dall’impresa come meglio crede.

Quindi il Rating di Legalità rappresenta un elemento di immagine e reputazione aziendale sul quale l’impresa può spingere il proprio approccio virtuoso.

Ricordiamo che il livello di Rating è entrato anche come informazione all’interno delle visure camerali.

Il Rating di Legalità rappresenta un Rating ESG a più livelli

Le iniziative che l’azienda può scegliere sono 8.

In particolar modo riscontriamo tutta una serie di elementi che hanno una profonda connessione con i temi ESG:

  • Adesione a codici etici di associazioni di categoria. Il tema del codice etico è un punto cardine su cui ruota la corretta governance e la responsabilità sociale d’impresa.
  • Clausole di mediazione per la risoluzione delle controversie tra impresa e clienti: un aspetto che va a rafforzare la posizione del cliente/consumatore nei confronti dell’impresa.
  • Gestione del rischio. L’impresa che adotta un Modello Organizzativo 231 monitora anche tutta una serie di aspetti ambientali e sociali. Questi sono legati ad esempio al tema della prevenzione della corruzione e della sicurezza sul lavoro.
  • Iniziative di CSR. Un elemento che può aumentare il Rating di Legalità è connesso direttamente ai temi della CSR. Temi che a loro volta includono un ragionamento importante sugli aspetti ESG.
  • Anticorruzione: L’impresa che dimostra di avere attuato Modelli Anticorruzione può migliorare il proprio Rating di Legalità.

Questi elementi concorrono a fare ottenere all’impresa un Rating di Legalità più elevato. Questo gli permette di ricevere maggiori benefici. Sia in termini di immagine e reputazione sul mercato, sia nei rapporti con Istituti di Credito e Pubbliche Amministrazioni.

Infatti livelli più elevati di Rating sono sempre più premiati con un punteggio maggiore nei bandi di gara pubblici e con migliori condizioni di credito dalle banche.

Rating esg e normative 2020

A inizio dicembre sono stati pubblicati i primi due Regolamenti attuativi del “Piano d’azione per finanziare la crescita sostenibile” definito dalla Commissione europea nel 2018. Il regolamento sui benchmark climatici e il regolamento sulla disclosure ESG per investitori istituzionali e consulenti finanziari. 

Il regolamento sui benchmark stabilisce norme armonizzate per l’introduzione di benchmark di transizione climatica (“Climate Transition Benchmark- CTB”) e benchmark allineati all’Accordo di Parigi (“Paris-aligned Benchmark-PAB”) e introduce l’obbligo di disclosure sui temi di sostenibilità per tutti gli index provider.

 In vigore dal 30 aprile 2020.

Il regolamento sulla disclosure stabilisce norme armonizzate sulla trasparenza in merito all’integrazione dei rischi di sostenibilità. Alla considerazione degli effetti negativi per la sostenibilità nei processi d’investimento.

Infine alla comunicazione delle informazioni ESG dei prodotti che si applicheranno a partire dal 10 marzo 2021.

Per entrambi i regolamenti si attendono gli atti delegati con le norme tecniche.

Norme che dovranno essere elaborati nei prossimi mesi dal comitato congiunto delle autorità europee di vigilanza (Eba, Eiopa, Esma- ESAs).

Completa il quadro degli aggiornamenti normativi sul fronte finanziario il Piano d’azione sulla finanza sostenibile. Piano lanciato lanciato il 6 dicembre dall’Autorità bancaria europea che segue quattro direttrici:

  • gestione dei rischi;
  • introduzione di metriche per la disclosure;
  • integrazione dei rischi ambientali e climatici negli stress test;
  • analisi sulla possibilità di alleggerire i requisiti prudenziali per gli asset sostenibili.

Il 2020 si apre dunque con tante novità normative in via di attuazione. Normative per gli investitori istituzionali, dopo gli importanti decreti legislativi di recepimento delle Direttive IORP II e Shareholder Rights II nel 2019.

La tendenza dal 2018 è un incremento esponenziale della regolamentazione di sostenibilità.

Soprattutto dal lato degli investitori la grande novità è il carattere sempre più prescrittivo di tale normativa.

Non viene più chiesto “se” i criteri ESG sono integrati nell’attività ma “come”.

Le tematiche ambientali, sociali e di governance stanno diventando business as usual per la gestione dei rischi.

Questo sprona gli operatori del mercato a dotarsi di strumenti adeguati di mappatura e monitoraggio.

Ma anche come opportunità di investimento associate alla transizione verso un modello di sviluppo più sostenibile. 

Per affrontare un percorso del genere legato al rating esg e alla sostenibilità e bene affidarsi a dei professionisti esperti in materia.

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